Chiesa

Coronavirus. Con il Rosario a Loreto trova casa l'Italia intera

Riccardo Maccioni mercoledì 8 aprile 2020

Un momento del Rosario alla Santa Casa di Maria a Loreto

L’abbraccio della Madre che stringe a sé l’Italia intera. Senza dimenticare nessuno, neppure il più piccolo e sperduto dei villaggi. Una preghiera intima e insieme comunitaria, nel clima familiare, domestico, della casa. La Santa Casa di Maria. Da Loreto, dal luogo in cui la Vergine ha pronunciato il suo perenne fiat a Dio si è alzata delicata eppure fortissima l’invocazione di aiuto, la richiesta di protezione.

Nella serata tiepida di primavera, il Rosario promosso da Avvenire e i media Cei (trasmesso da Tv2000 e InBlu radio) d’intesa con la segreteria generale, ha idealmente riunito tutte le regioni del nostro Paese, ricordate una per una, dalla Valle d’Aosta alla Sardegna, durante la contemplazione dei Misteri. Nella sua introduzione monsignor Fabio Dal Cin, arcivescovo prelato di Loreto e delegato pontificio per il Santuario della Santa Casa, ha sottolineato come quella che ci prepariamo a vivere sia «una Pasqua inedita», ma non per questo meno vera. Anzi, ha aggiunto, «ci raggiunge nel momento in cui avvertiamo con maggior consapevolezza il bisogno di rinascere e di riaccendere la speranza».

Perché l’emergenza coronavirus mentre inonda gli occhi di lacrime richiamando la nostra umana fragilità, porta con sé l’invito a cercare rifugio in Cristo attraverso chi ne ha condiviso in maniera unica il passaggio dalla morte alla vita. E proprio in virtù di questo sofferto privilegio d’amore, Dal Cin ha voluto affidare a Maria, le famiglie, gli ammalati e gli anziani, le persone sole, i carcerati, i defunti. E, ancora, i ragazzi, i giovani, e con loro «il futuro dell’Italia e del mondo intero».

Ma nella preghiera comunitaria che ha stretto spiritualmente tutte le case del nostro Paese attorno al santuario lauretano non poteva mancare il ringraziamento a quanti «con coraggio si stanno spendendo» per fronteggiare l’emergenza, e a chi vive con grande senso di responsabilità le restrizioni, anche molto pesanti, prodotte dalla crisi. «Penso in modo particolare – ha aggiunto l’arcivescovo prelato – alle famiglie con difficoltà economiche, ai senza tetto, agli ammalati e agli anziani, a chi vive solo, ai datori di lavoro, ai disoccupati».

Un coraggio, un “buon cuore” il loro da cui ripartire, chiedendo al Risorto la forza «per un nuovo inizio» fondato sulla gioia delle relazioni riscoperte, sulla capacità di perdonare, su una ritrovata unità. Un rinnovamento spirituale, ha concluso monsignor Dal Cin ricordando il Giubileo lauretano in corso, che non può che tradursi, in un rafforzato amore per il nostro Paese. Dal Nord al Sud riunito in unico abbraccio di Madre. Per imparare tutti, come recita la supplica alla Madonna di Loreto «ad amare sopra ogni cosa il Figlio divino», per diventare autentici «discepoli di Dio».