Chiesa

Il viaggio in Asia. Il Papa ai giovani: «Imparate a piangere»

Mimmo Muolo, inviato domenica 18 gennaio 2015
"Non siate giovani da museo". E' la raccomandazione di Papa Francesco ai ragazzi che vivono nell'era dell'informazione, il cui rischio è avere "tante notizie, ma non sapere come impiegarle". Proprio come i musei: "hanno tutto, ma non sanno che farci". Una raccomandazione forte come il profondo discorso che - nuovamente a braccio ("perché in spagnolo mi viene più spontaneo", ha detto lasciando da parte il testo scritto) - ha rivolto a 30mila ragazzi riuniti nel capo sportivo dell'Università Santo Tomas. Nel primo momento di un'altra giornata trionfale, con milioni di persone che hanno invaso il centro di Manila, il Pontefice ha chiesto ai giovani di essere santi, di imparare ad amare e di avere speciale attenzione all'ambiente e ai poveri. "Imparate a piangere", ha detto prendendo spunto dalla domanda di Glyzelle, una ex bambina di strada, che in lacrime, gli aveva chiesto: "Perché Dio permette che i bambini piangano?". Domanda, ha spiegato, alla quale non si può dare risposta, se non con gli occhi resi limpidi dalle lacrime. Prima, però, di rispondere ai toccanti quesiti di alcuni ragazzi, Francesco ha voluto ricordare Kristel, la ragazza di 27 anni (e non 21, come in precedenza si era saputo) morta a Tacloban durante la Messa di sabato. Il Papa ha chiesto per lei e per i suoi genitori (era figlia unica, la madre sta rientrandi da Hong Kong) un minuto di silenzio e poi ha recitato una Ave Maria e un Padre Nostro. In precedenza, sempre nell'università Santo Tomas, aveva brevemente salutato i leader delle altre religioni. Imparare a piangere. Il primo quesito dell'incontro con i giovani è stato proprio quello di Glyzelle. E gli ha fornito lo spunto per ricordare che "le donne sanno porre domande che gli uomini non sono capaci di fare" e che non bisogna essere maschilisti, ma fare più spazio alle donne. "Quando verrà a Manila il prossimo Papa, spero che ci siano più donne a fare testimonianze". Quindi ha proseguito: "Oggi ho ascoltato l’unica preghiera che non ha risposta, alla bambina non sono bastate le parole, ha avuto bisogno delle lacrime. Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che ha detto siamo capaci di rispondere a questa domanda. E' una grande domanda per tutti: perché i bambini soffrono? Quando il cuore è capace di chiedere a se stesso e piangere possiamo capire qualcosa". Per il Papa esiste una compassione mondana che non è utile per niente. E' la compassione di chi al massimo tira fuori una moneta dal borsellino. "Se Cristo avesse avuto questa comapassione - ha detto il Papa - avrebbe aiutato tre o quattro persone e sarebbe tornato al padre. Solo quando Cristo è stato capace di piangere ha capito il nostro dramma".Ecco dunque che "al mondo di oggi manca la capacità di piangere. Piangono gli emarginati, gli scartati, i disprezzati, però non capiamo molto su quelle persone che non hanno la necessità di piangere. Certe realtà della vita si vedono solo con gli occhi resi limpidi dalle lacrime". E allora "ognuno si chieda: ho imparato a piangere quando vedo un bambino affamato, drogato, senza casa, abusato, usato da una società come schiavo. Impariamo a piangere come lei ci ha insegnato oggi. Non dimentichiamo queste domande: la grande domanda su perché i bambini soffrono Glyzelle l’ha fatto piangendo e la grande risposta si apprende piangendo. Chi non sa piangere non è un buon cristiano. E specialmente di fronte a simili domande "la nostra risposta sia o il silenzio o la parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere". Imparare ad amare. In risposta poi a uno studente, Leandro Santos, che gli chiedeva come ascoltare la voce di Dio al tempo di internet, Francesco ha fatto notare che "corriamo il rischio di vivere accumulando informazioni". Ma non serve accumulare informazioni, se poi non si è capaci di amare. Imparare ad amare è dunque la materia più importante da studiare. "Solo attraverso l’amore questa informazione diventa feconda. Per questo il Vangelo ci propone di usare tre linguaggi: il linguaggio della mente, del cuore e della mano, armoniosamente. Pensare quello che si sente e quello che si fa, sentire ciò che penso e ciò che faccio. Pensare, sentire e fare. E farlo armoniosamente. Il Papa ha quindi sottolineato che "il vero amore è amare ed essere amati". Permettiamo dunque a Dio di amarci, perché "lasciarsi amare da Dio, aprirsi all’amore di Dio ci provoca una sorpresa. Se uno raccoglie solo informazioni, si chiude alla sorpresa. Dio sempre sorprende, lasciamoci sorprendere da Dio. Non dobbiamo avere la psicologia del computer che pretende di sapere tutto. Tutte le risposte sono nel computer, nessuna sopresa". Invece nella sfida dell’amore Dio si manifesta con sorpresa. Dunque "Non giovani da museo, ma giovani santii e per essere santi bisogna usare tre linguaggi; pensare bene, sentire bene, fare bene. E lasciarci sorprendere dall’amore e questa è la buona vita". Imparare a mendicare. Infine il Papa risponde a Rikki, un ingegnere che ha inventato un congegno basato sull'energia solare per dare luce alle famiglie delle zone distastrate rimaste senza corrente elettrica, dice: "Grazie per quello che hai fatto, ma hai imparato a ricevere?". Per Francesco, infattoi bisogna "imparare a mendicare", cioè "apprendere a ricevere con umiltà, a essere evangelizzati dai poveri, la persona che aiutiamo ha molto da offrirci. Ho imparato a mendicare anche da questo, o sono sufficiente a me stesso e voglio solo dare? Penso di avere tutto e di non avere bisogno di niente? So di essere povero? So di avere molta povertà e necessità? Mi faccio evangelizzare dai poveri e dagli infermi?". Domande che restano nell'aria anche quando il Papa ha smesso da un po' di parlare e riceve l'abbraccio dei bambini che sono più vicini al palco. Non prima però di aver spiegato l'abbandono del discorso scritto. "La realtà è superiore all'idea. E la vostra realtà è superiore a tutte le idee che avevo preparato qui", ha detto indicando i fogli del testo. La riprova della sua capacità di entrare subito in sintonia e di capire che cosa va detto e come bisogna dirlo.