Chiesa

Santa Sede. L'Archivio Vaticano non è più "Segreto", si chiamerà Apostolico

Filippo Rizzi lunedì 28 ottobre 2019

Un particolare del complesso dell'Archivio Segreto Vaticano (Vatican News)

È un cambio importante, per certi versi “storico” per la sua antica dizione ma non muta nella sostanza le sue funzioni, assetto e missione. Ma è sicuramente un fatto: l’Archivio Segreto Vaticano (Archivum secretum vaticanum) cambia nome in Archivio Apostolico Vaticano. A deciderlo in una Lettera apostolica in forma di motu proprio (resa pubblica ieri ma firmata il 22 ottobre scorso) è stato papa Francesco. Nel documento, il Pontefice ha spiegato le ragioni di questa modifica ricordando che, originariamente, il termine secretum aveva un preciso significato: indicava che l’istituzione nata nel 1612 per volere di papa Paolo V «altro non era che l’archivio privato, separato, riservato» del Pontefice. Così, ricorda il Vescovo di Roma, lo hanno definito tutti i Papi e così «lo definiscono ancora oggi gli studiosi» attribuendone la corretta valenza. Francesco ricorda che si è progressivamente smarrito «il vero significato del termine secretum». A questa parola è stato invece associato il concetto espresso dal moderno termine “segreto”: «In alcuni ambienti, anche di un certo rilievo culturale – si legge nella Lettera – tale locuzione ha assunto l’accezione pregiudizievole di nascosto, da non rivelare e da riservare per pochi». «Tutto il contrario – osserva Francesco - di quanto è sempre stato e intende essere l’Archivio Segreto Vaticano». La nuova denominazione, spiega ancora il Papa, mette in evidenza «lo stretto legame della Sede romana con l’Archivio, strumento indispensabile del ministero petrino». Al tempo stesso ne sottolinea «l’immediata dipendenza dal Romano Pontefice, così come già avviene in parallelo per la denominazione della Biblioteca apostolica vaticana».
Il complesso dell’Archivio che è diretto dal prefetto il vescovo barnabita Sergio Pagano si snoda attraverso 85 km di scaffalature in un locale su due piani, ricavato nel sottosuolo del Cortile della Pigna dei Musei vaticani. Il patrimonio documentario conservato nei suoi vasti depositi copre un arco cronologico di circa dodici secoli (secoli VIII-XX). Custodisce gli archivi storici di diverse istituzioni pubbliche e private. Da quando papa Leone XIII, nel 1881, ha aperto le sue porte agli studiosi, è divenuto un centro di ricerche storiche (tra queste anche quella condotta su mandato di Paolo VI sul pontificato di Pio XII dai gesuiti Blet, Schneider, Martini e Graham) fra i più importanti al mondo. Dal prossimo 2 marzo 2020, per disposizione di papa Francesco (l’annuncio venne dato il 4 marzo scorso), la data di accesso ai documenti si estenderà fino al termine del pontificato di Pio XII (1939-1958).