Economia

IL PIANO DEL PREMIER. Sì all'Agenda digitale: ecco cosa cambia

Gianni Santamaria venerdì 5 ottobre 2012
​L'obiettivo diventa sempre più ambizioso. Il governo vara il «Trasforma Italia», dando il via alla seconda fase della crescita con misure per attrarre investimenti, sbloccare le infrastrutture, digitalizzare il Paese e i cittadini.L’ossatura del decreto sta proprio nella spinta alle start up, con al centro la cosiddetta Agenda digitale, anche se il piatto forte potrebbe essere il credito d’imposta alle infrastrutture che, secondo il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, potrebbe sbloccare opere per «decine di miliardi».A suggellare il provvedimento è stato lo stesso premier Mario Monti che non ha esitato a mettere il decreto sullo stesso piano delle attese misure per il taglio dei costi della politica: entrambi i dl contribuiranno infatti a «trasformare il Paese».Un modo per farlo sarà appunto l’Agenda digitale: attraverso la circolazione del sapere, la condivisioni delle informazioni, la connettività, i servizi digitali al cittadino, si porranno «le basi per recuperare il gap tecnologico del Paese». L’Italia potrà così diventare «un luogo nel quale l’innovazione sia un fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese».Ogni italiano avrà dunque a breve in tasca il documento digitale unificato, che unisce tessera sanitaria e carta d’identità. Entro il 2015 niente più foglietti rossi e bianchi per le ricette mediche, che diventeranno digitali e valide su tutto il territorio nazionale. Via libera anche al fascicolo universitario elettronico, all’obbligo per la pubblica amministrazione di comunicare attraverso la posta elettronica certificata e di pubblicare online i dati in formato aperto e riutilizzabile da tutti.«Significativi risparmi di spesa» arriveranno dalla digitalizzazione delle notifiche e delle comunicazioni giudiziarie. Per l’azzeramento del digital divide vengono stanziate nuove risorse per 150 milioni.A 200 milioni ammonta invece lo stanziamento iniziale a favore delle start up, che potranno godere anche di specifiche detrazioni per gli investimenti, di contratti di lavoro più flessibili, di vantaggi fiscali per gli investimenti e dell’azzeramento degli oneri burocratici e amministrativi. Sono proprio le imprese innovative con una spiccata vocazione internet, infatti, quelle su cui Passera punta di più: «un Paese cresce se ha imprese così», ha sottolineato il ministro annunciando tutte le misure a vantaggio dei giovani imprenditori che oseranno mettersi in gioco avviando una nuova attività. La misura che presumibilmente mobiliterà più risorse è però la concessione fino al 2015 del credito di imposta al 50% su Ires e Irap per la realizzazione di nuove infrastrutture.«Di soldi lo Stato non ne ha – ha evidenziato senza mezzi termini Passera – con il credito d’imposta si possono mettere in moto opere che altrimenti non partirebbero» e «potrebbero essere per decine di miliardi i lavori che questo meccanismo faliciterà». Difficile prevedere al momento quali potranno essere le opere strategiche che potranno goderne, ma l’esecutivo già prevede di movimentare circa 15 miliardi così da raggiungere l’obiettivo di 50 miliardi fissato nell’agenda di governo.