Chiesa

La visita pastorale. La domenica torinese di Papa Francesco

ha collaborato Danilo Poggio domenica 21 giugno 2015
Ore 19L’urna con le reliquie del beato Pier Giorgio Frassati sarà a Cracovia per la Giornata mondiale della gioventù del 2016. È la sorpresa promessa all’inizio della mini-Gmg torinese e che è stata annunciata alle centomila persone presenti in piazza Vittorio Veneto poco prima dell’arrivo del Papa all’incontro con i giovani. Subito dopo i saluti, Francesco si è raccolto qualche istante davanti alla croce della Gmg, portata dai ragazzi di Rio per essere consegnata ai coetanei polacchi. E poi, rispondendo alle domande di tre giovani piemontesi, il Papa – come a Valdocco nel pomeriggio - ha nuovamente pronunciato un discorso senza seguire la traccia preparata. “Mi danno tanta tristezza  al cuore – ha detto – i giovani che vanno in pensione a vent’anni perché sono invecchiati troppo presto”. Il tema è sempre quello dell’Amore più grande, con un ripetuto invito alla concretezza, tralasciando l’idea di un mero romantico sentimento fine a se stesso: “L’amore è maggiormente nelle opere che nelle parole e l’amore sa comunicare”.

Il Papa con i giovani - foto Pasquale JuzzolinoLa conseguenza può quindi essere impopolare, dice Francesco: “L’amore è anche casto, perché rispetta le persone, non le usa. La croce è il vero segno dell’amore perché rappresenta il sacrificio”. Davanti ai giovani, il Papa non dimentica di citare le vittime delle guerre: “Perché le grandi potenze non hanno evitato tanto dolore? C’è l’ipocrisia di parlare di pace, di dirsi cristiani e intanto fabbricare o investire nelle armi.” Una cultura imperante dello scarto che riguarda anche i bambini mai nati e persino i giovani, che oggi non trovano lavoro a causa di un’economia basata solo sul profitto. Infine, l’invito di Papa Francesco a tutti i giovani, alla conclusione dell’happening degli oratori divenuto un evento internazionale: “Non invecchiate presto. Fate controcorrente, siate creativi, portate qualcosa agli altri, siate al servizio, soprattutto dei poveri. E, come diceva Pier Giorgio Frassati, vivete, non vivacchiate”.Ore 16.30"L`esclusione dei poveri e la difficoltà per gli indigenti a ricevere l`assistenza e le cure necessarie, è una situazione che purtroppo è presente ancora oggi". Lo ha detto il Papa incontrando gli ammalati e i disabili nella chiesa della Piccola Casa della Divina Provvidenza, conosciuta come "Cottolengo", dal nome del suo fondatore Giuseppe Benedetto Cottolengo. "Sono stati fatti grandi progressi nella medicina e nell`assistenza sociale, ma si è diffusa anche una cultura dello scarto, come conseguenza di una crisi antropologica che non pone più l`uomo al centro, ma il consumo e gli interessi economici. Tra le vittime di questa cultura dello scarto vorrei qui ricordare in particolare gli anziani, che sono accolti numerosi in questa casa. La loro longevità non sempre viene vista come un dono di Dio, ma a volte come un peso difficile da sostenere, soprattutto quando la salute è fortemente compromessa. Questa mentalità non fa bene alla società, ed è nostro compito sviluppare degli "anticorpi" contro questo modo di considerare gli anziani, o le persone con disabilità, quasi fossero vite non più degne di essere vissute. Con che tenerezza invece il Cottolengo ha amato queste persone! Qui possiamo imparare un altro sguardo sulla vita e sulla persona umana!".

L'arrivo al Cottolengo (Foto Lapresse)"Cari fratelli ammalati, voi siete membra preziose della Chiesa, siete la carne di Cristo crocifisso che abbiamo l`onore di toccare e di servire con amore. Con la grazia di Gesù voi potete essere testimoni e apostoli della divina misericordia che salva il mondo".Ore 16Papa Francesco è arrivato davanti alla Piccola casa della Divina Provvidenza. Ad attenderlo una folla di fedeli. Nell'attesa del Pontefice le cuoche del Cottolengo hanno dissetato giornalisti, fotografi e poliziotti dispensando bottigliette d'acqua dalla finestra della cucina che si affaccia sull'ingresso varcato da Bergoglio.

