Chiesa

Fratelli tutti. Tremonti: «È un bivio della storia Invito a rivedere le regole globali»

Marco Girardo martedì 6 ottobre 2020

Giulio Tremonti

Per Giulio Tremonti la più Politica, con la maiuscola, delle tre Encicliche di Francesco è un invito esplicito a «tornare alle regole comuni ». Sostiene il primo ministro del Tesoro italiano, oggi presidente dell’Aspen Institute: «La pandemia è l’incidente della storia che pone fine ai trent’anni della globalizzazione costruita sulla divinizzazione del mercato. È il momento di una nuova Bretton Woods».

«Qualcuno pretendeva di farci credere che bastava la libertà di mercato perché tutto si potesse considerare sicuro», scrive Francesco, «ma il colpo inaspettato di questa pandemia ha obbligato per forza a pensare agli esseri umani». A ripensarli come Fratelli tutti.

Il pensiero unico dell’ideologia mercatista, dove il mercato è tutto e lo Stato niente, ci ha illuso che la triade Liberté, Egalité, Fraternitè potesse essere sostituita da una nuova: Globalitè, Marché, Monnaiè (Globalizzazione, Mercato, Moneta, ndr). Una distorsione rispetto alla tradizione liberale classica. Ricordo che La ricchezza delle Nazioni di Adam Smith è, appunto, un equilibrio tra produzione della ricchezza e Stato. Aggiungiamoci che il mercato è diventato globale, ma il diritto è rimasto locale, e veniamo alla drammatica asimmetria tra economia e politica, tra realtà e regole che ha generato il dis-ordine contemporaneo, in cui la finanza, il libero mercato e parte della politica sono oltre le regole e quindi senza regole.

Che si fa, allora, si torna indietro?

O ritorni al locale, con il rischio di tornare ai nazionalismi, o riscrivi le regole comuni. Non possiamo limitarci ad agire sugli effetti, mi sembra affermi il Pontefice, ma dobbiamo agire sulle cause. Va ripensata l’architettura complessiva. Perché siamo al termine di un’u-topia, intesa come 'non -luogo'. Nel 2009 ci abbiamo provato, ma ci andò male…

In che senso ci avete provato? Scrivemmo in sede Ocse un trattato multilaterale in cui si passava dal concetto di free-trade a quello di fair-trade. Cercando di risalire nella catena di produzione, includendo anche gli aspetti ambientali e sociali. Un nuovo Global legal standard che fu votato all’unanimità. In parallelo, però, il Financial Stability Board proponeva, dopo la crisi finanziaria del 2008, alcuni aggiustamenti al sistema complessivo, per correggerlo e non modificarlo strutturalmente. Prevalse questa seconda iniziativa.

Francesco stigmatizza la cosiddetta 'teoria dello sgocciolamento', uno dei capisaldi teorici del paradigma socio-economico contemporaneo, secondo cui l’importante è aumentare la ricchezza, anche dei pochi, in alto, tanto poi arriva comunque qualcosa a valle e stanno meglio tutti.

Nel 'Fantasma della povertà' (1995) parlavo esattamente di questo lato oscuro della globalizzazione economico- finanziaria. È indubbio che a livello globale la disuguaglianza, secondo la retorica progressiva e positiva, sia diminuita quando un miliardo di cinesi hanno iniziato a pensare di comprare le automobili. Ma il divario è aumentato dentro i singoli Stati, perché il processo è avvenuto troppo rapidamente e quindi superficialmente. Questo processo si è sviluppato fuori dalla dimensione tipica della Storia che è quella della longue duréè. In tal senso, ad esempio, le migrazioni sono un dramma soprattutto per i Paesi d’origine che perdono giovani, forza economica, futuro.

Il Papa ricorda che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata e, anzi, ne ha messo in risalto, come diritto secondario, la funzione sociale nel perseguimento del diritto primario, che resta il bene comune. Provocazione al libero mercato o suggerimento agli Stati?

Il pensiero liberale sostiene proprio questo: la proprietà è 'parte' del sistema e non 'il sistema'. Come nell’articolo 42 della nostra gloriosa Costituzione, firmata pure da Luigi Einaudi. Tremonti prende la Carta che tiene sulla scrivania del suo ufficio a Milano e legge: 'La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti'. Per un liberale che ha letto La ricchezza della Nazioni, ripeto, non c’è solo la ricchezza, ma ci sono anche le Nazioni. Il libero mercato, purtroppo, ha idealizzato solo la prima.

Francesco non indica né ritiene ci sia un’unica ricetta economica, ma che anche la scienza più rigorosa possa proporre percorsi differenti.

Non sono un’economista, ma sono d’accordo. La deformazione ideologica del mercatismo ritiene che 'mercato+ democrazia' sia l’unico standard. Contempla un’unica geografia mercantile piana. Ma la realtà è ben più complessa, e bisogna ridare spazio all’intermedio: le patrie, dove riposano le ossa dei genitori, le comunità, le famiglie e quindi le singole persone. Il Papa con quest’Enciclica in fondo ci ricorda che altrimenti l’individuo è livellato. E non può avere fratelli.