Economia

A Verona il 5° Festival. Dottrina sociale della Chiesa, la sfida della realtà

Claudio Gentili * giovedì 26 novembre 2015
“La sfida della realtà” è il motto del V Festival della Dottrina Sociale della Chiesa che si terrà a Verona dal 26 al 29 novembre. La quinta edizione di questa grande festa che porta in piazza la Dottrina sociale della Chiesa riprende una delle dicotomie proposte da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: la superiorità della realtà sull’idea. L’anno scorso l’approfondimento del tema del tempo, che prevale sullo spazio, ha permesso di dare testimonianza concreta alle parole del Papa per una Chiesa aperta al cambiamento, all’altro, alla differenza. Una Chiesa ospedale da campo sempre pronta ad affrontare il contingente senza perdere una visione trascendentale di fondo. Quest’anno è il tempo della realtà: di una realtà viva e plurale aperta anche al di fuori dei tradizionali circuiti ecclesiali che vuole proporre la Dottrina sociale della Chiesa come motore di sviluppo integrale della società. Anche quest’anno il Festival sarà un evento di popolo che racconterà un’Italia diversa e spesso silenziosa: un’Italia in cui i credenti sono lievito e sale, testimonianza concreta dell’esperienza di fede e non una forza di occupazione di spazi vuoti o presunti tali. La bellezza di una Chiesa che non si barrica, nonostante le sirene di allarme che sconvolgono l’Europa e preoccupano per l’imminente Giubileo. Una Chiesa che per aprirsi all’altro, più che discutere e dibattere, propone di fare qualcosa insieme. Non la tolleranza politicamente corretta fatta di mille parole, ma il camminare insieme su strade condivise fatto di atti concreti. Non è un caso che dopo il videomessaggio del Papa il programma del V Festival propone, venerdì 27, un inedito incontro dedicato alla finanza islamica e al mondo occidentale. La vera guerra al terrorismo si porta avanti cancellando i debiti dei paesi poveri, aprendo i mercati ai loro prodotti, finanziando, finanziando l’istruzione per gli oltre 100 milioni di bambini che non hanno accesso alla scuola in tutto il mondo, costringendo con mezzi di pressione economica sunniti e sciiti a fare la loro Pace di Westfalia, proprio perché il conflitto inter-islamico è diventato globale e costituisce la più pericolosa benzina per la diffusione del terrorismo. I paesi ricchi spendono 10 volte di più per armamenti che per aiuti economici erogati ai paesi più poveri. La realtà che prevale sull’idea riguarda tutti noi in questa fase storica dopo i drammatici fatti di Parigi. La realtà vince la paura. Perché la paura è una idea che i terroristi vogliono diffondere come un virus. Per chi crede nella risurrezione, per chi sa che la morte non è l’ultima parola, il tempo che viviamo è un tempo per riscoprire il senso della vita. In politica la realtà che prevale sull’idea è il competente e prudente realismo che sconfigge il moralismo e il populismo. In economia la realtà che prevale sull’idea è a fabbrica, il manifatturiero, l’export italiano che prevale sulla distorta visione della finanza che tanti danni ha provocato all’economia reale. Nei processi educativi la realtà che prevale sull’idea (e ovviamente non la cancella ma la fa vivere in modo critico) è l’alternanza scuola-lavoro, la scoperta del valore educativo del lavoro che favorisce nei giovani la voglia di costruire, la fatica di impegnarsi, la capacità di superare le difficoltà e di imparare dagli errori. Nelle relazioni umane la realtà che prevale sull’idea è la carnalità della differenza sessuale (ben lontana dagli stereotipi maschilisti): è la famiglia concreta (fatta di relazioni fragili e di responsabilità educative) come cellula viva della società, come unione generativa tra un uomo e una donna. In filosofia la realtà che prevale sull’idea è la risposta all’esito nichilista del pensiero post-moderno. A Verona la sfida della realtà invita a superare le ideologie contemporanee e a non lasciarsi ingannare dalle trappole del pensiero. Invita, come chiede il Papa, a stare con i piedi nella storia, a sporcarsi, a vivere la naturale inquietudine di una Chiesa che è nel mondo ma non del mondo. A Verona la sfida della realtà è un popolo che ha deciso di non restare rinchiuso nei recinti confessionali e nelle abitudini clericali, negli schemi del linguaggio astratto. In 4 giorni di incontro e di scambio, 23 appuntamenti in agenda, oltre 100 relatori e Gruppi di Dottrina sociale della Chiesa provenienti da tutta Italia ci sarà la traccia e il segno di una Chiesa delle opere che non rinuncia alla riflessione e alla condivisione di percorsi. Una Chiesa che si fa popolo, vicina al popolo. Una Chiesa con l'odore delle pecore, dove la fede suscita opere di solidarietà sociale, reti di cura, imprese educative, e dove nel cuore delle città si tiene vivo il fuoco della preghiera, nella compagnia degli uomini. Una Chiesa appunto in uscita, inquieta, che non vuol dire smarrita. Impresa, banca, centro di formazione, scuola, università, ospedale, ufficio pubblico, cooperativa, famiglia, casa, bottega, sono la realtà in cui l’ispirazione evangelica è tradotta dalla Dottrina sociale della Chiesa e prende le mille facce di un poliedro che non perde l’unità. Al Festival questa realtà sarà presentata, sineddoche di quanto succede ogni giorno in migliaia di parrocchie, associazioni, movimenti, con l’obiettivo di cogliere il significato di quell’irrefrenabile energia che, dal basso, alimenta e sorregge la Chiesa italiana. Una Chiesa responsabile e non ignava, chiamata all’azione. Con un Papa che non ci toglie le castagne dal fuoco ma ci invita a seguire le orme di una sorta di “Don Camillo 2.0”: non aver paura di affrontare, nel territorio e nella vita di ogni giorno, i tanti Peppone che non hanno più i baffi e le sembianze di un’ideologia politica tradotta all'italiana ma vestono i panni dell'ironia di Crozza e della decostruzione tipica del pensiero postmoderno. Un pensiero che preferisce prendersi gioco della realtà piuttosto che raccontarla e viverla, spingerla verso il futuro. Nella gioia e nella condivisione dell’esperienza di fede a Verona mille rivoli diventeranno un fiume che vuole vincere l’aridità dei cuori e delle mani che scoraggiano la rinascita del nostro Paese: senza aver paura di essere impreparati, senza rinunciare alla libertà e alla responsabilità delle scelte. Consapevoli che nella Chiesa inquieta ispirata da Papa Francesco la tranquillità non è un valore. * Direttore de "La Società"