Chiesa

Accoglienza della Chiesa italiana. Profughi, la risposta delle diocesi all'appello del Papa

lunedì 7 settembre 2015
L'invito di Papa Francesco alle parrocchie perché accolgano ciascuna una famiglia di profughi in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni, ha avuto un'eco profonda. Immediata la risposta all'appello da parte delle diocesi italiane. Tra i primi a reagire positivamente la stessa diocesi del Papa. «La comunità ecclesiale di Roma, già impegnata nell’accoglienza degli immigrati - scrive il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesei di Roma -, è grata a Papa Francesco per l’appello rivolto ieri all’Angelus per l’ospitalità ai profughi di fronte alla grave tragedia di decine di migliaia di persone che, come ci ha ricordato il Santo Padre, "fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita"». «Assistiamo - continua il cardinale - in questi giorni a immagini mai viste finora, non solo dell’approdo nei porti italiani di centinaia di uomini, donne e bambini - con il Mediterraneo che continua a essere la tomba di tante vite, anche di piccoli innocenti - ma anche di un gigantesco esodo senza precedenti dal lato orientale dell’Europa verso la Germania e il Nord del continente. Non è possibile restare indifferenti dinanzi a queste scene, la nostra coscienza di cristiani è interpellata direttamente. "Il Vangelo - ha detto Francesco - ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”, dei più piccoli e abbandonati". Soprattutto all’approssimarsi del Giubileo della Misericordia». Occorre ricordare che Roma è attiva da anni sul fronte dell'accoglienza agli stranieri. Il primo servizio della Caritas dedicato agli stranieri risale al 1981, il Centro di Ascolto di via delle Zoccolette, a due passi da Largo Argentina. L'Area immigrati della Caritas è diventato punto di riferimento prezioso per gli stranieri che vivono e transitano a Roma, e attua un impegno articolato attraverso molteplici servizi. Anche da Firenze arriva un'immediata disponibilità a fare questo passo in più, che si aggiunge a un impegno che va avanti da anni. "Per dare ulteriore impulso a tale azione di solidarietà - afferma l'arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori -, sorretti dalle motivazioni profonde della carità cristiana, raccogliendo l’invito di Papa Francesco a che ogni parrocchia si faccia carico di una famiglia di profughi".L’arcivescovo chiede un ancor maggiore coinvolgimento di tutte le parrocchie, seguendo le indicazioni da lui presentate. Tra l'altro scrive: "Per sorreggere questo impegno diventa essenziale che la parrocchia abbia, o istituisca in questa occasione, la propria Caritas parrocchiale, in modo particolare per coordinare il volontariato individuale o di aggregazioni necessario allo scopo". "Ho deciso di aprire le porte dell'episcopio per ospitare una famiglia di profughi", spiega il vescovo di Avezzano, Pietro Santoro, che ribadisce come nella sua diocesi già da tempo alcune comunità marsicane hanno iniziato ad accogliere quanti stanno fuggendo dalle loro terre. "Nella mia diocesi già esiste una realtà di accoglienza nelle parrocchie e rilancerò, per far comprendere anche la profondità di questo impegno comune, le parole del Sommo Pontefice con una lettera pastorale che invierò in queste ore a tutta la diocesi". Attualmente la chiesa marsicana ospita nelle varie realtà 34 profughi. Fare di tutto per accogliere i migranti nelle parrocchie della diocesi di Potenza - Muro Lucano e Marsico Nuovo. È il senso di una lettera inviata oggi dall'arcivescovo Agostino Superbo alle 60 parrocchie della diocesi. "Ti chiedo - ha scritto il presule ai parroci - di fare il possibile perché nella tua parrocchia si possa offrire accoglienza a una delle famiglie giunte In Italia negli ultimi giorni". Nel contempo Superbo ha sollecitato "una risposta rapida così da poter fornire dati certi alle autorità chiamate a gestire l'emergenza". Anche le diocesi della Calabria si stanno mobilitando, ancora di più. "È ormai collaudato da tempo il sistema dell'accoglienza dei migranti messo a punto dalla diocesi di Reggio Calabria, siamo in campo da tempo - fanno sapere dalla curia diocesana della città calabrese dello Stretto - e il nostro intervento come assistenza e prima accoglienza è stato immediato già dai primi sbarchi che si sono verificati nel nostro porto, soprattutto per quanto concerne i minori non accompagnati. Il Coordinamento per l'accoglienza è attivo da mesi e la sua esperienza sarà importante per organizzare l'accoglienza così come indicato dal Santo Padre". Anche le altre diocesi calabresi, non solo nelle realtà più a contatto in questi ultimi anni con l'approdo di migliaia di migranti, si stanno muovendo per promuovere l'accoglienza. A Locri, in queste ore, sono in corso delle riunioni operative in Episcopato per stabilire il da farsi. Iniziative analoghe sono in programma e si terranno a breve nelle altre 11 diocesi della regione. Le parrocchie di Torino si preparano a far rete per l'accoglienza dei profughi. L'invito