Chiesa

Verso il Sinodo 2015. Il vescovo Solmi: «Non lasciamo soli i giovani che cercano»

Luciano Moia domenica 1 marzo 2015
La Chiesa italiana 'apripista' nella riflessione e nelle proposte concrete per accompagnare i giovani alla scoperta della dimensione dell’amore e della sessualità in una prospettiva cristiana. Il motore di tante iniziative locali è un documento che si chiama 'Orientamenti sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia' ed è stato presentato nel 2102. «La strada è giusta – spiega il vescovo di Parma Enrico Solmi, presidente della commissione episcopale per la famiglia e la vita – e deve convincerci a raddoppiare gli sforzi per essere davvero Chiesa missionaria tra i giovani, e meno giovani, fidanzati che cercano il senso cristiano del loro cammino d’amore». Alla luce di quanto emerso dal Sinodo straordinario e in prospettiva del nuovo Sinodo di ottobre, gli 'Orientamenti' sono ancora attuali? Innanzi tutto dobbiamo considerare che la Relatio Synodi e i Lineamenta inseriscono la proposta dei percorsi di accompagnamento al matrimonio all’interno del cammino di evangelizzazione. Proprio come gli 'Orientamenti' che conservano tutto il loro carattere orientativo e pedagogico proprio nella medesima prospettiva. Nel Sinodo infatti è emerso che la Chiesa italiana ha sviluppato una riflessione sulla pastorale familiare molto significativa, raggiungendo livelli che altre conferenze episcopali ci invidiano. C’è qualche parte degli Orientamenti che dovrebbe essere rivista? Non ritengo che ci siano parti superate. Il nostro documento è recente e accoglie sensibilità molto attuali. Relatio e Lineamenta ci forniscono uno stimolo forte laddove si dice che la complessità della realtà attuale richiede maggiori impegno da parte di tutta la comunità. Ecco perché ritengo che anche alla luce di queste considerazioni i nostri percorsi di preparazione al matrimonio debbano definitivamente voltare pagina. Quali criteri da seguire? Innanzi tutto i percorsi devono essere espressione della comunità cristiana. Cioè la comunità deve sapere che queste proposte esistono, e deve guardarle con simpatia. Inoltre i percorsi devono abbracciare l’intero anno liturgico, essere Chiesa significa farsi coinvolgere nell’espressione più compiuta del cammino ecclesiale che è appunto l’anno liturgico. Infine dobbiamo pensare percorsi come tappa ineludibile nella vita di fede che, come dice il Sinodo, anche se interrotta può riprendere proprio attraverso la proposta dei percorsi, e poi diventare accompagnamento per le giovani coppie e poi ancora cammino di iniziazione cristiana per i figli che verranno.  Nel frattempo, in questi tre anni, il numero dei matrimoni religiosi è ancora diminuito... I matrimoni sono certamente calati e, con molta probabilità, continueranno a calare. Ma il pessimismo è fuori luogo, perché dobbiamo essere molto attenti a cogliere alcuni aspetti di riflessione che sono anche stimoli pastorali: il desiderio di famiglia nei giovani (vedi rapporto Toniolo) è un fatto inequivocabile. A proposito della maternità c’è una recente indagine Istat che dimostra come il numero di figli desiderato sia sempre e comunque superiore alle possibilità concrete. Un desiderio che va accolto e rilanciato. Perché poi è sempre così difficile intercettare con proposte efficaci i desideri dei giovani nell’educazione all’amore e alla sessualità? Le statistiche ci dicono che la comunità cattolica, anche in Italia, è diventata minoranza. Questo vuol dire che dobbiamo raddoppiare l’impegno missionario nelle comunità per annunciare il vangelo del matrimonio e della famiglia. Abbiamo il dovere di rispondere alle attese di tanti giovani. Da qui impegno della nostra Chiesa nella pastorale giovanile, che deve puntare di più sull’educazione alla vocazione matrimoniale. Come è stata la ricezione degli 'Orientamenti' nelle diocesi? Altissima. Un centinaio di diocesi hanno richiesto l’intervento del’Ufficio famiglia della Cei per rivedere i percorsi di preparazione al matrimonio alla luce degli 'Orientamenti'. La presentazione del testo è stata ovunque capillare. Sono nati documenti di direttorio diocesano. Non ci siamo sovrapposti all’esistente, ma abbiamo fornito risposte di fondo, stimolando una ripresa significativa del tema.