Chiesa

ACCANTO AGLI ULTIMI. «Ascoltiamo le piaghe di Gesù»

Mimmo Muolo sabato 5 ottobre 2013

Forse per questo è arrivato addirittura in anticipo di una quindicina di minuti. Per avere la possibilità di salutarli tutti. Ad uno ad uno. Senza curarsi del tempo. E così la periferia esistenziale è subito centro. Centro del cuore del Papa, che entra ad Assisi passando per la porta del Serafico (prima tappa della sua visita), cioè l’istituto che si prende cura di una sessantina di ragazzi e adulti con pesanti disabilità fisiche e psichiche. Centro della vita della Chiesa, perché Francesco, mettendo da parte il discorso scritto e parlando a braccio (e non sarà la sola volta nel corso della giornata), ricorda a tutti che se «sull’altare adoriamo la Carne di Gesù, in loro (i disabili, appunto, ndr) troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe». «Piaghe che vanno ascoltate». Di quell’ascolto, per quasi tre quarti d’ora il Pontefice dà egli stesso un palese esempio. Prima agisce Francesco, poi parla. Con perfetta coerenza tra gesti e parole, che per ciò stesso diventano testimonianza. Ed eccolo dunque passare tra le file delle sedie dove lo attendono gli emozionatissimi ragazzi, insieme con il personale sanitario che si prende cura di loro. Per ognuno ha una carezza, un bacio, una parola. Mette le mani sul capo a ciascuno. Sorride a chi gli rivolge lo sguardo. Consola chi in lacrime gli chiede una preghiera, un aiuto, un’intercessione. I minuti scorrono lenti, il tempo sembra essersi fermato. Dietro il Papa anche gli otto cardinali del nuovo “Consiglio” girano tra gli ospiti dell’Istituto. E tutti possono vedere lo straordinario “dialogo” che si svolge tra il Pontefice e i suoi giovani amici.Non c’è più nulla di formale in questo incontro. Francesco ripiega i fogli del discorso scritto (che si dà per letto e che contiene tra l’altro una nuova condanna della «cultura dello scarto», l’invito a «moltiplicare le opere dell’accoglienza» e a non lasciare sole le famiglie dei disabili), per seguire il suo canovaccio interiore. Era avvenuto così anche a Cagliari, meno di due settimane fa. E anche oggi sembra che egli abbia la capacità di sentire con il cuore i pensieri profondi di coloro che incontra e di farsene interprete ad alta voce. In questa sala ad esempio prende spunto da un passaggio del saluto del presidente dell’Istituto Serafico, Francesca Di Maolo. «Noi siamo fra le piaghe di Gesù», ha detto l’operatrice riferendosi alle infermità dei ragazzi. «Queste piaghe – fa notare il Pontefice – hanno bisogno di essere ascoltate, riconosciute». Cita quindi i due discepoli di Emmaus che hanno riconosciuto Gesù quando ha fatto vedere le sue piaghe e poi dallo spezzare il pane: «Lui era lì». E ricorda la decisione del vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, che lo accompagna, di far tenere nell’Istituto l’Adorazione permanente. «Gesù è presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone».

Infine il Papa ripete l’appello: «Queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate». Ma non come si ascoltano le notizie dei giornali che durano «uno-due-tre giorni» e poi si passa ad altro. «Devono essere ascoltati da quelli che si dicono cristiani». «Il cristiano – spiega infatti Francesco – adora Gesù, cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. E oggi tutti noi, qui, abbiamo la necessità di dire: “Queste piaghe devono essere ascoltate”», perché «la Carne di Gesù sono le piaghe di Gesù in queste persone». La conclusione del discorso a braccio è un inno alla speranza e alla trascendenza. «Gesù – ricorda il Papa – quando è Risorto era bellissimo. Non aveva nel suo corpo dei lividi, le ferite. Soltanto ha voluto conservare le piaghe e se le è portate in Cielo. Le piaghe di Gesù sono qui e sono in Cielo davanti al Padre. Noi curiamo le piaghe di Gesù qui e Lui, dal Cielo, ci mostra le sue piaghe e ci dice a tutti noi, a tutti noi: “Ti sto aspettando”». La conclusione della visita al Serafico è invece l’occasione per una battuta che restituisce il sorriso a tutti: «Grazie tante e pregate per tutti quelli che sono qui. E pregate anche per me. Ma sempre pregate a favore, non contro». La porta della strada di Assisi è ormai spalancata. E il Papa, lungo tutta la giornata, la percorrerà fino in fondo.