Chiesa

OSTENSIONE. «Sindone, icona di fede nell'amore potente di Dio»

Marco Bonatti venerdì 29 marzo 2013
​Domani si comincia e si finisce. Le ostensioni recenti duravano oltre 40 giorni, la prossima è di poco più di un’ora: ma sarà un’ora «globale», condivisa dalla Cattedrale di Torino con tutto il mondo attraverso la televisione. In Italia il programma va in onda in una puntata speciale di «A Sua immagine», su RaiUno dalle 17.10; la Rai ha offerto il servizio in eurovisione e mondovisione a tutte le altre reti collegate. Negli stessi orari, inoltre, sarà possibile seguire l’Ostensione in streaming sui siti Rai e su quello ufficiale della Sindone, www.sindone.org. La prima Ostensione digitale è anche la prima «pastorale», inserita in un contesto liturgico specifico, quello del Sabato Santo: arriva dopo un trentennio durante il quale il telo è stato visto direttamente da circa dieci milioni di persone, nelle ostensioni del 1978, 1998, 2000 e 2010; e le riproduzioni di quel Volto sono diventate tra le più popolari del mondo. Anche per questo il Custode pontificio del Telo l’arcivescovo Cesare Nosiglia aveva proposto a Benedetto XVI, nei mesi scorsi, l’Ostensione televisiva all’interno dell’Anno della fede, come momento forte di quel progetto di nuova evangelizzazione con cui la Chiesa celebra i cinquant’anni dall’avvio del Concilio Vaticano II. Ci sarà anche un messaggio di papa Francesco - l’arcivescovo di Torino lo ha annunciato mercoledì, incontrando i giornalisti per gli auguri di Pasqua. Un videomessaggio di qualche minuto, richiesto dal Custode e che è arrivato, con grande puntualità. Andrà in onda all’interno della liturgia di domani (e anch’esso sarà disponibile, oltre che sui siti vaticani, su www.sindone.org). Paolo VI e Giovanni Paolo II; Benedetto XVI e Francesco: tutti gli ultimi Papi hanno parlato della Sindone; e ognuno degli interventi ha arricchito e precisato il magistero intorno al Telo: testimonianza della Passione, sfida all’intelligenza, specchio del Vangelo, icona del Sabato Santo. Ognuna delle «definizioni» date dai Papi è il segno di un percorso religioso, scientifico, culturale, teologico che è partito da questa immagine.L’arcivescovo di Torino ha ricordato la scelta del Sabato Santo nel suo messaggio di Pasqua: «La Sindone non ci rivela solo il soffrire di Cristo, ma anche la sua fede nell’amore potente del Padre che lo fa risorgere da morte, non solo il buio del sepolcro ma anche la luce della risurrezione, non solo la disperazione di chi si sente solo con il proprio dramma ma anche la fiducia e speranza di vittoria che Dio assicura a chiunque si fida di Lui e della potenza della Pasqua del suo Figlio Gesù».Anche il «pubblico» in Duomo per questa Ostensione sarà particolare: circa 300 persone, ammalati con i loro accompagnatori e un gruppo di giovani torinesi che ha iniziato, con Nosiglia, il cammino del Sinodo, un percorso di confronto sul linguaggio, le condizioni di vita, lo «spazio» dei giovani nella Chiesa e nel mondo di oggi. Gli ammalati sono una «rappresentanza» di quel mondo della sofferenza che a Torino ha sempre trovato risposte molto concrete, dal Cottolengo agli altri santi sociali alle tante esperienze di volontariato dedicate al sostegno di queste persone. Ci saranno anche alcuni bambini portatori di patologie gravi accompagnati dai genitori associati all’Ugi. Ma c’è, ha detto ancora Nosiglia, anche un altro aspetto. L’Ostensione «tecnologica», che si avvale dei mezzi di comunicazione più innovativi disponibili, è anche una «sfida» allo stesso sistema mediatico: si propone la contemplazione di un’immagine fissa, nel silenzio. Con l’intenzione di riportare l’attenzione dai «contenitori» tecnologici al «contenuto» del messaggio: l’immagine che testimonia il Cristo salvatore.