Chiesa

Vaticano. Promulgata la riforma della Curia romana: nasce il Dicastero per la Carità

Riccardo Maccioni sabato 19 marzo 2022

Ogni cristiano è un discepolo missionario. L’annuncio del Vangelo è «il primo servizio della Chiesa». Tutti, compresi laici e laiche, almeno in via ipotetica possono essere nominati in ruoli di governo della Curia Romana, che nel suo insieme non si pone tra il Papa e i vescovi, bensì «al servizio di entrambi secondo le modalità proprie della natura di ciascuno».

Questo il perimetro entro cui si colloca la Costituzione apostolica "Praedicate Evangelium”, il testo pubblicato questa mattina con cui viene riorganizzata la struttura di governo della Chiesa cattolica. Si tratta del documento che completa il lavoro di riforma avviato nelle Congregazioni generali pre Conclave 2013, quello che ha eletto al soglio di Pietro l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, e poi proseguito dal Consiglio dei cardinali, il cosiddetto C9 creato dallo stesso Francesco pochi mesi dopo l’avvio del suo pontificato.

"Praedicate Evangelium”, che entrerà in vigore il 5 giugno, solennità di Pentecoste, sostituisce la "Pastor Bonus” promulgata da Giovanni Paolo II nel 1988 e sarà presentata lunedì prossimo dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, da monsignor Marco Mellino, segretario del Consiglio di cardinali e dal padre gesuita Gianfranco Ghirlanda, canonista, professore emerito della Pontificia Università Gregoriana. Si compone di 11 capitoli e 250 articoli.

QUI IL TESTO DELLA COSTITUZIONE APOSTOLICA

La struttura

Punto di partenza del documento è la chiamata della Chiesa alla conversione missionaria, nel segno della testimonianza, in parole e opere, della misericordia che «ella stessa ha ricevuto gratuitamente da Dio». E nell’ambito di un’organizzazione funzionale a questo scopo, la Curia romana «è al servizio del Papa, il quale, in quanto successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli». Il che non toglie naturalmente importanza al ruolo delle presenze più decentrate. La riforma, anzi, vuole valorizzare le potenzialità degli episcopati, affidando loro competenze che sono «volte ad esprimere la dimensione collegiale del ministero episcopale e, indirettamente, a rinsaldare la comunione ecclesiale». Quanto alla lettura d’insieme del cammino che il documento avvia, la riforma sarà «reale e possibile se germoglierà da una riforma interiore, con la quale facciamo nostro «il paradigma della spiritualità del Concilio», espressa dall’antica storia del Buon Samaritano «di quell’uomo, che devia dal suo cammino per farsi prossimo ad un uomo mezzo morto che non appartiene al suo popolo e che neppure conosce».

L’evangelizzazione

Tra le novità più significative, il “Dicastero per l’evangelizzazione” frutto dell’accorpamento della “Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli” e del “Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione”. Il nuovo organismo prevede due sezioni, ciascuna delle quali è retta da un pro-prefetto, perché il dicastero è presieduto direttamente dal Papa.

L’Elemosineria

Nuovo anche il “Dicastero per il servizio della carità” chiamato anche Elemosineria apostolica. Si tratta di «un’espressione speciale della misericordia» – spiega il testo – che «partendo dall’opzione per i poveri, i vulnerabili e gli esclusi, esercita in qualsiasi parte del mondo l’opera di assistenza e di aiuto verso di loro a nome del Romano Pontefice, il quale nei casi di particolare indigenza o di altra necessità, dispone personalmente gli aiuti da destinare».

Tutela dei minori

Inutile dire che c’era grande attesa per l’organizzazione del servizio di tutela dei minori vittime di abusi. Nel solco di quanto già avviato dal Papa, la Commissione incaricata di questo ruolo entra a far parte del Dicastero per la dottrina della fede, continuando ad operare con norme sue, avendo un presidente e un segretario proprio. Come compito ha quello di «fornire al Romano Pontefice consiglio e consulenza ed altresì proporre le più opportune iniziative per la salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili».

I requisiti

Nell’ambito del processo di riforma, cambia anche la disciplina della durata degli incarichi. Il mandato di chierici e religiosi in servizio presso la Curia Romana sarà quinquennale e rinnovabile una sola volta, dopo di che dovranno tornare alle diocesi o alle loro comunità. Significativo anche il rimando ai criteri da adottare nella scelta del personale. «Quanti prestano servizio nella Curia – sottolinea “Praedicate Evangelium”sono scelti tra vescovi, presbiteri, diaconi, membri degli Istituti di vita cnsacrata e delle Società di vita apostolica e laici che si distinguono per vita spirituale, buona esperienza pastorale, sobrietà di vita e amore ai poveri, spirito di comunione e di servizio, competenza nelle materie loro affidate, capacità di discernimento dei segni dei tempi. Per questo si rende necessario dedicare attenta cura alla scelta e alla formazione del personale, così come all’organizzazione del lavoro e alla crescita personale e professionale di ciascuno».

La sinodalità

Come detto all’inizio, il testo di riforma arriva a conclusione di un lungo cammino collegiale iniziato ancora prima dell’elezione al soglio pontificio di Francesco e culminato nel varo, deciso dallo stesso Pontefice, del Consiglio di cardinali, istituito il 28 settembre 2013. Si tratta di un organismo che da allora ha lavorato, per così dire, in senso plurale, mettendo insieme le competenze e le specificità di ciascuno. E non a caso oggi, come modalità di lavoro «usuale» per la Curia Romana viene indicata la sinodalità, uno stile già in atto, ma da sviluppare sempre di più. Un percorso che è un po’ il principio chiave di questa nuova stagione di Chiesa, che ne orienta gli obiettivi e lo stile di testimonianza. In qualche modo va letta così anche l’opera di snellimento dei dicasteri. Si è reso necessario ridurne il numero, viene spiegato, «unendo tra loro quelli la cui finalità era molto simile o complementare, e razionalizzare le loro funzioni con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni di competenze e rendere il lavoro più efficace». Minor quantità senza ridurre la qualità, dunque. Un doppio obiettivo non facile da raggiungere e per questo affidato all’impegno e alla preghiera di tutti i fedeli. E posto sotto la protezione del patrono della Chiesa universale cui il Papa è notoriamente molto devoto. Ecco allora la scelta di far pubblicare “Praedicate Evangelium”, «a sorpresa» come ha scritto il portale Vatican news, proprio il 19 marzo, decimo anniversario di inizio pontificato e festa di San Giuseppe. «Egli è custode – disse il Papa il 19 marzo 2013 – perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e... proprio per questo sa prendere le decisioni più sagge».