Chiesa

Summit in Vaticano. Uno sportello per presentare le denunce di abusi

Mimmo Muolo sabato 23 febbraio 2019

Alcuni cardinali in Vaticano prima dell'inizio dei lavori della terza giornata del Summit sulla protezione dei minori (Ansa)

Concretezza e trasparenza. Sono le due parole che stanno emergendo con forza al Summit sulla protezione dei minori, in corso in Vaticano. Concretezza per trasformare in misure concrete, di prevenzione e di repressione, l'enorme ondata di indignazione contro gli abusi. Trasparenza per far sì non solo che non ci siano zone d'ombra atte a coprire e insabbiare i casi, ma anche per portare a conoscenza dell'opinione pubblica quanto si è fatto. Il punto della situazione è stato fatto come di consueto nel briefing con i giornalisti. «Molto spesso le stesse vittime non sanno che alle loro denunce è stato dato un seguito - ha detto l'arcivescovo di Malta, Charles J. Scicluna -. Tempo fa sono stato avvicinato da uno di loro che mi chiedeva perché la sua denuncia fosse caduta nel vuoto. Sono andato a controllare e ho visto che il sacerdote denunciato era stato dimesso dallo stato clericale».

Padre Federico Lombardi, moderatore del summit, ha aggiunto che «è necessario avere in tutte le conferenze episcopali delle linee guida pubbliche, consultabili ad esempio attraverso il sito internet della Conferenza. E nelle linee guida deve esserci anche il "servizio di ascolto", cioè uno sportello presso cui sia possibile presentare le denunce». A tal proposito ha citato i casi delle diocesi di Bergamo e Bolzano, dove questa possibilità già esiste. «La Cei ha appena inaugurato un Servizio nazionale che è bene sia riconoscibile ovunque» (in questi giorni infatti è comparso anche il sito online, ndr).

Scicluna poi ha annunciato che la Congregazione per la dottrina della fede sta preparando un vademecum a domanda e risposta, non solo per i vescovi, ma che sarà «di pubblico dominio», con le domande più frequenti, tra le quali anche che «cosa devo fare per denunciare un abuso?».

Secondo il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, «la Santa Sede deve vigilare affinché i punti comuni a tutti delle linee guida siano rispettati, cioè ad esempio che non ci siano insabbiamenti o esclusioni per quanto riguarda la collaborazione con la giustizia civile. Sarebbe bene - ha aggiunto il porporato - offrire un servizio di ascolto, uno sportello appunto, fatto da laici di grande reputazione e affidabilità, dotati di esperienza e competenza, al quale rivolgersi per le denunce».

Durante il briefing si è anche insistito sulla necessità di ascoltare le vittime, anche quelle che protestano e sono più critiche. E a un giornalista che chiedeva perché non sono stati sentiti gli esponenti di un gruppo internazionale che in questi giorni ha manifestato nei dintorni del Vaticano, monsignor Scicluna ha fatto notare che la voce delle vittime non è certo mandata nel corso del summit e che l'ascolto non deve limitarsi a questi quattro giorni, ma deve proseguire anche una volta tornati a casa.

Suor Veronica Openibo, che ha tenuto la sua relazione questa mattina (ascoltata la quale il Papa, come riferito da padre Lombardi, ha detto: «Proprio brava questa donna»), ha chiosato al riguardo: «Sono testimone di un fatto nuovo. Nell'Aula del Sinodo ho sentito la capacità di ascoltare, di essere empatici, di fine qualcosa. Nel mio gruppo di studio ci siamo detti che dobbiamo agire insieme come Chiesa». Anche per Marx sono stati fatti «grandi passi avanti nella cultura del dialogo all'interno della Chiesa, impensabili fino a una decina di anni addietro. È importante il fatto che ora tematizziamo dei problemi. Ma bisogna che le parole si traducano in azioni concrete e che magari il prossimo vertice non si faccia tra cinque anni, ma molto prima».

Anche il generale dei gesuiti, Arturo Sosa Abascal, ha convenuto su questa necessità: «In passato non sempre abbiamo reagito nel modo migliore e chiediamo perdono. Ci impegniamo a far emergere tutta la verità su questi abusi».

Tra le misure concrete proposte dai gruppi di studio, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione, ha ricordato la necessità di maggiore collegialità e sinodalità, anche per lo scambio delle necessarie informazioni e l'importanza del ruolo delle donne, dei laici e della famiglia per una corretta educazione alla affettività. I partecipanti al summit denunciano la diffusione della pornografia come una piaga che distorce la formazione dei giovani. E ribadiscono che senza una corretta educazione alla sessualità anche il matrimonio non è un antidoto alla concupiscenza. Proposto anche il coinvolgimento di coppie sposate nella formazione dei seminaristi.

Infine monsignor Scicluna, rispondendo a una domanda, ha ribadito che «una persona che costituisce un rischio per i minori non può essere nel ministero».