Chiesa

Roma. Saranno presto beati i 38 martiri albanesi

STEFANIA CAREDDU giovedì 21 aprile 2016
Saranno presto beati i 38 martiri albanesi, trucidati sotto il regime comunista. «Il processo è ormai arrivato a conclusione presso la Santa Sede e tra non molto tempo il Santo Padre potrà prendere la sua decisione in merito», ha confermato monsignor  Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio dei cardinali istituito da papa Francesco, il cosiddetto C9 intervenendo alla presentazione del libro del vaticanista di Avvenire  Mimmo Muolo dal titolo Don Ernest Simoni. Dai lavori forzati all’incontro con Francesco.  La persecuzione anticristiana perpetrata in Albania è «probabilmente la più tragica di quelle avvenute nel secolo passato», ha ricordato Semeraro sottolineando che «i documenti storici dimostrano che per tutti questi martiri la morte fu causata dall’odium fidei». Tra le carte del processo, che il vescovo ha potuto visionare in quanto membro della Congregazione delle cause dei santi, «sono molti i testimoni oculari che restituiscono quello che né il regime né il tempo è riuscito a cancellare, ossia lo strazio dei corpi, facendo emergere al contempo la forza d’animo di questi cristiani di fronte ai loro aguzzini che volevano togliere la speranza, e non solo la fede, nel cuore di quelle persone». A breve dunque i due vescovi Vincent Prennushi e Fran Gjini, i sacerdoti diocesani e i religiosi (francescani e gesuiti), un seminarista, tre laici e la ventiduenne Maria Tuci, aspirante stimmatina, saranno proclamati beatiLa loro è una storia di vessazione e soprusi. Non a caso papa Francesco, in occasione della sua visita nel settembre del 2014, non esitò a definire l’Albania «un popolo di martiri» dopo aver ascoltato due sopravvissuti, suor Maria Kaleta e don Ernest Simoni. L’abbraccio del Pontefice, evidentemente commosso, al sacerdote albanese che per quasi 28 anni è stato sottoposto a torture, carcere, lavori forzati, fece il giro del mondo. (vedi qui sotto)

E oggi la testimonianza di fede di don Simoni, che ha perdonato i suoi aguzzini ed invoca per loro la misericordia di Dio, risuona ancora forte, in un mondo piagato dalla paura e dalla violenza, dove il martirio continua ad essere cronaca quasi quotidiana. «Questo è un martire dell’Albania », ha esclamato  papa Francesco indicando don Simoni all’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, al termine dell’udienza generale di ieri quando il sacerdote, Muolo e suor Marisa Orizio, responsabile commerciale dell’Editrice Paoline, hanno consegnato al Pontefice il libro. «Io mi ricordo bene quello che lei ha detto nella Cattedrale di Scutari», ha sorriso Bergoglio che si è chinato fino baciare le mani di don Simoni. 

Un momento della presentazione del libro di Muolo«Viviamo solo di presente, mentre la Chiesa vive il passato e apre al futuro: questa è una lezione di coraggio, ma anche di forza nella debolezza», ha rilevato don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere, per il quale il libro «restituisce il volto, la forza, l’eloquenza a gente a cui era stata sottratta la libertà, la famiglia, che ha sofferto l’inferno, ma ha preservato la fede». E don Simoni, ha concluso Gnavi, «è un testimone del Vangelo nel mondo che parla un linguaggio comprensibile perché chiunque affronta il male con le armi del bene e rimane fedele alle sue radici aiuta pure gli altri a trovare nuove risorse».