Nella Basilica di Maria Ausiliatrice (Lapresse)Ore 15  Accolto da centinaia di ragazzi in festa e dal Rettor maggiore Angel Fernandez Artime, Papa Francesco è arrivato in perfetto orario in piazza Maria Ausiliatrice, un vero e proprio oratorio a cielo aperto, con la famiglia salesiana e i delegati del Foi (Forum Oratori Italiani). È entrato subito nella Basilica, per un breve momento di raccoglimento e preghiera davanti all’urna con il corpo di don Bosco. Nella stessa chiesa sono conservate anche le reliquie di altri due importanti santi salesiani: san Domenico Savio e santa Maria Mazzarello. “Benvenuto – ha detto il Rettor maggiore - nella casa di don Bosco e di Maria Ausiliatrice.Don Bosco è un dono divino per tutti e dopo due duecento anni continueremo il nostro impegno perchè i giovani hanno bisogno di Gesù”. E ha concluso il suo saluto con una promessa che risponde direttamente a una richiesta espressa più volte da Francesco: “La famiglia salesiana prega per lei e non abbandonerà la Patagonia”. “Avevo scritto ciò che volevo dirvi ma è troppo formale” ha risposto Il Papa, incominciando a parlare senza traccia. “La mia famiglia è sempre stata molto legata ai salesiani e proprio in una scuola salesiana ho imparato ad amare tanto la Madonna”. E poi, l’invito: “Oggi in Italia il 40% dei giovani è senza lavoro. Voi salesiani dovete affrontare la sfida che fu di don Bosco. Il vero salesiano è concreto. E allora, insegnate ai giovani lavori a misura di crisi, che siano fonte reale di sostentamento”. Infine, Francesco ha voluto ricordare i tre amori bianchi di don Bosco: la Madonna, l’Eucaristia e il Papa, in rappresentanza della Chiesa “ La Madonna è madre - ha detto -, la Chiesa è madre. Cosa sarebbe stato don Bosco senza mamma Margherita?”. Uscendo dalla Basilica, il Papa ha chiesto ai giovani degli oratori di portare sempre con loro la gioia. Questo è il loro compito.

 

Ore 14.30Dopo aver pranzato all'Arcivescovado, Papa Francesco ha raggiunto il Santuario della Consolata, per un preve momento di preghiera. Poi si è spostato nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, dove è previsto l'incontro con circa 500 tra salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice arrivati da Piemonte, Valle d'Aosta e Lituania. La visita è stata organizzata in occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco. L'ultimo pontefice a visitare la basilica, nel 1988, era stato Giovanni Paolo II,quella volta per celebrare il centenario della morte di Don Bosco. Ore 13.30Il pranzo si è svolto in un clima molto bello, rilassato: è quanto si apprende da fonti che hanno mangiato oggi alla tavola del Papa. francesco ha ricevuto dai ragazzi molti doni, cose semplici, tra le quali anche magliette e fotografie. Il catering era organizzato dal Sermig, Servizio Missionario Giovani, fondato nel 1964 da Ernesto Olivero.

 

Ore 12.30Papa Francesco ha lasciato piazza Vittorio Veneto e, a bordo della papamobile scoperta, si è diretto fra due ali di folla verso l'Arcivescovado, dove è in programma il pranzo con undici giovani detenuti del carcere minorile Ferranti Aporti, con cinque senza fissa dimora e altrettanti immigrati e una famiglia Rom di sei persone. "Auguro buona domenica e buon pranzo a tutti. E pregate per me", sono state le ultime parole di Bergoglio dall'altare allestito ai piedi della collina torinese. Alcuni metri dopo la partenza, il pontefice ha fatto fermare per qualche minuto l'auto ed è sceso per dare la mano ad alcuni fedeli.

L'abbraccio di Torino - Foto Pasquale JuzzolinoOre 12 Il Papa ha benedetto all'Angelus Torino e il Piemonte, affidandoli a Maria Consolata: "Renda salda la vostra fede, sicura la vostra speranza e feconda la vostra carità, per essere sale e luce di questa terra benedetta, della quale io sono nipote".Ore 11Spogliamoci dei rancori e delle inimicizie, senza ascoltare "lo spirito del mondo che è sempre alla ricerca di novità, ma soltanto la fedeltà di Gesù capace della vera novità di farci uomini nuovi". Papa Francesco ha concelebrato la Messa in piazza Vittorio Veneto (IL TESTO) e invita a "condividere le difficoltà di tanta gente, delle famiglie specialmente quelle più fragili e segnate dalla crisi economica". "Anche noi cristiani - dice il Pontefice - corriamo il rischio di lasciarci paralizzare dalle paure del futuro e cercare sicurezze in  ose che passano, o in un modello di società chiusa che tende ad escludere più che a includere". Da qui l'invito ad ancorarsi all'amore stabile e sicuro di Dio, "sicuro - dice - come gli scogli rocciosi che riparano dalla violenza delle onde".

