Chiesa

PRO ELIGENDO PONTIFICE. Di Molfetta: la liturgia richiama l’importanza di lasciare spazio al disegno del Signore

Giacomo Gambassi martedì 12 marzo 2013
«Se l’inizio di un Conclave catalizza l’attenzione dei media e suscita le più variegate interpretazioni, la liturgia non fa clamore. E, nel momento in cui essa consente ai cardinali di mettersi in ascolto dell’Altissimo, realizza quella che è la sua funzione nativa: fare spazio al Signore perché possa operare secondo il suo disegno salvifico». La celebrazione di cui parla il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, Felice Di Molfetta, presidente del Centro di azione liturgica (Cal) è la Messa pro eligendo Romano Pontifice che questa mattina, alle 10, i cardinali concelebreranno nella Basilica di San Pietro e che sarà presieduta dal decano del Sacro Collegio, cardinale Angelo Sodano.Un appuntamento che coinvolge la Chiesa intera. Come testimoniano, ad esempio, le Messe che si sono svolte in questi giorni nelle diocesi italiane. «La comunità cristiana sparsa in ogni angolo del mondo – spiega Di Molfetta – è chiamata a unirsi nella preghiera perché l’elezione del Papa si traduca in una rinnovata chiamata a Pietro ad amarlo e a confermare nella fede i fratelli».Il vescovo vede nell’Eucaristia di questa mattina un richiamo alla Pentecoste. «Questo rito viene celebrato sia quando una Chiesa locale è in attesa del suo pastore, sia quando la Chiesa universale aspetta il nuovo Pontefice. Tutto ciò rimanda alla prima comunità degli Apostoli che si raccoglie nel Cenacolo per ricevere il dono dello Spirito. Ecco, la preghiera che si eleva nella Messa pro eligendo Pontifice è come una continuazione della preghiera degli Apostoli che, insieme con Maria, si apprestano ad accogliere il Paraclito».Nella colletta della celebrazione si chiede un Pontefice che sia «interamente consacrato al servizio» della Chiesa. «Il popolo di Dio – precisa il presidente del Cal – vede nel Papa il volto di colui che lo chiama a questa missione. Perciò non può che auspicare che nella sua persona si realizzino i lineamenti di Cristo buon pastore. Come Benedetto XVI ha recentemente ricordato, la Chiesa è del Risorto e tutti, in questo caso il Papa, sono tenuti alla diaconia secondo lo stile di Gesù». Non è un caso che nella liturgia della Parola i testi abbiano al centro la figura di Cristo.Nella prima lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, si spiega che «lo Spirito del Signore» manda «a portare il lieto annuncio». «Il chiamato è colui che è accolto nella nube benefica dello Spirito – afferma Di Molfetta –. E chi, nel tempo e nella storia, ha il compito di prolungare l’azione messianica è avvolto dallo Spirito che lo accompagna. Certo, primo impegno per il supremo pastore è quello di far risuonare l’eterna bella notizia portata dal Signore e diffonderla fino agli estremi confini della terra».Nel Salmo responsoriale si evidenzia l’«alleanza» stretta dal Padre con l’«eletto». «Si tratta di un riferimento al patto di amore che si instaura fra colui che manda e la persona che viene inviata. E il patto si inserisce in una dinamica nuziale e di fedeltà».La seconda lettura, tratta dalla Lettera di san Paolo agli Efesini, ha al centro il tema dei ministeri. «La diversità dei carismi serve al bene della Chiesa – prosegue il vescovo –. E direi che responsabilità specifica di un Pontefice è quella di mettere in atto il carisma della comunione».Nel Vangelo di Giovanni il Signore ricorda ai discepoli: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto». «Ogni chiamata è un dono – spiega il presidente del Cal –. Ad di là di quella che può apparire un’onorificenza, essa è un servizio». E Di Molfetta cita il «sogno di Dio». «Suo desiderio è permanere fra gli uomini fino alla fine dei tempi attraverso le mediazioni umane. E fra queste le mediazioni c’è il ministero petrino».Nel Prefazio della liturgia eucaristica si ricorda che Dio dona «energie nuove» alla Chiesa. «I testi liturgici partono sempre dalla Scrittura e consentono alla Parola di farsi preghiera – aggiunge Di Molfetta –. Il Prefazio è un canto di lode dove si chiede che il nuovo successore di Pietro, chiamato a rende presente il nome di Cristo, sia all’altezza della sua missione».E sempre il Prefazio sottolinea il «sostegno» dell’Onnipotente alla Chiesa con «la potenza» dello Spirito. «L’artefice di qualsiasi adesione al Signore è lo Spirito. E il nuovo Pontefice dovrà come essere soggiogato dal vigore del Paraclito perché possa guidare la barca di Pietro fra i mari e le tempeste di questo frangente storico. Così occorre la preghiera di tutto il popolo che accompagni l’eletto a conformarsi totalmente alla volontà del Signore».E nelle parole di Di Molfetta torna il Cenacolo. «Quando Pietro propone agli Apostoli di individuare chi sostituisca Giuda e la scelta cade su Mattia, gli undici si affidano alla preghiera per il discernimento. Ed è quanto accadrà fra i cardinali che si apprestano a cominciare il Conclave».