Chiesa

Lisbona. Il vescovo Ornelas: «Il mondo ha bisogno di questa Gmg»

Matteo Liut, inviato a Lisbona (Portogallo) domenica 30 luglio 2023

Il mondo ha letteralmente bisogno di questa Gmg, come di un segno di speranza e di ripartenza: speranza in una società più giusta e ripartenza dopo il terribile periodo della pandemia che ha segnato soprattutto i giovani. È l’auspicio per il grande evento che si sta per aprire a Lisbona del vescovo di Leiria-Fatima, José Ornelas Carvalho, presidente della Conferenza episcopale portoghese ed ex superiore generale dei Dehoniani.

Eccellenza, al Portogallo tocca una Gmg che ha il sapore del banco di prova nel rapporto tra le nuove generazioni e la Chiesa, come vivete questa responsabilità? Questa Gmg si svolge in condizioni molto particolari e ha davanti delle sfide molto impegnative. La pandemia ha fatto slittare di un anno l’evento, c’è una guerra in corso in Europa, il mondo si trova in una crisi economica da cui derivano nuove tensioni internazionali. La gioventù che partecipa a questa Gmg è molto diversa anche da quella dell’ultima Gmg di Panama. È poi c’è il cammino sinodale, che ci chiede di coinvolgere sempre più i giovani. Le sfide, insomma, sono numerose e, a mio avviso, la Gmg non può essere un’oasi felice, isolata da ciò che accade attorno a noi. I giovani, la società, il mondo, il pianeta hanno bisogno di questo segno da parte nostra. Un segno della presenza di Dio, che sia capace di mobilitare i giovani, anche coloro che magari non si riconoscono completamente in questa Chiesa, che hanno difficoltà a capirla o che tante volte non si sentono capiti da essa.

Tra le sfide a cui è chiamata la Chiesa, vi è anche quella di “riconquistare” le nuove generazioni, consapevoli che «la gioventù che partecipa a questa edizione è molto diversa da quella che partecipò a Panama». Le polemiche sulla fase coloniale? «Non si può cambiarla, ma oggi possiamo costruire rapporti di dignità per tutti»


Quali sono state le difficoltà maggiori che avete trovato nel cammino di preparazione verso la Gmg? La preparazione è stata molto impegnativa e ha dovuto affrontare numerosi ostacoli, ben controbilanciati, però, dai tanti aspetti positivi, a partire dall’adesione entusiasta della stragrande maggioranza della popolazione, del governo e delle istituzioni pubbliche. Ovviamente non sono mancate le polemiche e le critiche, come è normale che sia quando si organizza un evento così. Abbiamo cercato di ascoltare tutti e, anzi, alle volte i rilievi sollevati ci hanno aiutato a migliorare nell’organizzazione, magari anche rivedendo e ridimensionando. Facendo un bilancio del cammino che ci ha portato fin qui, tuttavia, non possiamo non accorgerci di come esso abbia davvero movimentato la Chiesa portoghese.

Il Portogallo è stato scelto anche perché è un ponte con altri continenti, ma nella sua storia coloniale ci sono anche delle ombre. Come leggere questo dato in vista della Gmg? In Portogallo c’è stata un vivo dibattito sul confronto con la storia: io penso che vada fatto senza paura. Ero in Mozambico, quando è diventato indipendente, e ho assistito al profondo cambiamento che c’è stato nel Paese: c’era una nuova storia da raccontare, la storia africana, perché fino a quel momento si era insegnata la storia del Portogallo. Questo confronto con la storia va affronto senza timore perché ogni storia, e anche quella del Portogallo, ha i suoi momenti gloriosi, di luce, di umanizzazione, di incontro ma ha anche tremende pagine di guerre, di conflitti, di sfruttamento, di schiavitù, di manipolazione. È una storia che va presa per intero, così com’è, perché non si può cambiarla, però allo stesso tempo oggi bisogna guardarla anche con occhi nuovi, cercando di costruire nuovi rapporti di uguaglianza, di dignità per tutti, di apertura. E la Gmg è un’occasione per riflettere anche su questo e creare opportunità d’incontro e di accoglienza. È un segno importante per tutta l’Europa. Gli occhi di tutti sono rivolti alle stragi di migranti nel Mediterraneo: questi drammi ci fanno capire che non possiamo rimanere indifferenti davanti alle condizioni economiche in cui versano molti Paesi dell’Africa e del resto del mondo e che, anzi, bisogna trovare cammini che siano giusti e che non siano basati su reazioni completamente smisurate di difesa e di allontanamento. Eravamo terra di emigrazione, ora tocca a noi accogliere chi cerca una situazione migliore.

