Chiesa

Sinodo. La sessualità? Un fattore di santificazione

giovedì 9 ottobre 2014

La sessualità è «un fattore di santificazione», e «la relazione sessuale è orientata alla trasmissione della vita, ma è anche al servizio dell’amore coniugale». È uno dei passaggi della relazione dei coniugi brasiliani Hermelinda e Arturo As Zimberline, esponenti delle Equipe Notre Dame, intervenuti alla settima Congregazione generale. Entrando nel merito dei metodi per la regolazione della fertilità, i due – sposati da 41 anni e con tre figli – hanno sottolineato che «un matrimonio è fecondo non solo perché genera figli ma perché ama e amando si apre alla vita». Hermelinda e Arturo hanno anche ricordato gli aspetti morali che rendono i metodi naturali ancora attuali ma senza nascondere le difficoltà concrete e la distanza con la prassi di molte coppie credenti. I metodi che si basano sullo studio in coppia del ciclo naturale della donna «sono buoni ma nella cultura attuale ci sembrano privi di praticità», tanto che «nella grande maggioranza» le coppie di credenti «non rifiutano l’utilizzazione di altri metodi contraccettivi». Resta comunque «assolutamente necessario formare gli sposi alla perfezione umana e cristiana della relazione sessuale», perché «la generazione dei figli è un gesto sublime di amore per la donazione della vita» e «occorre salvare i rapporti da un erotismo malato che riduce l’uomo a una sola dimensione», ma la «disparità tra la dottrina morale e la prassi», secondo i due sposi, rende opportuno disporre oggi di «un orientamento facile e sicuro che risponda alle esigenze del mondo attuale e che, senza inficiare il nucleo essenziale della morale cattolica, possa essere ampiamente diffuso». Infatti «per ragioni giuste e non per egoismo gli sposi possono decidere di dilazionare la nascita dei figli puntando a una maternità e paternità responsabili». Sullo stesso tema è intervenuta un’altra coppia di sposi, Olivier e Xristilla Roussy, francesi, sposati da vent'anni e con sette figli. All'inizio del loro matrimonio adottarono i metodi naturali ma dopo l'arrivo del terzo figlio «Xristilla era esausta, non eravamo più in grado di vivere serenamente il nostro rapporto», ha raccontato Oliver in aula. Di lì la decisione di affidarsi alla pillola che però «sortì l'effetto contrario. Xristilla era spesso di cattivo umore, il desiderio era assente e la gioia era sparita. Nella nostra vita coniugale avevamo chiuso la porta al Signore». I due decisero così di tornare ai metodi naturali, «un cammino apparentemente più difficile perché ci impone di essere continenti nei periodi fertili anche se abbiamo desiderio. Tuttavia lo viviamo in due, e siamo profondamente felici».