Chiesa

Terra Santa. Festa tra le tensioni Pizzaballa: noi cercatori di vita

Giorgio Bernardelli sabato 16 aprile 2022

Una celebrazione del Triduo pasquale nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme

«Siamo tentati di cercare Gesù “tra i morti”», di «gridare al Maestro e supplicarlo di porre fine alla cultura della morte e della distruzione» che vediamo in così tanti drammi oggi nel mondo e da cui la Pasqua sembra lontana. Ma «Cristo è il Dio vivente. È una realtà che possiamo toccare, non un generico fondamento etico di valori politicamente corretti».

Dalla basilica del Santo Sepolcro, il luogo della Resurrezione di Gesù, il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa ha fatto risuonare così l’annuncio della Pasqua al mondo. Come succede ogni anno è accaduto già alla mattina del Sabato Santo, perché le regole ferree sugli orari delle liturgie in questo luogo condiviso dalle diverse Chiese cristiane sono rimasti fermi a quella che era la prassi nella Chiesa latina fino al Concilio Vaticano II. Ma in fondo proprio quest’eredità della storia fa sì che alla “Chiesa madre” di Gerusalemme, davanti a quella tomba vuota, spetti ancora il privilegio e la responsabilità di annunciare per prima la Pasqua.

Compito all'apparenza particolarmente impegnativo quest’anno, in un mondo profondamente segnato dalla guerra in Ucraina. Ma anche in Terra Santa – dove lasciati alle spalle i due anni della pandemia ricominciano finalmente a tornare i pellegrini – le violenze di questi ultimi giorni hanno finito per intrecciarsi con i riti di cristiani, ebrei e musulmani che quest’anno celebrano proprio nelle stesse ore la Pasqua cristiana, l’ebraica Pesach (iniziata venerdì sera) e il mese sacro musulmano del Ramadan. L’altra mattina – alla spianata delle Moschee – gli scontri sono stati pesanti, proprio mentre sulla vicina Via Dolorosa si svolgeva la Via Crucis.
Le tensioni non sono purtroppo una novità a Gerusalemme; la vera sfida a Pasqua è non lasciare che confondano lo sguardo. Lo sottolinea lo stesso monsignor Pizzaballa nel messaggio inviato alle comunità del patriarcato. «Il conflitto politico – scrive – assorbe tante nostre energie e trova espressione nelle reiterate tensioni violente che in questi giorni sembrano riaccendersi. Ma trova espressione anche nello sforzo continuo delle nostre comunità a costruirsi una vita normale, che qui è sempre logorante e faticosa: spostarsi, lavorare, incontrarsi, celebrare sono operazioni mai scontate e mai immediate. Situazioni che creano sfiducia e rischiano di spegnere quella speranza che proprio a Pasqua annunciamo».

«È dunque davvero possibile oggi – si chiede il patriarca latino – vedere i segni della risurrezione di Cristo, ascoltarne le testimonianze, incontrare il Risorto? Si, è possibile. Lo crediamo, e lo ribadiamo. La Pasqua non è solo una parola, non è uno slogan, ma è una realtà che possiamo ancora oggi toccare, farne esperienza».

E proprio il racconto evangelico delle donne che con coraggio si recano al sepolcro sfidando la stessa incomprensione degli apostoli – ha aggiunto monsignor Pizzaballa nell’omelia di ieri – mostra la strada: «L’idea della Chiesa raccolta nel cenacolo è allettante: è certamente un simbolo di comunione di fede. Ma il cenacolo – ha osservato il patriarca – è anche il luogo da cui la Chiesa deve uscire per cercare Cristo risorto. Per avventurarsi e cercare di comprendere il significato nascosto dei segni della presenza di Cristo nel mondo. Siamo “rabdomanti di vita e di speranza”: gente che cerca, sapendo che sotterraneamente ma realmente, scorre nel cuore del mondo un fiume di acqua viva. Dobbiamo imparare a cercarlo».

Lo stesso Pietro «come gli uomini intorno a lui, non dava importanza alla testimonianza delle donne», ma dal sepolcro uscì cambiato. «Lasciamoci stupire dalle sorprese che Dio ha in serbo per noi. Questa è la vera gioia della Pasqua – ha concluso il patriarca latino di Gerusalemme –. Anche in mezzo alla sofferenza e all’odio, anche in tanti eventi che non possiamo controllare, anche di fronte ai segni di morte che ci circondano, il Dio del Signore Gesù Cristo è vivo. Non lascerà che la morte prevalga».