Nell'omelia il Pontefice ha affrontato un secondo aspetto: "L'amore di Dio ri-crea tutto, cioè fa nuove tutte le cose. Riconoscere i propri limiti, le proprie debolezze, - avverte il Pontefice - è la porta che apre al perdono di Gesù, al suo amore che può rinnovarci nel profondo, che può ri-crearci"."Il segno - dice il Papa - che siamo diventati 'nuovì e siamo stati trasformati dall'amore di Dio è il sapersi spogliare delle vesti logore e vecchie dei rancori e delle inimicizie per indossare la tunica pulita della mansuetudine, della benevolenza, del servizio agli altri, della pace del cuore, propria dei figli di Dio".
"In questa terra sono cresciuti tanti Santi e Beati che hanno accolto l'amore di Dio e lo hanno diffuso nel mondo, santi liberi e testardi". Il Papa invita ad avere un atteggiamento di misericordia: "Sulle orme di questi testimoni, anche noi possiamo vivere la gioia del Vangelo praticando la misericordia; possiamo condividere le difficoltà di tanta gente, delle famiglie, specialmente quelle più fragili e segnate dalla crisi economica. Le famiglie hanno bisogno di sentire la carezza materna della Chiesa per andare avanti nella vita coniugale, nell'educazione dei figli, nella cura degli anziani e anche nella trasmissione della fede alle giovani generazioni".
Il Pontefice conclude l'omelia con un ricordo alla Vergine Consolata:"Carissimi, ieri avete festeggiato la Beata Vergine Consolata, che è lì: bassa e massiccia, senza sfarzo: come una buona madre. Affidiamo alla nostra Madre il cammino ecclesiale e civile di questa terra: Lei ci aiuti a seguire il Signore per essere fedeli, per lasciarci rinnovare e rimanere saldi nell'amore".
Ore 10.15Il Papa è arrivato in piazza Vittorio Veneto, dove alle 10.45 concelebra la Messa solenne davanti ad almeno 70mila persone. 21 i maxi schermi allestiti. II tragitto dal Duomo alla grande piazza è stato un bagno di folla. Francesco ha fatto fermare il veicolo per scendere a salutare i fedeli. Esaudendo un desiderio del Papa, la jeep è passata anche davanti alla chiesetta di Santa Teresa dove avevano ricevuto il battesimo i nonni di Bergoglio, poi emigrati in Argentina nel 1929.

Foto Pasquale JuzzolinoOre 9.30Dopo l'incontro con il mondo del lavoro, il Papa a piedi ha raggiunto il Duomo, dove ha sostato in silenzio davanti alla Sindone. Dopo alcuni minuti si è avvicinato alla teca esposta dietro l'altare e ha toccato il vetro che protegge il Sacro Lino. Poi è andato davanti alla tomba del beato Piergiorgio Frassati, che è stato proclamato da Giovanni Paolo II protettore delle Giornate mondiali della Gioventù.

Lapresseore 9 "Il lavoro non è necessario solo per l'economia, ma per la persona umana, per la sua dignità, per la sua cittadinanza e per l'inclusione sociale". Con questo messaggio alla folla radunata in Piazzetta Reale a Torino, Papa Francesco ha salutato tutti rivolgendosi in primo luogo a "lavoratori, imprenditori, autorità, giovani e famiglie". (IL TESTO) "Anzitutto esprimo la mia vicinanza ai giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti".

Il Papa ha fatto ancora un richiamo contro la corruzione. "No alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti". "Siamo chiamati a ribadire il no a un'economia dello scarto", "no all'idolatria del denaro", "no alla corruzione", "no all'inequità che genera violenza". E sugli immigrati: "Fa piangere vedere lo spettacolo di questi giorni in cui esseri umani vengono trattati come merce".Nel suo discorso, il Papa ha anche citato la Costituzione Italiana che, ha detto, "dichiara fin dall'inizio che il lavoro è fondamentale". "Lo è - ha continuato - ed è necessario che l'intera società, in tutte le sue componenti, collabori perché esso ci sia per tutti e sia un lavoro degno dell'uomo e della donna. Questo richiede un modello economico che non sia organizzato in funzione del capitale e della produzione ma piuttosto del bene comune. E, a proposito delle donne, è una sfida molto impegnativa, da affrontare con solidarietà e sguardo ampio; e Torino è chiamata ad essere ancora una volta protagonista di una nuova stagione di sviluppo economico e sociale, con la sua tradizione manifatturiera e artigianale e nello stesso tempo con la ricerca e l'innovazione"."Torino - ha poi sottolineato - è storicamente un polo di attrazione lavorativa, ma oggi risente fortemente della crisi: il lavoro manca, sono aumentate le disuguaglianze economiche e sociali, tante persone si sono impoverite e hanno problemi con la casa, la salute, l'istruzione e altri beni primari. L'immigrazione aumenta la competizione, ma i migranti non vanno colpevolizzati, perché essi sono vittime dell'inequità, di questa economia che scarta e delle guerre"."In questa situazione, che non riguarda solo Torino ma è globale e complessa, non si può solo aspettare la ripresa", ha spiegato rilevando che "a Torino e nel suo territorio esistono ancora notevoli potenzialità da investire per la creazione di lavoro: l'assistenza è necessaria, ma non basta: ci vuole promozione, che rigeneri fiducia nel futuro".

Poco prima per i saluti erano intervenuti un'operaia che si è rallegrata con il Pontefice per le sue numerose parole a favore del lavoro femminile, e un lavoratore che ha detto "Non sempre porto la croce con il sorriso. Preghi per me".

Ore 8 Papa Francesco è arrivato a Torino dove si tratterrà per 34 ore. L'aereo con a bordo il pontefice è atterrato all'aeroporto di Caselle, dove ad accoglierlo c'erano l'arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, il sindaco Piero Fassino e il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Il programma prevede 13 appuntamenti nella due giorni a Torino.