Chiesa

FRATERNITA' SAN PIO X. Dalla Santa Sede mano tesa ai lefebvriani

lunedì 21 gennaio 2013

I rapporti della Santa Sede con la Fraternità Sacerdotale San Pio X rimangono "aperti e pieni di speranza". Si apre così la lunga lettera che, in occasione dell’Avvento, l’arcivescovo Joseph Augustine Di Noia, vicepresidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha indirizzato per iniziativa personale, e dunque non in veste ufficiale, ai membri della Fraternità francese. A darne notizia erano stati nei giorni scorsi alcuni siti vicini al mondo tradizionalista, mentre a rivelarne il contenuto è stato il vaticanista de Le Figaro, Jean-Marie Guénois.

Nella missiva, Di Noia parte da alcune recenti dichiarazioni di esponenti di punta della Fraternità di san Pio X irrispettose del lavoro della Santa Sede e del ruolo di Benedetto XI. Dopo un lungo excursus - che passa da san Paolo, a sant’Agostino a san Tommaso – dedicato all’importanza di mantenere l’unità nella Chiesa e alle virtù necessarie per ottenere questo dono, Di Noia invita la Fraternità a coltivare quello che dovrebbe essere il suo vero carisma, ereditato da mons. Lefebvre, ossia la formazione di sacerdoti autenticamente cattolici, senza voler travalicare i limiti della propria posizione ecclesiale, ergendosi a giudice del Magistero ecclesiastico. Alla fine di un discorso che mira a recuperare un clima di fiducia reciproca, Di Noia si pone infine questa domanda: “Una riconciliazione ecclesiale immediata e totale porrebbe fine al sospetto e alla diffidenza sorte da entrambe le parti? Probabilmente non sarebbe così facile”.

Poiché, riconosce poco dopo, le nostre anime “devono prima essere sanate, purificate dall’amarezza e dal risentimento” nati da trent’anni di “amarezze e risentimento” reciproci. “Ma quello che cerchiamo – aggiunge – non è un’opera umana: noi cerchiamo la riconciliazione e la guarigione per grazia di Dio”. “L’unico futuro immaginabile per la Fraternità Sacerdotale – conclude mons. Di Noia – è sul cammino verso la piena comunione con la Santa Sede, l’accettazione di una professione di fede incondizionata nella sua pienezza, e quindi con una vita sacramentale, ecclesiale e pastorale ben ordinata”. Il suggello della lettera, Di Noia lo lascia all’esortazione di S. Paolo ai cristiani di Efeso: vivete “in maniera degna della vocazione che avete ricevuto con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”.