Mercoledì arriverà papa Francesco, per il viaggio più lungo in un Pontefice in Portogallo, come verrà accolto? Qui in Portogallo il Papa è ben voluto e quindi benvenuto, anche per chi non si riconosce nella Chiesa. Anche qui, come ovunque, contestazioni e polemiche non mancano, ma sono convinto che l’accoglienza per Francesco sarà eccezionale. Di sicuro la figura del Papa ha un ruolo importante grazie a Fatima e al suo messaggio e le visite dei Pontefici, da Paolo VI in poi, sono sempre stati momenti che hanno lasciato un segno positivo nella memoria del Paese.

Il Papa andrà a Fatima, dove passeranno molti pellegrini della Gmg. Che messaggio ha oggi Fatima per i giovani? Qui Maria, la madre di Dio e madre della Chiesa, è venuta a prendersi cura di tre bambini, in un momento storico drammatico. Questo ci parla della vocazione di Fatima: mostrare il volto materno della Chiesa, che si prende cura delle nuove generazioni, dei piccoli. Un secondo messaggio che arriva da Fatima, poi, è legato proprio al tema scelto dal Papa per la Gmg: Maria, giovane donna incinta, non è rimasta seduta ad aspettare, si è alzata ed è andata. Così noi siamo chiamati a portare a tutti Cristo che si prende cura del mondo. Maria ha provato l’esilio, l’essere rifugiati, la persecuzione e così oggi invita tutti a prendersi cura di chi è esule, rifugiato e perseguitato.

La protezione dei minori è stato uno dei temi messi al centro dell’organizzazione della Gmg: perché questa attenzione? È un tema sul quale è stato compiuto un cammino importante: se ne è discusso, poi ci sono stati studi e ricerche, che ci hanno aiutato a prendere coscienza della realtà e ora siamo arrivati alla consapevolezza di dover agire, a partire dalla necessità di prendersi cura delle vittime, che hanno sofferto e che per prima cosa hanno bisogno di essere riconosciute come tali. Tutto ciò ci ha fatto ben comprendere l’enormità della contraddizione provocata dagli abusi, nella Chiesa, ma non solo, anche nella società. Ecco perché ora su questo tema possiamo dare un contributo prezioso per un mondo migliore.

Cosa pensa che lascerà la Gmg alla Chiesa portoghese? Spero, che rimarrà prima di tutto la memoria di una celebrazione di ciò che è veramente la Chiesa, una celebrazione di apertura all’umanità intera. La Gmg, inoltre, ci ha aiutato a mettere in piedi una rete organizzativa fondata sulla collaborazione tra enti, organismi, comunità, associazioni in cui i giovani sono stati protagonisti. Noi vorremmo che questa resti come una delle eredità della Gmg e che ci aiuti a far sì che nei Consigli parrocchiali, nei Consigli diocesani e in tutti gli organi decisionali della Chiesa siano presenti i giovani. Guardiamo cosa succede nelle famiglie: man mano che crescono esse sanno fare spazio ai loro giovani nell’organizzazione della vita domestica. Così dev’essere anche nella famiglia di Dio, la Chiesa.