Chiesa

L'omelia. «Pace nei cuori, pace tra le nazioni»

Alessandro Gisotti per Radio Vaticana giovedì 1 gennaio 2015
“Non si può capire Gesù, senza sua madre”, non si può separare Cristo “dalla Chiesa”. È uno dei passaggi forti dell’omelia di Papa Francesco nella Messa celebrata oggi in San Pietro per la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e 48ma Giornata Mondiale della Pace. Il Pontefice ha sottolineato che, come Maria, la Chiesa è chiamata a esprimere con tutti la sua maternità, quindi ha levato un appello per combattere contro ogni forma di schiavitù. Il servizio di Alessandro Gisotti per Radio Vaticana. Maria, la Chiesa, la pace. Nella prima Messa dell’anno 2015, Papa Francesco incentra la sua omelia su questo trinomio in una Basilica petrina gremita di fedeli. L’universalità della celebrazione, nella Solennità di Maria Madre di Dio, è contraddistinta dalla pluralità delle lingue in cui vengono pronunciate le preghiere, dal cinese al tamil, dal polacco allo spagnolo. Si prega per il dono della pace, per quanti sono perseguitati a causa della fede, per il rispetto della vita e della dignità umana e ancora per tutte le famiglie e in particolare per le madri e i padri cristiani affinché siano illuminati dal Signore nella guida dei loro figli. E proprio ad una madre, la Madre di Gesù è dedicata l’omelia di Francesco che subito sottolinea che “nessun’altra creatura ha visto brillare su di sé il volto di Dio come Maria, che ha dato un volto umano al Verbo eterno”. Maria e Gesù sono inseparabili Tra Maria e Gesù, evidenzia il Papa, “esiste un rapporto strettissimo come tra ogni figlio e la sua madre”. Di più, “Cristo e sua Madre sono inseparabili”. “Maria – ribadisce – è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza del cuore, la conoscenza della fede, nutrita dall’esperienza materna e dal legame intimo con il suo Figlio”. “La Vergine Santa è la donna di fede, che ha fatto posto a Dio nel suo cuore, nei suoi progetti; è la credente capace di cogliere nel dono del Figlio l’avvento di quella ‘pienezza del tempo’ (Gal 4,4) nella quale Dio, scegliendo l’umile via dell’esistenza umana, è entrato personalmente nel solco della storia della salvezza. Per questo non si può capire Gesù senza sua Madre”. È nella Chiesa che incontriamo Gesù “Altrettanto inseparabili – riprende Francesco - sono Cristo e la Chiesa”, perché annota a braccio “Chiesa e Maria vanno sempre insieme e questo è proprio il mistero della donna nella comunità ecclesiale”. Dunque, afferma, “non si può capire la salvezza operata da Gesù senza considerare la maternità della Chiesa”: “Separare Gesù dalla Chiesa sarebbe voler introdurre una dicotomia assurda, come scrisse il beato Paolo VI (cfr Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 16). Non è possibile ‘amare il Cristo, ma non la Chiesa, ascoltare il Cristo, ma non la Chiesa, appartenere al Cristo, ma al di fuori della Chiesa’ (Ibid.) Infatti è proprio la Chiesa, la grande famiglia di Dio, che ci porta Cristo”. “La nostra fede – prosegue – non è una dottrina astratta o una filosofia, ma è la relazione vitale e piena con una persona: Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio fattosi uomo, morto e risorto per salvarci e vivo in mezzo a noi”: “Dove lo possiamo incontrare? Lo incontriamo nella Chiesa nella nostra Santa Madre Chiesa gerarchica. È la Chiesa che dice oggi: 'Ecco l’agnello di Dio'; è la Chiesa che lo annuncia; è nella Chiesa che Gesù continua a compiere i suoi gesti di grazia che sono i Sacramenti. Questa azione e missione della Chiesa esprime la sua maternità. Infatti essa è come una madre che custodisce Gesù con tenerezza e lo dona a tutti con gioia e generosità”. Francesco avverte che “nessuna manifestazione di Cristo, neanche la più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue della Chiesa, dalla concretezza storica del Corpo di Cristo”. E ancora ribadisce che “senza la Chiesa, Gesù Cristo finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un sentimento”: “Senza la Chiesa, il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori”. “Gesù Cristo – soggiunge – è la benedizione per ogni uomo e per l’intera umanità”. E “proprio questa – rammenta – è la missione del popolo di Dio: irradiare su tutti popoli la benedizione di Dio incarnata in Gesù Cristo”. E Maria, “la prima e perfetta discepola di Gesù, la prima e perfetta credente, modello della Chiesa in cammino, è Colei che apre questa strada di maternità della Chiesa”. Mai più schiavitù, pace nei cuori Francesco ricorda così che il primo giorno dell’anno coincide con la Giornata Mondiale della Pace, occasione per chiedere “pace nei cuori”, nelle famiglie, tra le nazioni. Quest’anno, in particolare, il messaggio per la Giornata della Pace è: “Non più schiavi, ma fratelli”: “Tutti siamo chiamati a essere liberi, tutti a essere figli e ciascuno secondo le proprie responsabilità, a lottare contro le moderne forme di schiavitù. Da ogni popolo, cultura e religione, uniamo le nostre forze. Ci guidi e ci sostenga Colui che, per renderci tutti fratelli, si è fatto nostro servo”. Maria Santa Madre di Dio “Guardiamo Maria, contempliamo la Santa Madre di Dio”, conclude il Papa a braccio rivolgendo lo sguardo alla statua di Maria a lato dell’altare e ricorda il “coraggioso popolo di Efeso, che gridava davanti ai suoi pastori quando entravano in Chiesa: ‘Santa Madre di Dio”: “Dice una storia, non so se è vera, che alcuni, fra questa gente, avevano bastoni in mano, forse per far capire ai vescovi cosa sarebbe accaduto loro se non avessero avuto il coraggio di proclamarla Madre di Dio… Vi invito, a tutti voi, senza bastoni, ad alzarvi e per tre volte salutarla, in piedi, con questo saluto della Prima Chiesa: “Santa Madre di Dio!”.