Chiesa

La festività. La supplica alla Madonna di Pompei, Zuppi: senza pace non c'è vita

Mimmo Muolo, inviato a Pompei lunedì 8 maggio 2023

La Supplica alla Madonna di Pompei, lunedì 8 maggio

Inginocchiato davanti all’immagine della Vergine, il cardinale Matteo Zuppi, guida la recita della Supplica, sulla piazza antistante il Santuario di Pompei. E invoca di metter fine alla guerra. A partire dalla martoriata Ucraina, in tutte le zone insanguinate del Pianeta.

«La Supplica – aveva detto poco prima il presidente della Cei nell’omelia della Messa – esprime l’attesa di tutta la creazione che soffre e grida pace». Perché «senza pace non c’è vita». E perché «la volontà di Dio è un mondo di pace».

Piove a dirotto. Quasi a sottolineare anche meteorologicamente il fosco panorama mondiale, in cui si colloca il tradizionale appuntamento pompeiano, voluto dal beato Bartolo Longo, di cui proprio quest’anno si celebrano i 150 anni dell’arrivo in questa Valle. Ma a migliaia sono lì, incuranti del maltempo. E altre migliaia di fedeli pregano sotto le volte del Santuario, stracolmo. Una preghiera incessante che si eleva al Cielo, insieme con quella dei vescovi della Campania, dell’arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia, di decine e decine di sacerdoti e diaconi.

È il compito che papa Francesco ha assegnato a Pompei per la celebrazione della Supplica. L’arcivescovo delegato, monsignor Tommaso Caputo, all’inizio della Messa, ha citato le parole del Pontefice durante il Regina Coeli, di domenica: «In questo mese di maggio preghiamo il Rosario chiedendo alla Vergine Santa il dono della pace». Il Cardinale Zuppi riprende la suggestione e la fa sua già all’inizio dell’omelia: «Alzare da questa casa di Maria, casa di preghiera e di carità, la Supplica alla Madonna del Rosario che il beato Bartolo Longo volle dedicare alla pace». Detto. Fatto. La Messa e la recita della preghiera composta di suo pugno dal beato raggiungono vette di grande intensità. E si estendono come un’onda di amore e di fede a tutto il mondo.

La Supplica alla Madonna di Pompei, lunedì 8 maggio - Foto Mimmo Muolo

È il presidente della Cei, infatti, a ricordare che nella casa di Maria si impara ad amare tutti, a proteggere «i più piccoli, gli affamati, nudi, malati, carcerati, forestieri». Non a caso sono le opere di carità sorte intorno al Santuario in 130 anni di storia. «Maria – aggiunge il porporato – la troveremo sempre sotto la croce del suo Figlio Gesù e sotto le croci di ognuno dei suoi figli, quelli che Gesù stesso le ha affidato. E la vedremo madre addolorata sotto la nostra croce. Stando con lei capiamo la guerra». Comprendiamo cioè quanto «il seme del male è sempre terribile e purtroppo fertile». Ma anche che «quello dell’amore ha una forza straordinaria».

Ecco dunque le due “armi” del cristiano per fermare il male. «La supplica ci spinge ad essere operatori, artigiani di pace». E il Rosario, sottolinea l’arcivescovo di Bologna, «preghiera insistente, per tutti, che ci fa vivere i misteri di Cristo in compagnia di sua madre e della Chiesa», ci ricorda che «nulla è impossibile a Dio» e quindi «nulla è impossibile anche a chi crede in Dio». L’esperienza di Bartolo Longo, fondatore della Nuova Pompei sta lì a dimostrarlo.

Di qui l’invito del porporato a lavorare per la pace. Il che significa anche «credere che un poco di buono può diventare un uomo buono, come quei tanti poveri figli di detenuti aiutati a liberarsi dalla condanna e aiutati ad essere se stessi, perché nessuno nasce perduto, ma si perde perché nessuno se lo carica sulle spalle.

La medesima sottolineatura nelle parole di monsignor Caputo. «A Pompei – ha detto salutando Zuppi – da circa 130 anni, seguendo l’ispirazione del beato Bartolo Longo, attorno a questo santuario della fede è presente il santuario della carità per accogliere, nel nome di Cristo, l’umanità ferita: bambini e adolescenti, provenienti da contesti di disagio sociale; donne sole e i loro bambini; i più poveri tra i poveri nella Mensa “Papa Francesco” che distribuisce 80mila pasti all’anno; neonati, giovani e adulti nelle cinque Case famiglia del Centro “Giovanni Paolo II”».

Nel primo pomeriggio l’arcivescovo prelato di Pompei ha poi accompagnato il cardinale Zuppi a visitare alcune di queste realtà. Tre case famiglia, dove sono ospitati anche giovani disabili, e un centro di estetica femminile. Quest’ultima realtà è una start up nata dal corso professionale di estetista, che insieme ai laboratori di falegnameria e di idraulica hanno attualizzato la scuola di arti e mestieri voluta a suo tempo da Bartolo Longo. Vi lavorano alcune ragazze uscite dal corso, che grazie al loro impegno e al tutoraggio degli insegnanti sono riuscite a stare da sole sul mercato, costituendosi una buona clientela. In tutte le realtà visitate l’incontro gioioso con il presidente della Cei ha coronato una giornata all’insegna della pace. Una giornata in cui, come ha sintetizzato il cardinale, «qui a Pompei si capisce che l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono inseparabili».


IL TESTO DELLA SUPPLICA ALLA MADONNA DEL ROSARIO COMPOSTA DAL BEATO BARTOLO LONGO NEL 1883