Chiesa

Per l'inculturazione della liturgia. Il Messale in rito zairese. È il primo

Papa Francesco martedì 1 dicembre 2020

Francesco ha firmato la prefazione al libro dedicato al Messale Romano per le diocesi dello Zaire. Il cui rito accoglie la specificità spirituale e socio-culturale congolese rispettando la tradizione della Chiesa

Pubblichiamo la prefazione del Pontefice al volume “Papa Francesco e il Messale Romano per le diocesi dello Zaire” (Libreria Editrice Vaticana, 228 pagine, 20 euro) curato da Rita Mboshu Kongo. Si tratta, come scrive lo stesso Bergoglio, di uno strumento per conoscere meglio il rito zairese (Zaire è l’ex nome della Repubblica Democratica del Congo), finora «l’unico rito inculturato della Chiesa latina approvato dopo il Concilio Vaticano II» e come tale «esempio di inculturazione liturgica».


Oggi primo dicembre alle 15.30 in streaming sul canale You tube di Vatican News la presentazione del volume cui parteciperanno il cardinale Silvano Maria Tomasi e il liturgista padre Bruno Silvestrini
Modera padre Jean Pierre Bojoko. È previsto un video messaggio del Papa

Il volume curato da suor Rita Mboshu Kongo è uno strumento per conoscere approfonditamente diversi aspetti del Messale Romano per le diocesi dello Zaire. Il 1° dicembre 2019, prima domenica di Avvento, abbiamo celebrato l’Eucaristia secondo il « Missel Romain pour les diocèses du Zaïre », approvato dalla Congregazione per il Culto divino il 30 aprile 1988. Finora è l’unico rito inculturato della Chiesa latina approvato dopo il Concilio Vaticano II. Il rito zairese del Messale Romano è ritenuto come esempio di inculturazione liturgica. Si sente che nella celebrazione secondo il rito zairese vibra una cultura e una spiritualità animata da canti religiosi a ritmo africano, il suono dei tamburi e altri strumenti musicali che costituiscono un vero progresso nel radicamento del messaggio cristiano nell’anima congolese. Si tratta di una celebrazione gioiosa. È un vero luogo di incontro con Gesù. Si vive ciò che abbiamo scritto: « La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia » ( Evangelii gaudium 1). Nel volume c’è giustamente un richiamo alla necessità di andare più in profondità, a qualcosa che tocchi l’animo, il pensiero, la sensibi-lità, il mondo culturale delle persone. La liturgia deve toccare il cuore dei membri della Chiesa locale ed essere suggestiva. «Il cristianesimo non dispone di un unico modello culturale», bensì, «restando pienamente se stesso, nella totale fedeltà all’annuncio evangelico e alla tradizione ecclesiale, esso porterà anche il volto delle tante culture e dei tanti popoli in cui è accolto e radicato».

Nei diversi popoli che sperimentano il dono di Dio secondo la propria cultura, la Chiesa esprime la sua autentica cattolicità e mostra «la bellezza di questo volto pluriforme». Nelle espressioni cristiane di un popolo evangelizzato, lo Spirito Santo abbellisce la Chiesa, mostrandole nuovi aspetti della Rivelazione e regalandole un nuovo volto.

Il libro “Papa Francesco e il Messale Romano per le diocesi dello Zaire” (Libreria Editrice Vaticana, pagine 228, 20 euro) sarà
pubblicato il 9 dicembre

Nell’inculturazione, la Chiesa «introduce i popoli con le loro culture nella sua stessa comunità», perché «i valori e le forme positivi» che ogni cultura propone «arricchiscono la maniera in cui il Vangelo è annunciato, compreso e vissuto» (Evangelii gaudium 116). È evidente che ogni popolo dopo avere fatto l’esperienza personale dell’incontro trasformante con Cristo, cerca di invocare Dio, che si è rivelato attraverso Gesù Cristo con le sue parole, con il suo linguaggio religioso, poetico, metaforico, simbolico e narrativo, poiché la preghiera rivolta a Dio comporta la grazia che trasforma l’esperienza umana in tutte queste dimensioni. È in questa dinamica che la Conferenza episcopale del Congo ha forgiato una personalità propria volendo pregare Dio, non per procura o con parole prese in prestito da altri, ma assumendo tutta la specificità spirituale e socio-culturale del popolo congolese, con le sue trasformazioni. Questo processo di inculturazione liturgica in Congo è un invito a valorizzare i diversi doni dello Spirito Santo, che sono una ricchezza per tutta l’umanità. Del resto, nell’esortazione apostolica postsinodale Querida Amazonia abbiamo detto esplicitamente di «raccogliere nella liturgia molti elementi propri dell’esperienza degli indigeni nel loro intimo contatto con la natura e stimolare espressioni native in canti, danze, riti, gesti e simboli. Già il concilio Vaticano II aveva richiesto questo sforzo di inculturazione della liturgia nei popoli indigeni, ma sono trascorsi più di cinquant’anni e abbiamo fatto pochi progressi in questa direzione» ( QA 82). Il caso del rito zairese suggerisce una via promettente anche per l’eventuale elaborazione di un rito amazzonico, in quanto vengono recepite le esigenze culturali di una determinata area del contesto africano, senza stravolgere la natura del Messale Romano, a garanzia della continuità con la tradizione antica e universale della Chiesa. Speriamo che questo lavoro possa aiutare a camminare in questa direzione.

© LIBRERIA EDITRICE VATICANA

Francesco ha firmato la prefazione al libro dedicato al Messale Romano per le diocesi dello Zaire. Il cui rito accoglie la specificità spirituale e socio-culturale congolese rispettando la tradizione della Chiesa - Ansa

Canti, musica e litanie

“Zaire” è stato dal 1971 al 1997 il nome della Repubblica Democratica del Congo. Quanto al rito è un adattamento del Messale romano, frutto di un lungo cammino, auspicato dai vescovi del Paese fin degli anni ’60 del secolo scorso. Si caratterizza, tra l’altro, per la partecipazione attiva dell’assemblea con largo uso di musica e canti, per lo spazio dato alle litanie dei santi e per l’atto penitenziale collocato dopo l’omelia.