Chiesa

Diocesi di Milano. Delpini ordina 15 nuovi preti. «Pochi? Conta essere con Gesù»

Lorenzo Rosoli, Milano sabato 10 giugno 2023

Milano: la Messa in Duomo nel corso della quale l'arcivescovo Delpini ha ordinato 15 nuovi sacerdoti

«Senza Gesù non c’è nessuna pace, senza Gesù non potete fare niente per la pace». Perché «è Gesù la nostra pace». Ai discepoli è affidata dunque una «missione di pace» che però non è impresa per eroi solitari: «è missione di Chiesa, è il segno della Chiesa posto in mezzo alla storia degli uomini, fragile e discutibile come ogni storia umana, eppure solo una comunità può diffondere, tra gli uomini che Dio ama, la vocazione alla fraternità». Così l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, si è rivolto ai 15 sacerdoti ambrosiani ordinati ieri mattina in Duomo, ricordando loro – e ricordando a tutti – che nella comunità i preti non devono fare tutto né mettersi al centro di tutto, ma che è Cristo «la pietra angolare» e che «il sacerdozio ministeriale è a servizio del sacerdozio battesimale, cioè si prende cura che ciascuno realizzi la sua vocazione». Non meno forte l’invito a non abbandonare mai la via di Gesù: «non conta l’essere tanti o l’essere pochi, conta essere con Gesù».

Familiari, amici, fedeli provenienti dalle comunità d’origine e da quelle in cui gli ordinandi – tutti giovani, fra i 24 e i 32 anni – hanno prestato servizio negli anni del Seminario: il Duomo è gremito. Come prima della pandemia. Gioia e commozione sono palpabili. Duecento i preti concelebranti, numerosi i vescovi: fra loro il vescovo di Monze (Zambia) Raphael Mweempwa, alcuni fidei donum ambrosiani, il rettore del Seminario don Enrico Castagna.

«Pace in terra agli uomini, che egli ama»: l’arcivescovo, in omelia, riprende il motto scelto dai preti novelli e il passo del Vangelo di Luca proclamato ieri per mettere a fuoco la missione che chiama i discepoli di Gesù, in questi tempi feriti dalla guerra e assetati di pace e fraternità. La sfida sembra impari: siamo «così pochi, così umani, così diversi: come continuerà la missione della Chiesa per portare pace nel mondo»? Ebbene: «noi oggi non celebriamo una sorta di reclutamento di truppe speciali per una qualche missione di resistenza al male e di costruzione della pace. Noi celebriamo le ordinazioni presbiterali, cioè il dono dello Spirito che consacra questi uomini perché siano associati alla missione di Gesù, con lo stile di Gesù, con la forza e la sapienza che vengono dall’alto, così diverse dalla sapienza e dalla potenza che viene dalla terra», scandisce il presule.

Milano: un momento del rito di ordinazione sacerdotale presieduto dall'arcivescovo Delpini - Fotogramma

Il Salvatore che porta pace e gioia all’umanità «è un bambino, avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. Egli è la nostra pace: grazie a lui, per mezzo della sua carne crocifissa, i popoli sono stati riconciliati». Ecco dunque l’invito a non abbandonare mai la sua via. «Non conta l’essere tanti o l’essere pochi – insiste Delpini –: conta essere con Gesù, seguire lui, percorrere la sua via. Non conta l’essere potenti o fragili, l’essere applauditi da tutti o guardati con disprezzo, disporre di molte risorse o essere in miseria: conta solo essere con Gesù, condividere i suoi sentimenti, praticare il suo stile. È Gesù la nostra pace. Senza di lui non possiamo fare niente. Neppure voi che diventate preti, così bravi, così preparati, così applauditi, così attesi».

«Il segno della pace che Gesù ha realizzato nel suo sangue» è «la comunità edificata per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito». La «pietra angolare» della «costruzione ben ordinata» è «Cristo Signore». Dunque: «i preti non sono ordinati per costruire la Chiesa su di sé, per mettersi al fondamento della Chiesa». I preti «non devono fare tutto, non devono essere il criterio di tutto, non possono pretendere di farsi maestri in tutto di tutti. I preti devono fare una cosa sola: curare che la costruzione cresca ben ordinata, che tutti i battezzati siano animati dallo Spirito, siano discepoli missionari».

E la Chiesa non ha «altro da dire» che questo: rilanciare «il lieto annuncio» dato ai pastori, e cioè che a Betlemme «è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». E si rivela in un bambino in fasce. «Ci portiamo dietro enormi biblioteche e forse non riusciamo a dire l’essenziale – riconosce l’arcivescovo –. Parliamo troppo o siamo muti a proposito dell’essenziale. Questa umanità ferita ha certo bisogno di comprensione, e del sollievo di qualche antidolorifico, ma la salvezza e la speranza vengono solo da Gesù, il bambino, nato nella città di Davide».

Prima della benedizione finale Delpini legge un messaggio del suo predecessore, il cardinale Angelo Scola: «Offro le fatiche legate alla mia età – scrive il porporato – per questi giovani che si fanno coraggiosi testimoni nel travagliato mondo di oggi».

Milano: come tradizione, dopo la Messa, i preti novelli sono stati festeggiati dai fedeli ambrosiani - Ansa