Chiesa

Torino. Universitari, la sfida dell?incontro

MARCO BONATTI domenica 15 maggio 2016
La «lode» è quella che sta al termine del percorso, quella laurea inseguita dai giovani. Ma «lode» è anche, naturalmente, la preghiera della Chiesa, il ritrovarsi non solo per studiare ma per incontrare opportunità di formazione e di servizio. Così «pensare con lode» è diventato lo slogan e il programma della pastorale universitaria di Torino, guidata da don Luca Peyron (che è anche responsabile del settore per il Piemonte). La scommessa è di accompagnare, nel contesto dell’università, la vita degli studenti con proposte «di valore» per l’inserimento non solo nel contesto lavorativo ma in quello della vita della città. E tanto più in un mondo, come quello universitario, che è diventato multietnico e multiculturale: negli istituti torinesi arrivano studenti asiatici senza che si sia interrotta la tradizione di giovani che salgono dal Sud Italia in cerca di un ambiente di studio più qualificato. Complessivamente gli universitari di Torino sono oltre 100mila. Le occasioni di confronto su temi concreti non mancano: recentemente gli universitari si sono confrontati con loro coetanei immigrati, non studenti, sui temi della vita a Torino, dall’abitare alle occasioni di tempo libero. Adesso è in corso «Caravan Next», maratona teatrale nelle strade che vede la partecipazione degli studenti insieme con la gente. Sempre in questo mese la pastorale universitaria continua nella «tradizione» di qualificare la propria presenza al Salone del Libro. Il tema della solidarietà, ricorda don Peyron, introduce un’altra importante iniziativa: il «protocollo del volontariato», sottoscritto da Città metropolitana di Torino, Università, Politecnico, Istituto Rebaudengo (dei Salesiani) e arcidiocesi. È un accordo che incoraggia la partecipazione degli studenti (torinesi e no) alle attività di servizio a fianco di persone più deboli e in situazioni difficili (anziani, ospedali, persone in difficoltà economica…). «“Pensare con lode” si coniuga anche come “servire con lode” – osserva don Peyron – Il protocollo vorrebbe essere l’occasione per dare concretezza a una formazione che sia complessiva, e non limitata alle materie di studio. E il servizio all’inclusione diventa anche un prezioso contributo di maturazione della cittadinanza». © RIPRODUZIONE RISERVATA