Chiesa

Intervista. Il cardinale Koch: «Un viaggio che rafforza il dialogo»

Stefania Falasca venerdì 28 aprile 2017

Il cardinale Koch

«Questa visita in Egitto nel segno della pace viene da una storia. È scaturita da una comunione spirituale molto profonda nella stessa fede tra papa Francesco e il papa dei copti Tawadros II». È stato proprio Tawadros ad invitarlo per primo in questa terra di reminiscenza biblica che vide scendere Dio sul monte Sinai e vide qui rifugiato Cristo stesso. Il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha potuto seguire da vicino gli sviluppi ecumenici di questo rapporto fraterno tra il successore dell’apostolo Pietro e dell’evangelista Marco. Koch è stato inviato da papa Francesco a Il Cairo anche subito dopo gli attentati alle chiese copte per portare personalmente la sua vicinanza alla Chiesa copto ortodossa e al papa Tawadros. «Rimasi con lui un’ora e mezzo ed era profondamente grato per questo gesto di vicinanza da parte di papa Francesco – afferma Koch – tra loro c’è stata fin dall’inizio una grande ami- cizia, una forte corrispondenza spirituale nella fede comune».

A poche settimane di distanza, oggi il presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani ritorna a Il Cairo al seguito del Papa e di questo particolare legame di amicizia sottolinea che l’inizio è stato il 10 maggio del 2013, appena due mesi dopo l’elezione di papa Francesco, quando Tawadros venne in Vaticano con una delegazione per incontrarlo. Il cardinale Koch era presente. «Era la prima uscita dall’Egitto che il patriarca Tawadros compiva dopo la sua intronizzazione avvenuta nel 2012. Ed era il giorno in cui ricorreva la firma della dichiarazione comune siglata nel 1973 da Paolo VI e dal suo predecessore il patriarca Shenuda III, che è la pietra miliare nelle relazioni tra la sede di Pietro e quella di Marco. Tawadros disse che era suo desiderio venire a Roma. In quell’incontro decisero di pregare l’uno per l’altro, ogni giorno. E da quel momento si scambiano di frequente lettere e si ascoltano telefonicamente. Il 10 maggio è poi diventata l’occasione per celebrare ogni anno la Giornata di amicizia copto-cattolica per proseguire fraternamente il cammino ecumenico ».

È stato l’attuale patriarca copto a scrivere già nel maggio 2014 una lettera a papa Francesco sulla necessità di individuare una data unica per la celebrazione della Pasqua in tutte le Chiese cristiane. «Tawadros è un uomo molto spirituale dal cuore ecumenicamente aperto», afferma ancora Koch. Le aperture ecumeniche promosse da Tawadros sono state del resto manifeste fin dal suo insediamento sulla cattedra di San Marco. Prima ancora di venire a Roma nel 2013 aveva presenziato all’intronizzazione in Egitto del patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak. «È stata la prima volta nella storia, dal tempo della separazione delle due Chiese – riprende il cardinale Koch – che il papa dei copti ortodossi prendeva parte a questa circostanza dei copti cattolici».

La dichiarazione comune firmata nel 1973 dopo secoli di difficili rapporti ha messo fine alle controversie di natura cristologica nel riconoscimento comune che Cristo è «Dio perfetto riguardo alla Sua Divinità e perfetto uomo riguardo alla Sua umanità». Questa dichiarazione è stato il fondamento del dialogo teologico che sta andando avanti. Non ce n’è uno esclusivo della Chiesa cattolica con la Chiesa copta ortodossa ma un’unica commissione che dal 2004 fa il dialogo teologico con tutte le diverse Chiese orientali, una commissione mista internazionale che comprende tutte le Chiese pre-calcedonesi: copta, sira, armena, etiope, malabarese. S’incontrano ogni anno. In quello passato è stato a Il Cairo e quest’anno a Roma, il prossimo si svolgerà in Armenia. A che punto è adesso questo dialogo? «Abbiamo iniziato la terza fase – spiega Koch – la prima è stata sull’essenza e la missione della Chiesa.

La seconda ha trattato la comunione tra le Chiese nei primi cinque secoli. Lo scorso anno abbiamo iniziato sui sacramenti, in particolare il Battesimo, l’Eucaristia, la Cresima. I rapporti con tutte queste Chiese sono molto buoni. Siamo avanti nel dialogo e c’è una bellissima atmosfera in questa commissione ». In Egitto Tawadros mantiene rapporti di amicizia con il patriarca dei copti cattolici ma anche con il patriarca Teodoro II dei greco ortodossi e i capi delle altre Chiese del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane, affinché i credenti in Cristo possano operare sempre più insieme, così come mantiene i rapporti interreligiosi con l’imam di al-Azhar. «I copti sono sempre stati insieme con gli islamici e vogliono la convivenza.

Dopo questi attentati, gli imam hanno invitato le loro comunità a donare il sangue per i cristiani feriti vittime di questi attentati terroristici – spiega il cardinale Koch –. Anche papa Tawadros mi ha detto: “Noi vivano gli uni negli altri, noi vogliamo continuare questa convivenza”. E in questo senso è molto importante che il Papa visiti non soltanto le Chiesa copta ortodossa e cattolica ma anche al-Azhar. Ed è chiaro che questo è un segno molto positivo e forte per la società intera, che tutte le confessioni posso affermare che la sorella della religione è la pace». Sul piano ecumenico quali sono le aspettative di questa visita? «Che l’incontro sia foriero di uno sviluppo sempre più profondo del dialogo tra le Chiese, di un approfondimento sempre più intimo delle relazioni e dei vincoli spirituali che uniscono e sia d’esempio forte per la comunità.

Abbracciarsi l’un l’altro non è solo espressione di una corrispondenza di sentimenti, ma della stessa fede, significa riconoscersi fratelli della stessa fede e riconoscimento reciproco dell’ecclesialità. I rapporti amichevoli, fraterni sono il fondamento di tutto l’ecumenismo. E in questo senso approfondire i rapporti fraterni tra le due Chiese e tra le altre è molto importante anche per la continuazione del dialogo teologico. Non si può fare il dialogo teologico senza amicizia e senza carità fra le diverse Chiese. L’auspicio del viaggio è che possa esserci una trainante manifestazione di fratellanza, amicizia, vicinanza».

Quale significato può dare anche la presenza del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo? «Può dimostrare che oggi è forse venuto il tempo che è necessario approfondire tutte le realtà ecumeniche, che i cristiani devono ricercare l’unità non solo nei singoli rapporti bilaterali ma anche multilateralmente, in modo inclusivo a beneficio di tutta la società ». Dopo l’incontro di Francesco con Tawadros potrà seguire la firma di una dichiarazione comune come in occasione della visita del Papa in Armenia? «Questi incontri sono sempre di carattere personale, può però esserci anche questa possibilità come opportunità per dire tutto ciò che è comune tra gli uni e gli altri e anche offrire una speranza per il futuro».