Chiesa

Le relazioni dei circoli minori. Sinodo, la forza della famiglia? Il legame tra uomo e donna

Luciano Moia e Andrea Galli venerdì 9 ottobre 2015
Dare coraggio alla famiglia, eprimere fiducia nell'impegno di genitori e figli, evitare che alcune famiglie si sentano escluse dall'abbraccio della Chiesa. Lo scrivono nella loro relazione i padri sinodali del "circolo francese A"- moderatore il cardinale canadese Gerald Lacroix, relatore l'arcivescovo Laurent Ulrich - ma l'obiettivo indicato si ritrova, con altre parole e diversi accenti, anche nelle altre dodici relazioni, i documenti cioè che i padri sinodali hanno consegnato alla Segreteria del Sinodo al termine dell'esame della prima parte dell'Instrumentum laboris, il documento che serve come base per la discussione. In tutti i documenti si coglie infatti la preoccupazione di esprimere vicinanza e solidarietà alle famiglie del mondo, a tutte le famiglie, ma in particolare a quelle più segnate dalla sofferenza, dalle esclusioni, dalle sconfitte, dalle persecuzioni, dalla tragedie dei conflitti. Una situazione difficile - nessuno lo nega - ma che non deve però far passare in secondo piano il fatto che la famiglia possiede risorse straordinarie, da sostenere e valorizzare. E questo deve risaltare anche nell'analisi della Chiesa. Lo spiegano i padri del "circolo italiano C" - moderatore il cardinale Angelo Bagnasco, relatore il vescovo Franco Giulio Brambilla - secondo cui la prima parte dell'Instrumentum laboris «privilegia le ombre e fatica ad evidenziare i punti di forza positivi che emergono nel panorama tracciato. L'ampia fenomelogia di questa prima parte diventa veramente utile se riesce a indicare strade nuove per la famiglia». Una sottolineatura che si ritrova anche nella relazione dei padri sinodali del "circolo spagnolo A" - moderatore il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, relatore il cardinale José Luis Lacuna Maestrojaun - secondo cui «c'è la necessità di un maggior rinnovamento, non solo nelle persone, ma anche nella vita delle comunità, nel linguaggio e nel modo di presentare la dottrina della Chiesa». Sullo sfondo di queste annotazioni le preoccupazioni dettate da un quadro antropologico su cui si soffermano tutte le relazioni. I padri del "circolo francese C" - moderatore l'arcivescovo Maurice Piat, relatore il vescovo Paul-André Durocher - spiegano che la nuova cultura del gender «preoccupa profondamente» i vescovi. Si ammette che le cosiddette teorie del gender analizzano fenomeni umani e sociali la cui comprensione potrebber anche arricchire la nostra comprensione del mondo. «Ma quando queste teorie pretendono di diventare degli assoluti, tendono a produrre un sistema di pensiero unico e a imporre il proprio punto di vista». I rischi connessi alla diffusione acritica delle teorie del gender sono sottolineati con toni allarmati in varie relazioni. I padri del "circolo italiano A" - moderatore il cardinale Francesco Montenegro, relatore don Luis Arroba Conde - sempre a proposito del gender, ribadisce la necessità di segnalare «la sua incidenza negativa nei programmi educativi di molti Paesi»- Grande attenzione da parte di tutti i padri sinodali anche al rischio di compilare un documento troppo sbilanciato verso la sensibilità europea, come segnalato anche nel "circolo spagnolo B" - moderatore il cardinale Francesco Robles Ortega, relatore l'arcivescovo Baltazar Porras Cardozo - secondo cui vanno messe in luce tutte le esperienze positive, dal Nord al Sud del mondo. Sullo sfondo le altre, numerose, emergenze sottolineate già nell'Instrumentum laboris. I padri del "circolo italiano B" - moderatore il cardinale Edoardo Menichelli, relatore il cardinale Mauro Piacenza - indicano tra l'altro l'urgenza di denunciare con forza «lo sfruttamento del lavoro minorile, dei bambini-soldato, del corpo della donna», pur ribadendo che lo sguardo della Chiesa sulla sessualità rimane positivo. in quanto «espressione di tensione sinfonica tra eros e agape». Il circolo tedesco – moderatore il cardinale Christoph Schönborn, relatore il vescovo Heiner Koch – ha richiamato la necessità di porre a tema la famiglia anche nel suo contesto allargato, ovvero con i parenti, perché nell’attuale contesto sono spesso i legami di parentela a offrire un sostegno prezioso nella crescita dei figli, a puntellare situazioni in cui i matrimoni si ritrovano spezzati, a rimediare alle assenze di uno dei due coniugi per motivi di lavoro, nel caso di migranti e profughi, a costituire una preziosa rete di assistenza. Dai quattro “circoli inglesi” sono arrivati, insieme a diversi apprezzamenti, anche alcune note critiche all’Instrumentum Laboris e all’esperienza del Circoli minori. Il circolo D – moderatore il cardinale Thomas Collins e relatore l’arcivescovo Charles Joseph Chaput – giudica la prima parte del documento base per la discussione «inadeguato e con carenze, specialmente sotto l’aspetto teologico, la chiarezza, la fiducia nel potere della grazia, nell’uso delle Scritture e nella tendenza a guardare il mondo con uno sguardo prevalentemente Occidentale». Il Gruppo “C” – relatore il vescovo Mark Benedict Coleridge e moderatore il vescovo Eamon Martin – lamenta una scarsa chiarezza nell’organizzazione dei lavori che si è riflessa in un dibattito all’interno dei gruppi senza una bussola precisa. Tutti i circoli hanno espresso la necessità di redigere un documento finale in cui sia espressa innanzitutto la bellezza della famiglia, di una vita matrimoniale vissuta secondo i piani di Dio e con la sguardo rivolto a Cristo, dando il debito onore e ringraziamento ai tanti nuclei familiari che illuminano la Chiesa e la società con la loro testimonianza; e non di partire dall’analisi delle difficoltà o dei fallimenti della famiglia nella società di oggi. Tra le minacce allea famiglia, il circolo “B” – relatore l’arcivescovo Diarmuid Martin, moderatore il cardinale Vincent Nichols – ricorda l’aborto e la cultura «ipersessualizzata che tocca soprattutto le nuove generazioni.