Chiesa

Dignitas humanae. «La cultura dello scarto respinge i più deboli»

sabato 7 dicembre 2013
"Purtroppo nella nostra epoca,così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto; e questa tende a divenire mentalità comune". Lo ha denunciato oggi Papa Francesco, per il quale "le vittime di tale cultura sono proprio gli esseri umani più deboli e fragili. cioè i nascituri, i più poveri, i vecchi malati, i disabili gravi, che rischiano di essere scartati, espulsi da un ingranaggio che dev'essere efficiente a tutti i costi"."Questo falso modello di uomo e di società - ha spiegato in un discorso rivolto all'Istituto Dignitatis humanae, presieduto dal cardinale Renato Raffaele Martino e dall'onorevole Luca Volontè - attua un ateismo pratico negando di fatto la Parola di Dio che dice: 'Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianzà". Per Bergoglio, va riconosciuta e rispettata "una dignità originaria di ogni uomo e donna, insopprimibile, indisponibile a qualsiasi potere o ideologia". Ed è proprio "la forza della Parola" sull'uomo creato da Dio "a Sua Immagine" che, secondo Papa Francesco, "pone dei limiti a chiunque voglia rendersi egemone prevaricando i diritti e la dignità altrui". Ma occorre farsi interrogare da questa Parola e non lasciarla mai nel dimenticatoio: "se lasciamo che essa interpelli la nostra coscienza personale e sociale, se lasciamo che metta in discussione i nostri modi di pensare e di agire, i criteri, le priorità e le scelte, allora - ha spiegato infatti il Pontefice - le cose possono cambiare". Essa, inoltre, "nel medesimo tempo, dona speranza e consolazione a chi non è in grado di difendersi, a chi non dispone di mezzi intellettuali e pratici per affermare il valore della propria sofferenza, dei propri diritti,della propria vita".Tuttavia, ha ammesso Bergoglio rispondendo ai discorsi del cardinale Martino e di Luca Volontè, già deputato Udc, oggi al Consiglio d'Europa, "non sono pochi i non cristiani e i non credenti convinti che la persona umana debba essere sempre un fine e mai un mezzo". Nel suo discorso, il Papa ha comunque indicato come "bussola" per un laicato impegnato in difesa della vita e dei deboli "la Dottrina sociale della Chiesa, con la sua visione integrale dell'uomo, come essere personale e sociale". "Lì - ha osservato - c'è un fruttoparticolarmente significativo del lungo cammino del Popolo di Dio nella storia moderna e contemporanea: c'è la difesa della libertà religiosa, della vita in tutte le sue fasi, del diritto al lavoro e al lavoro decente, della famiglia, dell'educazione". "Sono benvenute quindi - ha scandito - tutte quelle iniziative come la vostra, che intendono aiutare le persone, le comunità e le istituzioni a riscoprire la portata etica e sociale del principio della dignità umana, radice di libertà e di giustizia".Secondo Francesco, "a tale scopo è necessaria un'opera di sensibilizzazione e di formazione, affinchè i fedeli laici, in qualsiasi condizione, e specialmente quelli che si impegnano in campo politico, sappiano pensare secondo il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa e agire coerentemente, dialogando e collaborando - ha insistito - con quanti, con sincerità e onestà intellettuale, condividono, se non la fede, almeno una simile visione di uomo e di società e le sue conseguenze etiche".