Chiesa

UDIENZA GENERALE. Il Papa: «Il cristiano non si chiuda in sé»

mercoledì 24 aprile 2013
Oltre centomila persone hanno partecipato all’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa, dopo un lungo giro sulla jeep per salutare i fedeli, si è presentato nel modo consueto: “Cari fratelli e sorelle, buongiorno!”. Poi ha proseguito la sua catechesi sul Credo laddove professiamo che Gesù «di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti».La storia umana – ha detto – ha inizio con la creazione dell’uomo e della donna a immagine e somiglianza di Dio e si chiude con il giudizio finale di Cristo. Spesso si dimenticano questi due poli della storia, e soprattutto la fede nel ritorno di Cristo e nel giudizio finale a volte non è così chiara e salda nel cuore dei cristiani. Gesù, durante la vita pubblica, si è soffermato spesso sulla realtà della sua ultima venuta". Il Papa ha quindi commentato tre testi del Vangelo di Matteo che fanno parte del discorso di Gesù sulla fine dei tempi: quello delle dieci vergini, quello dei talenti e quello del giudizio finale."Lo Sposo è il Signore - ha detto - e il tempo di attesa del suo arrivo è il tempo che Egli ci dona, a tutti noi, con misericordia e pazienza, prima della sua venuta finale; è un tempo della vigilanza; tempo in cui dobbiamo tenere accese le lampade della fede, della speranza e della carità, in cui tenere aperto il cuore al bene, alla bellezza e alla verità; tempo da vivere secondo Dio, poiché non conosciamo né il giorno, né l’ora del ritorno di Cristo. Quello che ci è chiesto è di essere preparati all’incontro: preparati ad un incontro, ad un bell’incontro, quell’incontro con Gesù, che significa saper vedere i segni della sua presenza, tenere viva la nostra fede, con la preghiera, con i Sacramenti, essere vigilanti per non addormentarci, per non dimenticarci di Dio. La vita dei cristiani addormentati è una vita triste, eh?, non è una vita felice. Il cristiano dev’essere felice, la gioia di Gesù … Non addormentarci!”.“La seconda parabola, quella dei talenti – ha proseguito - ci fa riflettere sul rapporto tra come impieghiamo i doni ricevuti da Dio e il suo ritorno, in cui ci chiederà come li abbiamo utilizzati".  “Un cristiano che si chiude in se stesso, che nasconde tutto quello che il Signore gli ha dato – ha sottolineato a braccio – non è cristiano! E’ un cristiano che non ringrazia Dio per tutto quello che gli ha donato!”.Il Papa si è rivolto quindi ai tanti giovani presenti in Piazza San Pietro: “A voi, che siete all’inizio del cammino della vita, chiedo: Avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? Avete pensato a come potete metterli a servizio degli altri? Non sotterrate i talenti! Scommettete su ideali grandi, quegli ideali che allargano il cuore... Cari giovani, abbiate un animo grande! Non abbiate paura di sognare cose grandi!”.La riflessione del Papa si è incentrata poi sul brano del giudizio finale, “in cui viene descritta la seconda venuta del Signore, quando Egli giudicherà tutti gli esseri umani, vivi e morti". “Cari fratelli e sorelle - ha concluso -, guardare al giudizio finale non ci faccia mai paura; ci spinga piuttosto a vivere meglio il presente. Dio ci offre con misericordia e pazienza questo tempo affinché impariamo ogni giorno a riconoscerlo nei poveri e nei piccoli, ci adoperiamo per il bene e siamo vigilanti nella preghiera e nell’amore. Il Signore, al termine della nostra esistenza e della storia, possa riconoscerci come servi buoni e fedeli”.  Nel consueto saluto ai pellegrini di lingua italiana il pensiero del Pontefice è andato alla "difficile situazione del Paese". "È importante che ci sia un incisivo impegno per aprire vie di speranza", è l'appello che ha lanciato.​