Chiesa

Focus. Quei libri spirituali che il Papa regala

Filippo Rizzi sabato 16 febbraio 2019

«Si tratta di un omaggio del Papa al ministero spesso difficile dei preti oggi, costellato molte volte di grandi solitudini e deserti spirituali. Un dono, questo libro, che aiuterà tutti anche i laici a scoprire l’importanza della direzione spirituale e il fine alto a cui siamo tutti chiamati: intraprendere un autentico cammino di perfezione cristiana ».

Il gesuita ferrarese e vescovo ausiliare di Roma, Daniele Libanori, classe 1953, è stato uno dei principali ispiratori della riedizione del libro Compendio di teologia, ascetica e mistica del sacerdote sulpiziano francese Adolphe Tanquerey (1854-1932) – pubblicato ora in veste aggiornata dalla San Paolo – che Francesco ha voluto donare per gli auguri di Natale ai membri della Curia Romana. E fu lo stesso Pontefice, il 21 dicembre scorso, nella Sala Clementina in Vaticano, a spiegare il senso di questa “strenna natalizia”:

«Credo che è bene, magari non leggerlo tutto ma cercare nell’indice su questa virtù, su questo atteggiamento… Ci farà bene per la riforma di ognuno di noi e per la riforma della Chiesa». Parole queste – dice il vescovo Libanori, con alle spalle tanti anni di direzione spirituale all’interno della Compagnia di Gesù e di studi, tra cui un dottorato sul gesuita padovano Achille Gagliardi vissuto tra Cinque e Seicento, dedicati alla letteratura spirituale – che confermano la scelta singolare in questi 5 anni di pontificato di Bergoglio di donare testi di ascetica e mistica.

E Libanori rivela un particolare a questo proposito: «L’idea di rieditare in chiave aggiornata questo gioiello spirituale del Tanquerey nacque durante un corso di direzione spirituale che guidai tanti anni fa ad un gruppo di preti e alla presenza del cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero. Nelle mie riflessioni attinsi al manuale di Tanquerey. Tutti i miei appunti facevano riferimento a un’edizione molto consumata degli anni Venti-Trenta del Compendio. Da lì, vista la scarsità di esemplari in commercio, con il cardinale Stella sorse il proposito di rieditare questo manuale. E con l’aiuto della casa editrice San Paolo si è arrivati non solo alla pubblicazione ma si è voluto anche aggiornare tutta la bibliografia e le note storiche di accompagnamento per rendere ancora attuale questo testo che, seppur datato, rimane un classico della spiritualità cattolica quanto lo è ancora Il combattimento spirituale scritto nel Cinquecento dal teatino Lorenzo Scupoli».

Un dono dunque quello del Papa che non è una fedele copia anastatica del Tanquerey ma qualcosa di più. «Come ha suggerito lo stesso Pontefice – osserva Libanori – si possono trovare nell’indice tutte quelle voci dai vizi capitali, alla lotta contro i nemici spirituali, all’esame dei peccati gravi ma anche a tutte quelle vie che ci possono portare alla vera conoscenza di Dio». Un libro spesso consultato anche dal giovane gesuita Bergoglio. «Questo volume era un testo ancora in voga negli anni ’50. Il classico libro tascabile come le “summae” di patristica e di teologia che i preti di allora si mettevano sempre in valigia. I libri all’epoca costavano molto. E ovviamente l’allora giovane gesuita Bergoglio ha usato questo manuale per preparare delle conferenze, per avere delucidazioni su questioni nodali che toccavano il suo ministero, per fare chiarezza su tante questioni di coscienza importanti a livello anche di direzione spirituale». Un testo a giudizio di Libanori che risente di un’«impostazione molto tomista » che manca spesso di quei richiami biblici divenuti essenziali soprattutto dopo il Concilio Vaticano II.

«Come nel caso del vocabolario di greco, il “Rocci”, il Compendio del Tanquerey rimane un manuale di successo perché il suo autore ha continuato ad aggiornarlo e a curarlo nei particolari, limando di giorno in giorno gli eventuali errori, ripetizioni, rendendolo così un volume sempre agile e di gradevole lettura». Osserva ancora: «Dentro queste 800 pagine in chiave di compendio è presente il meglio della letteratura mistica spagnola, del “Siglo de oro”, del Seicento francese ma anche dei grandi autori spirituali italiani precedenti anche al Concilio di Trento». Un libro in fondo che ci riporta idealmente a un altro testo donato da papa Francesco ai membri della Curia Romana per gli auguri natalizi del 2016, Accorgimenti per curare le malattie dell’anima, scritto dal quinto generale dei gesuiti Claudio Acquaviva.

A curarlo sempre per la San Paolo anche in quel caso fu Libanori, come fece per le Edizioni Dehoniane di Bologna nel 2010, in occasione dell’anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI, per la traduzione italiana del Trattato sul sacerdozio di san Juan de Ávila. «Fu la mia una scelta singolare perché andai a cercarlo tra le fonti inedite della spiritualità ignaziana e a curare la traduzione dal latino all’italiano. Anche in questo caso si tratta di un testo ben conosciuto da Bergoglio da giovane novizio dei gesuiti. E proprio attraverso questi testi si comprende come il Papa – citando gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio – ha fatto una profonda esperienza del Signore. Qui come nel caso del Tanquerey veniamo messi in guardia da una certa rilassatezza spirituale, dai difetti morali, spirituali ma anche comunitari, inadempienze che possono compromettere una genuina vocazione religiosa. Attraverso l’indicazione di questi libri spirituali papa Bergoglio non vuole mai condannare qualcuno, o un presunto malcostume della Curia ma ci vuole indicare le mete alte di perfezione cristiana a cui tutti noi battezzati siamo in fondo chiamati».