Chiesa

DIALOGO ROMA CANTERBURY. Il Papa e il primate anglicano insieme nella preghiera

Gianni Cardinale domenica 11 marzo 2012
Una celebrazione «connotata da un profondo carattere ecumenico» che «fa parte ormai dello spirito camaldolese contemporaneo». Così Benedetto XVI ha definito il momento di pre­ghiera vissuto insieme al primate anglicano Rowan Williams nella chiesa dei santi Andrea e Gregorio a Roma. Insieme infatti hanno celebrato i primi vespri della festa liturgica del Transito di San Gregorio. Un momento forte di preghiera dopo che in mattinata il leader della comunione anglicana era stato rice­vuto in udienza privata dal pontefice in Vaticano. «Il Monastero di San Gregorio al Celio – ha spiegato il Papa nell’omelia – è il contesto romano in cui ce­lebriamo il millennio di Camaldoli insieme con Sua Grazia l’Arcivescovo di Canterbury che, insieme con noi, riconosce questo Monastero come luogo nati­vo del legame tra il Cristianesimo nelle Terre bri­tanniche e la Chiesa di Roma». «Questo Monastero camaldolese romano – ha soggiunto – ha sviluppa­to con Canterbury e la Comunione Anglicana, so­prattutto dopo il Concilio Vaticano II, legami ormai tradizionali». Dopo aver ricordato che nell’eremo celimontano c’erano stati già due incontri tra il pa­pa e il leader anglicano – Giovanni Paolo II con Ro­bert Runcie nel 1989 e con George Carey nel 1996 – Benedetto XVI ha detto che era «giusto» ci fosse un terzo incontro di questo genere «perché precisa­mente da questo Monastero il Papa Gregorio scelse Agostino e i suoi quaranta monaci per inviarli a por­tare il Vangelo fra gli Angli, poco più di mille e quat­trocento anni fa». Senza contare che «la presenza costante di monaci in questo luogo, e per un tempo così lungo, è già in se stessa testimonianza della fe­deltà di Dio alla sua Chiesa, che siamo felici di poter proclamare al mondo intero». Alla fine della cerimonia il Papa e il primate anglicano hanno acce­so una lampada votiva davanti al­l’altare del santo e, nella cappella a lui dedicata, hanno assistito al­la deposizione di una croce celti­ca, proveniente da Canterbury, e di un’icona. E proprio riferendosi al «segno» della lampada votiva posta «davanti al san­to altare dove Gregorio stesso celebrava il Sacrificio eucaristico», Benedetto XVI ha detto: «ci auguriamo che resti non soltanto come ricordo del nostro in­contro fraterno, ma anche come stimolo per tutti i fedeli, cattolici ed anglicani, affinché, visitando a Ro­ma i sepolcri gloriosi dei santi Apostoli e Martiri, rin­novino anche l’impegno di pregare costantemente e di operare per l’unità, per vivere pienamente se­condo quell’“ut unum sint” che Gesù ha rivolto al Pa­dre ». Nella sua omelia il Papa ha avuto parole di elogio e di riconoscenza per «la Congregazione dei Monaci Camaldolesi dell’Ordine di San Benedetto» che «ha potuto percorrere mille anni di storia, nutrendosi quotidianamente della Parola di Dio e dell’Eucari­stia, così come aveva insegnato loro il fondatore san Romualdo, secondo il “triplex bonum” della solitu­dine, della vita in comune e dell’evangelizzazione». «Ogni fase della lunga storia dei Camaldolesi – ha aggiunto il Pa­pa – ha conosciuto testimoni fe­deli del Vangelo, non soltanto nel silenzio del nascondimento e del­la solitudine e nella vita comune condivisa con i fratelli, ma anche nel servizio umile e generoso ver­so tutti. Particolarmente feconda è stata l’accoglienza offerta dalle foresterie camaldolesi». E in questo contesto Bene­detto XVI ha ricordato come «negli anni drammati­ci della seconda guerra mondiale, gli stessi chiostri hanno propiziato la nascita del famoso “Codice di Camaldoli”, una delle fonti più significative della Co­stituzione della Repubblica Italiana». Nella sua omelia Williams ha voluto ricordare come nel 1989 Giovanni Paolo II e Runcie definirono «cer­ta ma imperfetta» la comunione tra Roma a Can­terbury, concludendo con l’invito a pregare «per tut­ti coloro che sono chiamati ad esercitare un mini­stero pubblico nella Chiesa di Cristo, affinché sia lo­ro concessa la grazia della disciplina contemplativa e della chiarezza profetica nella loro testimonian­za ». All’evento il Papa era accompagnato da una doz­zina di cardinali, tra i quali il Segretario di Stato Tar­cisio Bertone e il vicario generale per Roma Agosti­no Vallini.