Chiesa

Slovacchia. Addio al cardinale Jan Korec, carcerato e spazzino durante il comunismo

Filippo Rizzi sabato 24 ottobre 2015
Si è spento sabato 24 ottobre, alle 13.30, all’età di 91 anni il cardinale gesuita Ján Chryzostom Korec, vescovo emerito di Nitra, nella Repubblica Slovacca, e figura di primissimo piano della lotta della Chiesa cattolica per la libertà e la democrazia in Cecoslovacchia durante il regime comunista. Ne ha dato la notizia l’Ufficio stampa della Conferenza episcopale slovacca. Korec ¬ era nato Bosany, nella diocesi di Nitra, il 22 gennaio 1924. Entrato nella Compagnia di Gesù il 15 settembre 1939, interruppe gli studi filosofici nel 1950, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi ad opera del regime comunista. Ordinato sacerdote il 1° ottobre 1950, il 24 agosto 1951, a 27 anni, ricevette clandestinamente l’ordinazione episcopale da Pavel Hnilica. In fabbrica per nove anni consecutivi, svolse clandestinamente la sua missione di sacerdote e di vescovo senza essere scoperto, fino all’arresto e alla condanna, l’11 marzo 1960, a 12 anni di carcere per tradimento. In carcere incontrò circa 200 sacerdoti e 6 vescovi. Durante gli anni di prigionia, celebrava ogni giorno la Santa Messa. Erano soprattutto i giovani che pregavano con lui. Ma l'esperienza più dura è stato l'isolamento. Questa la sua testimonianza personale: «Sicuramente fu questa la più terribile delle punizioni. Dopo la Santa Messa cominciava il programma di studio: ripassavo a memoria testi di teologia e di filosofia, discutendo ad alta voce come se mi trovassi all'università, davanti ai professori. Quando mi sentivo stanco mi distendevo con canti religiosi. Poi continuavo a studiare e pregare. Arrivava la sera senza che io avessi potuto svolgere tutto il programma che mi ero fissato. Quando poi, dalla cella d'isolamento, venivo trasferito di nuovo nella cella comune, mi sentivo spiritualmente più forte come se avessi realmente compiuto un corso di esercizi spirituali». Fu liberato nel 1968, durante la Primavera di Praga, gravemente malato. In quell’anno, per la prima volta, celebrò la Messa in pubblico. Riabilitato nel 1969, ottenne il passaporto per Roma dove incontrò Paolo VI in una visita da lui definita ‘commovente’. In quell’occasione ricevette ufficialmente le insegne vescovili, 18 anni dopo la sua ordinazione episcopale, ma le poté indossare pubblicamente solo nel 1989.

Dopo la scarcerazione lavorò come spazzino a Bratislava, poi come operaio in un'industria chimica. La sua riabilitazione fu annullata nel 1974 e venne nuovamente condannato a quattro anni di carcere. Scarcerato ancora per motivi di salute, perse l'impiego di spazzino e restò disoccupato, in seguito riprese il lavoro all'industria chimica fino al 1984. Sotto il regime comunista Ján Chryzostom Korec ordinò clandestinamente circa 120 sacerdoti. Creato cardinale nel concistoro del 1991 Vescovo di Nitra dal 6 febbraio 1990 al 9 giugno 2005 e presidente della Conferenza Episcopale slovacca dal 1990 al 1993, fu elevato alla dignità cardinalizia da San Giovanni Paolo II nel concistoro del 28 giugno 1991, ricevendo il titolo dei Santi Fabiano e Venanzio a Villa Fiorelli. Nel marzo del 1998 il porporato gesuita ha predicato gli Esercizi Spirituali dal titolo “Gesù Cristo ora e sempre” a Giovanni Paolo II e alla Curia vaticana. Autore di numerosi volumi, tra i quali il celebre “La notte dei barbari” tradotto in diverse lingue (“The Night of the Barbarians : Memoirs of the Communist Persecution of the Slovak Cardinal - “Die Nacht der Barbaren-Als Geheimbischof in der Kirche des Schweigens 1950–1970”), nonostante l’età avanzata e i problemi di salute, il cardinale Korec ¬– ha ricordato la Radiovaticana - ha continuato ad essere considerato come una delle più autorevoli figure e autorità morali della società slovacca. In un’intervista rilasciata al giornale "CAS" (Il Tempo) nell'aprile del 1990, Korec rilevava di aver paura soltanto dell'orgoglio degli uomini, dei gruppi e dei popoli... «Se si vive il comandamento dell'amore, si cambia la gente che è in prigione». E, in un'altra intervista rilasciata a "La Civiltà Cattolica" (21 febbraio 1987), così rispondeva al giornalista che gli chiedeva alcuni particolari della sua vita passata: «Non mi attribuisco grandi meriti. Più gli anni passano, più vedo chiaro che tutto ciò che ha importanza appartiene alla grazia, cioè a Dio». Nel 2014, in occasione del suo 90° compleanno le Poste slovacche gli hanno dedicato uno speciale annullo postale commemorativo.