è arrivato dall'arcivescovo Nosiglia, che ha esortato la curia torinese a mettere a disposizione posti per i numerosi migranti in arrivo nella provincia sabauda. In particolare, Nosiglia si è rivolto ai moderatori e ai referenti territoriali di enti come la Caritas, il volontariato Vincenziano "e tutte le altre realtà che lavorano nel sociale": l'invito è a costituire in ciascuna Unità pastorale dei moduli d'accoglienza temporanea capaci di ospitare 5 persone ciascuno, cercando la disponibilità di "parrocchie, istituti religiosi, case di risposo e strutture ecclesiali presenti sul territorio". E la catena della solidarietà si sta allungando di ora in ora, mentre in diocesi si riflette sulla ristrutturazione e il coinvolgimento di alcuni immobili dismessi. Già la scorsa settimana, Nosiglia aveva voluto sottolineare come la Diocesi torinese stesse già ospitando, in diverse strutture, circa 500 rifugiati. La solidarietà si muove anche a Bologna, la cui diocesi è guidata dall'arcivescovo, cardinale Carro Caffarra. "Ci stiamo organizzando per dare una risposta all'appello del Papa", afferma il vicario generale Giovanni Silvagni. In tanti si sono rivolti a parroci (ma anche a istituzioni e sindacati) per chiedere di dare una mano sul fronte accoglienza profughi, mettendo a disposizione la propria casa. Dopo l'appello del Papa sotto le Due Torri la disponibilità è cresciuta subito e diverse parrocchie hanno già iniziato a pensare a come accogliere i migranti. "Per ora stiamo capendo come mettere in contatto le famiglie disponibili all'ospitalità con migranti - spiega Mario Marchi, direttore della Caritas di Bologna - Non si tratta solo di ospitare una persona in casa ma occorre pensare a un percorso che permetta una vera e propria integrazione tra ospiti e ospitanti". A Vicenza, fin dalla scorsa Quaresima, il vescovo Beniamino Pizziol ha aperto le porte di un appartamento in Vescovado ai migranti. Un primo gruppo di quattro richiedenti asilo provenienti dall'Africa è stato ospitato in quella casa, che rimarrà a disposizione anche una volta che i primi quattro dovessero trovare diversa sistemazione in seguito al riconoscimento dello status di rifugiati. Monsignor Pizziol vuole anche creare un centro di accoglienza in ognuno dei 23 vicariati dei quali è composta la diocesi, che conta in tutto di 354 parrocchie, molte delle quali si sono già adoperate per l'accoglienza. "Le parole pronunciate ieri da Papa Francesco sono risuonate fortemente qui al Santuario di Pompei, dove l'accoglienza è uno stile di vita quotidiano". È quanto afferma a Tv2000 monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo di Pompei, rispondendo all'appello all'accoglienza dei migranti lanciato dal Papa. "Da oltre 130 anni - ricorda monsignor Caputo - bambini, poveri, orfani, figli di carcerati, anziani, ex tossicodipendenti, diversamente abili, donne adolescenti in difficoltà hanno trovato e trovano casa, istruzione, futuro ma soprattutto amore concreto e diffusivo. Le nostre opere sociali e caritative ospitano centinaia di ultimi ed emarginati". E "tra due settimane sarà inaugurata una nuova casa famiglia che sarà dedicata ai bambini e ai bambini diversamente abili. Negli ultimi mesi abbiamo accolto 30 donne migranti con i loro bambini che provengono da Eritrea, Nigeria, Guinea. Attualmente sono ospitate presso la nostra casa 12 donne con 2 bambini". "L'appello del Papa fungono sicuramente da sprono ed incoraggiano a intraprendere iniziative di accoglienza". Lo dice don Vincenzo Federico, direttore della Caritas della diocesi di Teggiano-Policastro (Salerno). Attualmente nel territorio di competenza della diocesi teggianese, che comprende il Vallo di Diano, gli Alburni ed il Golfo di Policastro, sono circa 700 i migranti ospitati in diverse strutture. Fra loro decine di minori. L'accoglienza viene curata da volontari ed associazioni che si confrontano quotidianamente con le parrocchie e con i responsabili della Caritas diocesana. La diocesi di Teggiano-Policastro, retta dal vescovo monsignor Antonio De Luca, da decenni è impegnata nell'accoglienza di profughi. Già nel 1991 furono accolti, con l'ausilio delle parrocchie di Roscigno e di Sicignano degli Alburni, alcune famiglie di origine albanese. Da Barletta-Trani-Bisceglie il vescovo Giovanni Battista Picchieri fa sapere che a breve sarà convocato il Consiglio episcopale per "fare un primo discernimento al fine di offrire alle parrocchie alcune indicazioni finalizzate all'accoglienza di un certo numero di migranti e delle loro famiglie".L'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, in un messaggio alle parrocchie e alle comunità religiose della diocesi, ha spiegato che «il Papa ci chiede di fare qualcosa in più rispetto a quanto compiuto finora»: «Ogni parrocchia e ogni comunità religiosa è invitata a prevedere lo spazio adeguato per accogliere in modo essenziale e dignitoso una famiglia di profughi, e a comunicare alla Caritas diocesana la propria disponibilità, non appena lo spazio previsto sia pronto per l’accoglienza».