Chiesa

Genova. Tasca è il nuovo arcivescovo: «La mia povera dote? La fraternità»

Giacomo Gambassi sabato 9 maggio 2020

Padre Marco Tasca nel convento di Camposampiero in provincia di Padova

Arriverà nel capoluogo della Liguria con una «povera dote»: quella che lui stesso ha racchiuso nel vocabolo «fraternità». E la sua «missione» all’ombra della Lanterna sarà «caratterizzata dalla costante ricerca della comunione, del dialogo, della relazione».

Padre Marco Tasca mostra fin da subito il suo volto francescano alla Chiesa che è stato chiamato a guidare: quella di Genova. E alla nuova comunità si presenta con le parole del santo di Assisi: «Il Signore vi dia pace». Perché Tasca, nuovo arcivescovo di Genova d’origine padovana, è marcato dalla spiritualità del Poverello fin da quando, a undici anni, è entrato nel Seminario dei Frati minori conventuali. Un Ordine di cui stato anche ministro generale per due mandati, fino al 2019. Adesso, a 62 anni, papa Francesco lo ha scelto come pastore di Genova. Succede al cardinale Angelo Bagnasco che per quasi quattordici anni ha guidato la Chiesa genovese e che lascia a 77 anni, per limiti di età, dopo aver terminato la “proroga” di due anni concessa da Bergoglio.

L' 8 maggio, venerdì mattina, nell’episcopio della città, è stato proprio Bagnasco ad annunciare il nome del nuovo arcivescovo, in contemporanea con la Sala Stampa vaticana. A Tasca il porporato ha rivolto il suo «più fraterno e cordiale saluto». E gli ha dato «un lieto benvenuto tra noi, con noi e per noi» assicurandogli «la nostra quotidiana preghiera» e «il pronto e generoso sostegno» per il suo ministero episcopale. «Il popolo genovese – ha aggiunto Bagnasco –, con la sua grande storia di lavoro, di coraggiosa intraprendenza, di fede umile e concreta, già ora accoglie il nuovo pastore con gioia e dedizione, pronto a seguirlo nel cammino dietro a Gesù, nel respiro della Chiesa universale e del mondo». Poi nel palazzo – in cui era presente anche l’ausiliare Nicolò Anselmi – sono risuonate le prime parole di Tasca contenute nel messaggio che ha indirizzato all’arcidiocesi e che è stato letto dal cardinale. «Il mio cuore è colmo di trepidazione per l’inattesa notizia», scrive il francescano.

E al centro della sua riflessione colloca il tema della paternità di Dio. Lo spunto è un versetto del Vangelo di Giovanni. «In questi giorni di attesa – spiega – mi sono trovato a ripetere nel mio cuore questa preghiera a Gesù: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Mi ha sempre colpito il fatto che proprio la paternità sia la cifra più caratteristica della natura di Dio». Poi avverte: «La paternità divina è la fonte e il modello di ogni relazione all’interno della Chiesa». Per questo occorre che «come figli dell’unico Padre impariamo a essere, sentirci e vivere da fratelli». Ma, aggiunge, «la paternità di Dio si declina concretamente nella vita dell’uomo con i colori della misericordia, che è l’altra cifra indispensabile per comprendere il cuore del Padre ». Un Padre che attraverso i «gesti di Gesù» muove «il primo passo alla ricerca dell’uomo, bisognoso di perdono e assetato di pace». Tasca si dice pronto a «essere padre e fratello» per Genova, con «il cuore sempre aperto all’ascolto e all’accoglienza tanto di coloro che verranno a bussare alla mia porta, come – vorrei dire, soprattutto – di coloro che, per qualunque ragione, si trovano o si sentono lontani dalla nostra comunità ecclesiale».

L’annuncio della nomina nel capoluogo ligure e a Camposampiero, in provincia di Padova,
dove vive il francescano. Nel primo messaggio l’impegno ad avere «il cuore aperto all’accoglienza» anche dei lontani:
Fin da questo momento chiedo a Dio che la mia missione tra voi sia caratterizzata dalla costante ricerca della comunione, del dialogo, della relazione fraterna. E come vostro vescovo desidero essere padre e fratello

Nel messaggio viene indicata come località di provenienza Camposampiero, in provincia di Padova. Perché è nel locale convento che Tasca risiede. E lì, dopo l’annuncio della nomina accolta con un lungo applauso, l’arcivescovo eletto ha salutato la comunità dei conventuali. «Sono un frate e resto un frate», ha detto. Poi ha confidato che stava coltivando dentro di sé «un desiderio missionario» (ora impossibile da realizzare) e che ha sempre avuto intenzione di «privilegiare la relazione come già ho fatto da ministro generale». Il cardinale Bagnasco, che andrà a vivere nella casa del clero, resterà amministratore apostolico di Genova fino all’ingresso del nuovo arcivescovo.

Ancora non c’è né la data dell’ordinazione episcopale di Tasca, né quella dell’inizio del suo ministero nel capoluogo ligure. «A norma del diritto canonico – ha detto Bagnasco rispondendo ai giornalisti – qualunque nuovo vescovo deve entro tre mesi prendere possesso canonico della diocesi». Ma tutto deve essere stabilito.