Chiesa

Vatican News/2. Il postulatore padre Marrazzo: «Paolo VI sacerdote prima di tutto»

venerdì 5 ottobre 2018

Chiunque abbia avuto di modo di conoscerlo, di parlargli, dice la stessa cosa. «Quando incontravi Paolo VI avevi l’impressione che esistessi solo tu. Ti dava tutta l’attenzione possibile». Ti ascoltava davvero, dava calore, trasmetteva quello che aveva dentro. L’attenzione agli altri, la sua umanità, è uno degli aspetti più significativi della personalità di Montini che emerge dalle parole di padre Antonio Marrazzo.

Il postulatore della causa di canonizzazione del Pontefice bresciano che sarà proclamato santo il 14 ottobre, è il protagonista della seconda puntata del webdoc “Paolo VI. Un uomo, un Papa, un Santo”. Si tratta, come noto, di una serie di 12 episodi incentrati su specifici aspetti della vita e del pontificato di Montini, online ogni giorno, a partire da ieri, sul sito Vatican News e sulle piattaforme social dello stesso portale (anche su avvenire.it). Un’iniziativa del Dicastero per la comunicazione, prodotta da Vatican Media e da Officina della comunicazione. Ma dalla riflessione di Marrazzo emerge con chiarezza anche un altro elemento: il suo sentirsi, da arcivescovo e cardinale prima, da Papa poi, sempre innanzitutto un prete. Lo dimostra l’arazzo ufficiale della canonizzazione che lo vede indossare la stola, il segno del sacerdozio che papa Montini mostrò sempre a grandi e piccoli del mondo. Detto in altro modo, talare bianca, mozzetta e gli altri paramenti connessi al suo status contavano poco senza l’unico che desse valore a tutto e che sopra tutto andava portato e amava portare: la stola. «Anche nei viaggi o quando riceveva capi di Stato voleva presentarsi anzitutto come sacerdote », aggiunge padre Marrazzo. Il postulatore ha conosciuto bene Montini.

Per questo quella che descrive nel web-doc è una figura molto lontana dagli stereotipi, distante dalla “vulgata” fatta di dualismi cristallizzati nel tempo attorno a Paolo VI, il Papa solenne e freddo, colto ma distante. «Lui non ha tenuto conto dell’immagine, del ruolo» – spiega Marrazzo – perché in tutta la sua vita «ha sempre guardato e accolto l’essere umano così come lo vede Dio: precario, indigente, limitato». Riconoscendo in se stesso le medesime fragilità, come anche “i suoi scritti” testimoniano. Un uomo sobrio, certo, ma più ancora ricco di calore umano, effetto della “fiducia nell’altro” che lo animava. Un uomo aperto senza riserve a quell’umanità che pure stava mutando velocemente. Un uomo e un Papa pieno di amore nei riguardi della vita, nata e non nata, come dimostrano i due miracoli che hanno aperto le porte alla beatificazione prima e alla canonizzazione oggi. «Paolo VI – aggiunge padre Marrazzo – dovrebbe essere proposto come difensore della vita nascente», perché i due segni di guarigione compiuti per sua intercessione si pongono in straordinaria “continuità” con il suo magistero. Un pontificato che l’avvicinarsi della data del 14 ottobre spinge a ripercorrere ad approfondire.

Non sarà riconosciuto santo da solo, Montini. Con lui anche l’arcivescovo martire Oscar Arnulfo Romero, nonché testimoni della carità quotidiana come Nunzio Sulprizio, fondatori e fondatrici di Ordini: Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù. «La scelta di papa Francesco non è stata casuale» – spiega il postulatore – ma racchiude una domanda di fondo: «fino a che punto la santità è legata al ruolo che una persona ha esercitato nella vita?». Nel caso di Paolo VI la santità è espressione della vita ricca di umanità di un uomo che «ti trasmetteva ciò che viveva dentro».

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