Chiesa

Il profilo. San Francesco di Sales, il vescovo "giornalista"

Elio Guerriero venerdì 23 gennaio 2015

Vescovo riformatore, convinto assertore dell’umanesimo devoto, innamorato di Cristo, fautore dell’unità della Chiesa, attento alla sensibilità femminile, scrittore e divulgatore. Con la sua vita e i suoi scritti san Francesco di Sales è ancora oggi un testimone credibile di vita cristiana pervasa dall’amore di Dio e del prossimo. Nacque nel 1567 da famiglia di antica nobiltà nel castello di Sales in Alta Savoia. Primogenito di 13 figli, ebbe un’eccellente formazione prima in Francia, poi in Italia presso l’Università di Padova dove si laureò in diritto. Qui conobbe il gesuita Antonio Possevino, umanista di vasta cultura, che divenne la sua guida spirituale. Ritornato in patria, fu ordinato sacerdote e si fece subito notare per l’affabilità del carattere. Nella predicazione rinunciò all’invettiva allora in voga, preferendo il discorso pacato basato sull’argomentazione. In un territorio tra Francia e Svizzera dove la popolazione era in gran parte passata al calvinismo non ebbe inizialmente particolare successo. Non si perse, tuttavia, d’animo. Alla vigilia del giubileo del 1600 un viaggio a Roma gli diede l’occasione per prendere contatto con i circoli impegnati nel rinnovamento interiore della Chiesa: i gesuiti di sant’Ignazio, l’oratorio di san Filippo Neri, le oblate di santa Francesca Romana, gli scolopi di san Giuseppe Calasanzio. Ritornato in patria, venne consacrato vescovo coadiutore e inviato a Parigi per trattare di questioni relative alla riorganizzazione della diocesi. Anche nella capitale francese entrò in contatto con i circoli riformatori. Conobbe Madame Acarie, poi Maria dell’Incarnazione, e favorì la chiamata in Francia delle carmelitane di santa Teresa d’Avila. A Bérulle che aspirava alla riforma del clero parlò dell’oratorio di san Filippo. Confortato dal fervore delle iniziative cattoliche, ritornò nella sua diocesi più che mai desideroso di rinnovare il suo clero e trasmettere all’intera popolazione la sua passione per Dio. A questo scopo affidò a un suo fratello gli impegni della diocesi a prevalente carattere amministrativo. Egli, invece, dedicò la maggior parte del suo tempo alla guida delle anime con la predicazione, con gli incontri personali, con gli scritti. In uno dei suoi viaggi conobbe la giovane vedova Giovanna Frémyot de Chantal. Con sapiente guida la indirizzò nella fondazione della Visitazione, una congregazione religiosa, all’epoca del tutto innovativa, per donne innamorate di Dio che desideravano ugualmente prestar servizio al prossimo. Con il trascorrere degli anni, infatti, la convinzione dell’amore di Dio verso tutti gli uomini divenne talmente radicata nel cuore di Francesco che di essa parlava appassionatamente negli incontri personali e negli scritti. Nacque così la sua opera più famosa, l’Introduzione alla vita devota, che delineava un itinerario di vita cristiana, da tutti percorribile, dietro l’attrazione di un amore caldo e intenso per Dio. Morì nel 1622 e venne subito venerato come santo. Dottore della Chiesa, grande scrittore e divulgatore, nel 1923 san Francesco venne dichiarato patrono dei giornalisti per la sua capacità di diffondere la parola della ragione resa attraente dal calore del cuore.