Chiesa

Vaticano. «L’ambulatorio» del Papa visita gratis gli invisibili

Mimmo Muolo mercoledì 13 novembre 2019

La signora eritrea, laureata in antropologia, che da dieci anni dorme sotto i ponti. Il cuoco egiziano che parla quattro lingue, ma ha perso il lavoro e va avanti solo grazie alle mense Caritas. Il ragazzo polacco che da mesi convive con una caviglia gonfia perché non ha i soldi per farsi visitare. Basta fermarsi anche solo pochi minuti nel presidio sanitario allestito in piazza san Pietro per la Giornata mondiale dei poveri (domenica 17 novembre), per rendersi conto di quanta umanità e quanti bisogni scorrano ogni giorno sotto i nostri occhi, quasi sempre restando “invisibili”.
La struttura voluta dal Papa e allestita dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ha il merito di far venire allo scoperto queste esistenze periferiche. E le loro sofferenze. Lo scorso anno furono riscontrati, tra gli altri, 10 casi di Aids conclamata, 100 casi di epatite C e diversi pazienti affetti da tubercolosi, su oltre 3mila pazienti visitati. Così come quest’anno, in soli quattro giorni, sono stati già quattro i ricoveri urgenti e numerose le patologie serie individuate.


«Questo presidio è un ulteriore segno della carità del Papa – sottolinea l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio cui fa capo l’organizzazione di tutta la Giornata mondiale dei poveri –. Non risolve tutti i problemi, ma offre un aiuto a chi spesso non può contare su nessuno. Chi viene qui a farsi visitare, non riceve solo una visita medica, ma viene accolto, ascoltato e ritrova una dignità umana che normalmente vede compromessa. Mi è stato segnalato ad esempio il caso di un signore che aveva chiesto una visita oculistica, durante la quale non riusciva a leggere neanche le lettere più grosse. Ma il medico si è accorto che in realtà non conosceva il nostro alfabeto e da lì è partito un altro tipo di assistenza».

D’altronde, aggiunge l’arcivescovo, anche gli stessi medici stanno facendo un percorso. Molti ci chiedono di continuare a fare volontariato anche al di là di questa settimana e così ad esempio è nata l’esperienza del pulmino che ora gira per i quartieri di Roma alla ricerca dei più bisognosi, per offrire loro un primo aiuto medico. È proprio vero ciò che dice papa Francesco: i poveri ci evangelizzano».

Anche quest’anno si ripeterà, in occasione della Giornata mondiale dei poveri, l’agape fraterna nell’Aula Paolo VI in Vaticano, dove insieme con Francesco siederanno 1500 bisognosi di Roma e del Lazio.
Il pranzo domenica sarà offerto ad altre 1500 persone senza fissa dimora, nelle sedi della San Vincenzo, nelle mense Caritas, nel Circolo di San Pietro e alla Comunità di Sant’Egidio

Nei locali del presidio, intanto, ferve l’attività. Nella sala d’ingresso c’è il triage gestito dalla Società italiana di medicina generale. Il dottor Loris Pagano coordina una squadra di giovani colleghi che accolgono i pazienti e, se del caso, li indirizzano alle visite specialistiche. Proprio come farebbe un medico di base. «Le patologie più frequenti – dice – sono quelle legate alla vita in strada: malattie del fegato, diabete, ipertensione, stress. Ma talvolta c’è di più».


I dieci casi di Aids scoperti lo scorso anno rientrano esattamente in questo di più. Michelangelo Simonelli, dell’azienda farmaceutica Gilead, specializzata nella ricerca anti Hiv, sottolinea: «Erano pazienti che non sapevano di essere affetti dal virus. Grazie al test effettuato nel presidio abbiamo potuto indirizzarli alle cure necessarie e salvarli».
La struttura di piazza San Pietro, del resto, si arricchisce di anno in anno. Per l’edizione 2019 della Giornata le specialità funzionanti sono cardiologia, oculistica, dermatologia, reumatologia, ginecologia, infettivologia, diabetologia e podologia. C’è anche un servizio di ecografia e al mattino si possono effettuare le analisi cliniche. Tra le novità di quest’anno anche il vaccino contro l’influenza, particolarmente importante per soggetti che spesso vivono per strada.
Gli specialisti – provenienti dal Policlinico Gemelli, dal complesso ospedaliero San Giovanni-Addolorata, dal Policlinico Tor Vergata e da altre realtà di cura - sono coadiuvati dalle infermiere della Croce Rossa Italiana (una ventina al giorno) e dalle volontarie dell’Associazione crocerossine, che si occupano invece della registrazione dei dati di ciascun paziente: una sorta di cartella clinica, contenente le generalità, la tipologia e l’esito delle visite e degli esami effettuati.

Negli ordinati ambienti prefabbricati posti a ridosso del colonnato di sinistra (guardando la Basilica) si lavora tutti i giorni dalle 8 alle 20. Un servizio che ha preso il via domenica scorsa e si protrarrà fino a domenica prossima, quando sarà celebrata la Giornata mondiale dei poveri. «Chi sono quelli che si rivolgono a noi? Intanto sfatiamo il mito che siano tutti stranieri – dice la crocerossina Inda Migliore –. Più della metà sono anzi italiani, magari anziani, soli, che oltre al medico hanno bisogno di compagnia, di parlare con qualcuno». Il dottor Pagano conferma: «Ci siamo sentiti rivolgere ogni tipo di domanda: dalla richiesta di lavoro ai soldi per le medicine di cui hanno bisogno e che non possono comprare». «Sono i nostri poveri – conclude monsignor Fisichella –. Vengon qui perché sanno che c’è un padre, il Papa, che si prende cura di loro attraverso l’opera di tanti professionisti, tutti volontari».