Chiesa

Santa Sede. Sinodo, nessun «effetto lettera» sui lavori

Stefania Falasca giovedì 15 ottobre 2015
Un processo “creativo” e non “bloccato” da dialettiche fuorvianti come quelle che arrivano a contrapporre giustizia e misericordia. Un processo in cui la discussione ha messo in evidenza anche le sensibilità diverse davanti ai problemi, ma dove prevale l’intento di ascoltare la voce delle persone, a partire da chi si trova in situazioni difficili. Alla luce della Sacra Scrittura e con la serena fiducia riposta nel successore di Pietro, che in virtù del ministero a lui affidato, saprà trarre le conclusioni di tutto il cammino sinodale magari con un pronunciamento magisteriale offerto nel contesto dell’Anno giubilare della misericordia.  È questa l’immagine positiva e dinamica dei lavori sinodali che è emersa ieri nel quotidiano briefing con i giornalisti, moderato dal direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi che ha tra l’altro spiegato il senso della richiesta di perdono presentata dal Papa durante l’Udienza generale. Tre i cardinali protagonisti dell’incontro con la stampa: l’arcivescovo di Westminster Vincent Nichols, quello di Bogotà Rubén Salazar Gomez, presidente del Celam e il cardinale africano Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou.  A ispirare la conversazione è stata la pubblicazione delle relazioni dei Circuli minores sul lavoro svolto intorno alla seconda parte dell’Instrumentum laboris. L’arcivescovo di Westminster ha riferito che molti Circoli hanno auspicato una «ristrutturazione» sotto il profilo teologico della seconda parte del documento, con un’indicazione più chiara delle linee teologiche con cui affrontare le questioni pastorali – comprese quelle più dibattute – affrontate nella terza parte. In particolare la necessità di riflettere e esplicitare con più chiarezza la relazione tra misericordia e giustizia alla luce di alcuni capitoli chiave della Bolla d’indizione del Giubileo, Misericordiae vultus.  Questo – ha affermato il porporato britannico – per liberare il campo da concezioni erronee che le hanno contrapposte e nutrire così una «saggezza» pastorale che sappia davvero affrontare le situazioni differenti, senza limitarsi a un approccio casistico. Il cardinale Nichols ha anche presentato valutazioni su come potrà concludersi il processo sinodale iniziato nel 2013 ed ha espresso la speranza che papa Francesco utilizzi il lavoro di questa Assemblea come base per una esortazione apostolica o un suo documento magisteriale. «Il Papa ha incoraggiato a discutere liberamente – ha detto l’arcivescovo di Westminster – perché ha molto chiaro quale è il suo proprio ruolo e ha stabilito il Giubileo precisamente per creare il contesto in cui la sua riflessione o definitiva dichiarazione possa essere recepita: la mia speranza è che possa completare questo processo e solo la sua persona può fare questo».  Tutti i cardinali hanno concordato che le notizie sulla lettera di alcuni padri sinodali contenente valutazioni critiche sulle procedure sinodali – e pubblicata da un sito italiano – non hanno avuto «il minimo effetto» sui lavori dell’Assemblea. E non hanno dato alcuna attendibilità alle voci su un Sinodo «bloccato ». «Mi sembra – aveva dal canto suo sottolineato poco prima padre Lombardi – che la fatidica lettera abbia avuto più eco di quello che meritava». «Non è un’ermeneutica conflittuale lo spirito seguito» dal Sinodo, ha detto Nichols. «Non sono neppure corrette le categorizzazioni conservatori e progressisti, gli ha fatto eco il cardinale del Burkina Faso. «Il Vangelo non cambia – ha detto il porporato africano – possiamo comprenderlo meglio, perché  Ecclesia semper reformanda, è sempre in aggiornamento». «E l’unità – ha ribadito il cardinale Salazar Gomez – non nasce nella Chiesa come allineamento a posizioni ideologiche, ma solo come riverbero della sequela a Cristo. Non si può ideologizzare il cristianesimo perché il cristianesimo non è ideologia, è l’incontro con una Persona».