Chiesa

SANTA SEDE. Vatileaks, rinviati a giudizio Paolo Gabriele e un programmatore informatico

lunedì 13 agosto 2012
L'ex aiutante di camera del Papa, Paolo Gabriele, accusato di avere sottratto documenti riservati dall'appartamento del Pontefice, sarà processato per furto aggravato. In casa sua è stato trovato un assegno di Benedetto XVI da 100.000 euro, oltre a un'Eneide del 1581. E nell'inchiesta spunta anche un complice: il nome è quello di Claudio Sciarpelletti, informatico in servizio presso la Segreteria di Stato, rinviato a giudizio per il reato di favoreggiamento perché il suo ruolo sarebbe stato "marginale". Era stato arrestato, senza che la notizia trapelasse, il 25 maggio scorso e stato rilasciato il giorno dopo. Il maggiordomo infedele del Papa è stato sottoposto a perizia psichiatrica ed è stato dichiarato imputabile, afferma la sentenza del giudice istruttore Piero Bonnet resa nota oggi. I magistrati vaticani hanno sottolineato nella sentenza e nella requisitoria che l'indagine continua "sia nei confronti dei due imputati che per altre persone, e per una serie di altri reati".Altri nomi al momento non ne sono stati fatti, anche se compaiono diverse sigle: "Per una ragione di rispetto delle persone - ha spiegato il portavoce della Santa Sede - si è proceduto a togliere tutti i nomi che compaiono nella requisitoria e nella sentenza, alcuni dei quali però possono essere abbastanza facilmente intuiti". Piero Bonnet ha disposto dunque solo "la parziale chiusura dell'istruttoria" con la sentenza di rinvio a giudizio pubblicata oggi in cui è scritto che "le indagini, che non hanno ancora portato piena luce su tutte le articolate e intricate vicende che costituiscono l'oggetto complesso di questa istruzione, si sono dispiegate in varie direzioni".LOMBARDI: INDAGINI CONTINUANO ANCHE SU ALTRE PERSONE"Per una ragione di rispetto delle persone, si è proceduto a togliere tutti i nomi che compaiono nella requisitoria e nella sentenza, alcuni dei quali però possono essere abbastanza facilmente intuiti". Lo ha detto padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, in merito al fatto che i nomi di alcune delle presunte fonti di documenti raccolti da Paolo Gabriele, di un giornalista che potrebbe essere coinvolto, e di altri che sono stati interrogati". Alle domande dei giornalisti su cosa accadrà ora ai possibili complici, padre Lombardi ha poi risposto: "nella sentenza e nella requisitoria è scritto con chiarezza che l'indagine continua sia nei confronti dei due imputati che per altre persone, e per una serie di altri reati". "Più in generale - ha poi aggiunto Lombardi - non si può dire che Paolo Gabriele fosse l'unico a far uscire documenti sottratti, alcuni infatti sono stati dati a giornalisti quando il maggiordomo era in arresto". Il riferimento del portavoce è probabilmente alla lettera a firma di monsignor Georg Gaenswein sbianchettata nel suo contenuto e che era stata pubblicata insieme a una dichiarazione ricattatoria di un sedicente altro "corvo".