Chiesa

Coronavirus. Primo maggio con Maria, l'Italia affidata dalla Chiesa alla Vergine

Giacomo Gambassi venerdì 1 maggio 2020

Il Santuario di Caravaggio, Santa Maria del Fonte

Le lettere sono tutte in un angolo del grande tavolo che accoglie chi entra nel suo studio al primo piano del palazzo arcivescovile di Perugia. Centinaia di lettere indirizzate al cardinale Gualtiero Bassetti, arrivate per posta o per mail, in cui si chiede al presidente della Cei di consacrare a Maria l’Italia piegata dal coronavirus.

Nella giornata del primo giorno di maggio, mese dedicato alla Vergine e accompagnato dal Rosario, avverrà l’atto di affidamento alla Madre di Dio. L’ha voluto Bassetti a nome dell’intera Chiesa italiana e a “sostegno” di tutta la nazione. Ma non sarà lui a presiedere il rito. Perché l’appuntamento mariano si terrà nel Santuario di Caravaggio, caro alla devozione dei lombardi. Un luogo scelto dalla Cei perché sorge in provincia di Bergamo ma nella diocesi di Cremona, quasi a voler toccare due delle zone più colpite dalla pandemia che racchiudono la sofferenza e il dolore di tutto il Paese. E proprio il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, guiderà la liturgia, lui che dal virus è stato contagiato ed è stato ricoverato in ospedale. Il tutto si svolgerà a porte chiuse, ma l’evento potrà essere seguito, a partire dalle 21, su Tv2000 e su InBlu Radio.

La telefonata con cui il presidente della Cei ha annunciato a Napolioni che l’affidamento si sarebbe tenuto a Caravaggio «è stata una sorpresa», spiega il vescovo. «Il Santuario il cui abbraccio è simile a quello di piazza San Pietro – prosegue – significa accoglienza incondizionata. Non ci sono primogeniture, ma una relazione fraterna che alimenta la speranza, facendo in modo che la fragilità di questo difficile momento diventi, in positivo, la nostra vera forza».

Una pausa. «La nostra gente ha sete di libertà, ha sete di salute, ha sete di futuro», aggiunge Napolioni. Il riferimento è al titolo con cui la Vergine, apparsa “con le lacrime” nel 1432, viene venerata in questo angolo della Lombardia: “Maria della fonte”. Come la fonte che sgorga sopra il battistero e che è meta di pellegrinaggio, soprattutto dei malati, da tutta la regione.

La preghiera di stasera verrà scandita dal Rosario. E saranno contemplati i misteri dolorosi. All’inizio verrà accesa una lampada perché dalla luce della Vergine i suoi «figli ricevano conforto», si legge nel libretto. Quindi l’atto con cui i vescovi italiani pongono l’Italia sotto «la protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza». Nella preghiera rivolta a Maria si parla di un «tempo velato dalle ombre della malattia e della morte».

Poi si alza come un grido: «Madre santa, ti supplichiamo: accogli la preghiera delle donne e degli uomini del nostro Paese che si affidano a te. Liberaci dal male che ci assedia». Alla Vergine si chiede di sostenere «le famiglie smarrite, soprattutto le più povere», ma anche i bambini e i giovani. Poi di rendere «sapienti i genitori», di dare «vigore agli anziani, salute agli ammalati, pace eterna a chi muore».

I governanti sono invitati a prendere «decisioni sagge e appropriate». E si sollecita «forza» per «i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, chi si occupa dell’ordine pubblico». Un richiamo agli scienziati perché le loro menti siano «acute» e le ricerche «efficaci». Rivolgendosi anche a san Giuseppe, si invoca di custodire «il lavoro di tutti» e di favorire la «condivisione soprattutto con chi soffre» donando «il gusto dell’essenziale».

Napolioni legge nel gesto di oggi un soccorso “celeste” che «possa aiutare l’Italia a continuare ad essere unita, come è stato nelle prime settimane della pandemia», dice. Il rischio, in caso contrario, «è che la stanchezza e le polemiche politiche possano avere la meglio».

Ai piedi della Madonna ci sarà l’intera Penisola, a cominciare dalle zone dell’epicentro Covid. «Qui – racconta il vescovo – il traffico delle ambulanze insieme con il suono delle sirene è stato la nostra colonna sonora. Ora è diminuito, ma quando ne sentiamo una si risveglia il nostro dolore. Sappiamo che la lotta va avanti, nelle terapie intensive e non solo. Ci vuole vigilanza sul territorio e rispetto delle misure di distanziamento fisico. Dobbiamo andare avanti con pazienza, esercitando un grande discernimento che ci consenta di non cadere nel panico o nella superficialità. È un esame, una prova di maturità».