Chiesa

LA COMPAGNIA. La «sorpresa» del confratello Lombardi

Giovanni Ruggiero giovedì 14 marzo 2013
​La sorpresa. La piacevole sorpresa. «Io gesuita come lui!», pare dire padre Federico Lombardi alla fine di una giornata diventata convulsa negli ultimi minuti, quando il figlio di Sant’Ignazio Jorge Maria Bergoglio si è affacciato al mondo intero dalla Loggia delle Benedizioni con il nome di Francesco. «L’ho incontrato l’altro giorno – dice il portavoce della Santa Sede – in occasione delle Congregazioni generali e non m’aspettavo di vederlo vestito di bianco questa sera». Sorpreso e choccato «di avere un confratello come Papa. I gesuiti – dice –  cercano di essere servitori della Chiesa, mi immagino che il padre Bergoglio si sia sentito chiamato da questa elezione a fare un servizio per la Chiesa che certamente non si sarebbe aspettato, ma ha accettato con grande semplicità pensando che fosse suo dovere fare questo servizio».Poi ancora la sorpresa per un Papa lontano, cercato quasi alla fine del mondo. L’elezione di Bergoglio al Soglio di Pietro per padre Lombardi «rappresenta il coraggio dei cardinali di passare l’Oceano e quindi allargare la prospettiva. È la prima volta – aggiunge – che un Papa viene da un altro continente. Sappiamo quanta attesa ci fosse nel continente americano e mi sembra che questa sia la risposta a questa attesa». Padre Lombardi non risparmia commenti, senza nemmeno essere sollecitato dai giornalisti che nella sala stampa hanno già telefonato alle loro testate sparse nel mondo. «Bello – dice riferendosi all’umile richiesta del Pontefice – il suo chiedere di pregare per il predecessore e per lui, manifestando una profonda spiritualità con lui, e poi questa partecipazione con la diocesi di Roma». Il portavoce della Santa Sede commenta anche la scelta del nome, Francesco: «Grande scelta, mi rallegro, è espressione di una straordinaria testimonianza evangelica». Si dice colpito pure dal fatto che alla sua prima apparizione da Pontefice, Bergoglio abbia chiesto la benedizione del popolo su di lui, «inchinandosi per ricevere prima di dare la sua benedizione. In questo c’è continuità con lo spirito di Benedetto XVI».La stessa emozione è diffusa tra i gesuiti che esultano per l’elezione del primo confratello gesuita della storia al Soglio pontificio. Questa emozione si legge nelle parole di padre Franco Imoda, ex rettore della Pontificia università Gregoriana. «Siamo contenti per Bergoglio», dice subito ricordando di averlo incontrato solo una volta in occasione di una conferenza a Buenos Aires. «Però – aggiunge – ho sentito che come arcivescovo della capitale argentina era molto amato, un uomo molto semplice, che si spostava in autobus». Quanto della spiritualità gesuitica caratterizzerà il suo pontificato? Padre Imoda si augura che questo avvenga: «C’è una tradizione di esigenza molto grande da un punto di vista spirituale, c’è grande educazione alla libertà della persona, e una tradizione di servizio alla Chiesa. E noi gesuiti non abbiamo una missione specifica se non quella di essere a servizio del Papa». Sarà allora un Papa riformatore o conservatore?  «Sono forse categorie un po’ superate – nota padre Imoda –  bisogna essere le due cose insieme, bisogna essere conservatori perché il Papa è lì innanzitutto per confermare nella fede i fratelli; nello stesso tempo bisogna essere nell’oggi e quindi cogliere anche le esigenze del momento e riuscire a parlare alla cultura e agli uomini di oggi, cosa che richiede delle riforme».Bergoglio cardinale si inserisce nella grande tradizione gesuitica argentina. Chi non ricorda il film "Mission"?  «Una delle prime generazioni di gesuiti – ricorda padre Imoda – partì proprio per l’America latina dove crearono una solida missione, un vero sistema di vita che rispettava le popolazioni locali. Questo è sempre stato molto tipico dei gesuiti, essere nello stesso tempo con una esigenza di promozione dell’uomo come si vede anche dalle arti, dalle chiese e dalla musica che diventano un pò come dei segni del rispetto della persona umana».