Chiesa

Il direttore del Time. Gibbs : «Dal Papa una sfida al mondo di oggi»

Elena Molinari giovedì 13 marzo 2014
La rivista statunitense Time sceglie la persona dell’anno (fino al 1999 era «l’uomo dell’anno») dal 1927 - il primo fu Charles Lindbergh -, ma Jorge Mario Bergoglio è solo il terzo Papa ad essere stato insignito del titolo. Francesco è stato preceduto da Giovanni XXIII nel 1962, alla vigilia del Concilio Vaticano II, e da Giovanni Paolo II nel 1994, quando entrambi avevano almeno tre anni di pontificato alle spalle. Per scegliere come «person of the year» il nuovo Pontefice, il direttore di Time Nancy Gibbs (la prima donna a capo dello storico settimanale) ha invece avuto bisogno di soli nove mesi. È proprio la novità della personalità e dello stile di Francesco, spiega Gibbs, il modo in cui ha fatto «sentire immediatamente la sua presenza nella Chiesa e nel mondo» ad aver colpito il comitato che decide a chi attribuire la più venduta, più vista copertina di Time dell’anno. Signora Gibbs, come funziona il processo di scelta della persona dell’anno?È un processo democratico fino quasi alla fine, quando la decisione spetta al direttore. A partire da novembre comincio a ricevere le nomination dai corrispondenti e dai lettori e ne discuto con i capi redattori. È un processo che dura settimane, fino a metà dicembre. Che cosa cerca nella persona che insignisce del titolo?La definizione classica è «la persona che ha avuto la maggiore influenza sulla società nell’anno passato». Non sempre in senso positivo. E che cosa ha fatto emergere il nome di Francesco?Il suo nome stesso, per cominciare. Così simbolico del suo stile pastorale. Nella scelta cerchiamo sempre un equilibrio fra potere istituzionale e potere individuale. In questo caso avevamo di fronte un uomo con enorme potere, ma che lo esercita dal basso, a partire dal suo contatto con la gente. Una persona che ha una posizione di immensa influenza ma che si presenta con grande umiltà. E la combinazione non risulta artefatta, ma assolutamente genuina e credibile. La redazione conosceva Bergoglio prima della sua elezione a Papa?Ben poco, e questo è significativo. Il nuovo Papa ha dato così tanta speranza a così tanta gente in così poco tempo in un modo che nessun altro ha saputo fare. Ci ha colpito la velocità con la quale ha catturato l’immaginazione di milioni di persone. In pochi mesi Francesco ha rimesso al primo posto la missione consolatrice della Chiesa, l’immagine della Chiesa come rifugio in un mondo spietato. È un Papa pastore, nel senso della parabola del buon pastore, che lascia 99 pecore al sicuro per andare a cercare la pecora smarrita. Questo da solo gli è valso il titolo. Ha pesato il fatto che non fosse un Papa europeo?Francesco è il primo Papa dal nuovo mondo. E questo è un evento storico. Inoltre è stato eletto in un momento in cui la Chiesa aveva bisogno di rinnovare la sua energia e lui ha saputo infonderle un incredibile carisma che sembra venire dal nulla. Ha 77 anni ma dice Messa per gli immigrati, lava i piedi dei carcerati, ripete che vuole una Chiesa come un ospedale da campo e si schiera con chi è solo.La redazione di Time ha considerato l’impatto della presenza di Francesco sul resto del mondo o solo sui cattolici?Francesco si preoccupa dei poveri, cattolici e non. Molte cose che ha detto e fatto hanno emozionato molte persone, di ogni fede. Ci ha colpito quanto rapidamente il Papa abbia riportato in primo piano i temi della disuguaglianza, della povertà e della globalizzazione. Sono dibattiti che stavamo già avendo come nazione e come comunità internazionale. Ma mancava una figura che si mettesse a capo di questa conversazione globale. Il Papa è diventato quella figura. Ha lanciato una sfida ad affrontare i problemi del mondo contemporaneo imitando Gesù Cristo. E potrebbe aver così trovato il modo di sganciare la Chiesa cattolica dalle guerre culturali del XX secolo. In un tempo brevissimo, ha cambiato la percezione mondiale di un’istituzione con duemila anni di storia.È stata una scelta difficile, quella del 2013?È stato un anno particolarmente interessante per la scelta. Non c’erano molti candidati ovvi. Quattro delle cinque personalità che avevamo selezionato ci erano ignote solo un anno prima. Questo dimostra quanto velocemente cambia di mano il potere di questi tempi.