Chiesa

LA STRADA GIUSTA. Il Papa: «I cattolici si sporchino le mani»

Mimmo Muolo martedì 17 settembre 2013
Un monito ai politici: «Non si può governare senza amore al popolo e senza umiltà». Un messaggio ai cittadini: «Nessuno di noi può dire: "Ma io non c’entro"». E un invito particolare ai cattolici: «Un buon cattolico si immischia in politica, offrendo il meglio di sé». Infine una raccomandazione per tutti: «Pregare per chi governa». Papa Francesco sembra quasi voler prolungare il discorso inaugurato giovedì scorso (quando ha mandato un suo messaggio alla sessione di apertura della 47.ma Settimana sociale di Torino), e continuato domenica all’Angelus, quando ha nuovamente sottolineato l’importanza dell’argomento trattato nel capoluogo piemontese e ha esortato: «Coraggio. Avanti su questa strada della famiglia». Le parole pronunciate, infatti, nell’omelia della messa di ieri mattina a Santa Marta appaiono come un ulteriore tassello nel vasto mosaico degli eventi degli ultimi giorni.Il messaggio del Papa è a 360 gradi. E investe perciò tutti i protagonisti della vita della polis. Innanzitutto i governanti. A loro Francesco ricorda le principali virtù di chi è chiamato dalla volontà popolare a sedersi nella stanza dei bottoni. «Non si può governare senza amore al popolo e senza umiltà! E ogni uomo, ogni donna che deve prendere possesso di un servizio di governo, deve farsi queste due domande: "Io amo il mio popolo, per servirlo meglio? Sono umile e sento tutti gli altri, le diverse opinioni, per scegliere la migliore strada?". Se non si fa queste domande il suo governo non sarà buono. Il governante, uomo o donna, che ama il suo popolo è un uomo o una donna umile».Poi, nella seconda parte dell’omelia, il Papa inverte la prospettiva. E si mette dalla parte dei governati. «C’è l’abitudine – fa notare – di dire solo male dei governanti e fare chiacchiere sulle cose che non vanno bene. Senti il servizio della tv e bastonano; leggi il giornale e bastonano. Sempre il male, sempre contro». Forse – prosegue Francesco – il governante è un peccatore, ma io devo collaborare con la mia opinione, con la mia parola, anche con la mia correzione» perché tutti «dobbiamo partecipare al bene comune». «Nessuno può lavarsi le mani».Terza parte del discorso e terza prospettiva. «Tante volte abbiamo sentito: "un buon cattolico non si immischia in politica". Questo non è vero – sottolinea il Pontefice – quella non è una buona strada». La via migliore invece è quella della preghiera. Francesco cita san Paolo che raccomanda «preghiera per tutti gli uomini e per il re e per tutti quelli che stanno al potere». «"Ma, Padre – aggiunge il Papa facendosi portavoce di chi non è d’accordo –, quella è una cattiva persona, deve andare all’inferno"». Prega per lui – è l’esortazione del Pontefice –, prega per lei, perché possa governare bene, perché ami e serva il suo popolo, perché sia umile. Un cristiano che non prega per i governanti, non è un buon cristiano». «"Ma, Padre, come pregherò per questo? Questa è una persona che non va". Prega perché si converta. Ma prega. E questo non lo dico io –conclude Francesco –, lo dice san Paolo, la Parola di Dio».La politica riguarda tutti, dunque. Ma per fare che cosa? Nei giorni scorsi il Papa aveva dato più di un’indicazione, in "dialogo" con i vescovi e i laici impegnati nella Settimana sociale. Emblematiche a tal proposito le parole pronunciate domenica all’Angelus. «Oggi – aveva detto – , a Torino, si conclude la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, sul tema "Famiglia, speranza e futuro per la società italiana". Saluto tutti i partecipanti e mi rallegro per il grande impegno che c’è nella Chiesa in Italia con le famiglie e per le famiglie e che è un forte stimolo anche per le istituzioni e per tutto il Paese. Coraggio. Avanti su questa strada della famiglia» In risposta, da Torino, gli era giunto il «grazie» dei 1300 delegati. «Carissimo Papa Francesco – aveva sottolineato in un messaggio l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, presidente del Comitato organizzatore – esprimiamo la nostra profonda gratitudine per il denso messaggio, che mette al centro dell’impegno delle nostre comunità ecclesiali la famiglia fondata sul matrimonio bene comune di tutti, speranza dell’intera società italiana. Il Suo magistero – assicurava il presule – è stato un punto di riferimento fondamentale per i lavori della Settimana sociale e illuminerà il cammino del nostro impegno corresponsabile».Famiglia, bene comune, speranza. Ecco dunque i contenuti della buona politica sui quali il Papa, i vescovi italiani e il laicato ecclesiale concordano pienamente. Ed è significativo che questa strada per il futuro venga tracciata qualche giorno prima del viaggio di Francesco in quella Cagliari dove cinque anni fa Benedetto XVI lanciò il suo appello per una nuova classe di cattolici impegnati nella politica. Un appello che domenica in pratica ha già fatto proprio.