Chiesa

INTERVISTA. Maggioni: «Ma la misericordia di Dio è più grande»

Marina Corradi lunedì 28 maggio 2012
​È un grande biblista, un teologo, e, prima ancora, un sacerdote di lungo corso - nato nel 1932, è stato ordinato a Como 57 anni fa. A don Bruno Maggioni abbiamo chiesto di rispondere alla amarezza e allo scoramento che si respira in queste ore, dopo i fatti del Vaticano, col profilarsi di un tradimento perpetrato contro lo stesso Pontefice; di portare la sua saggezza a conforto dello scandalo che si affaccia nei blog, e anche nelle domande interiori dei credenti, o almeno di alcuni di loro. Quel dirsi, in fondo: se questa è la Chiesa, come possiamo ancora fidarcene?«Ma, guardi, io credo – l’accento di don Maggioni è lombardo, la voce serena e bonaria – che quando si arriva alla mia età si guardi al male con un altro sguardo. Certo, il male c’è, e gli uomini sono tutti peccatori, e dunque il peccato è anche dentro la Chiesa: ma prima, sopra a tutto questo, io ho una certezza, e cioè che Dio mi vuole bene. Quando si è giovani spesso è diverso, si può sognare una comunità cristiana esente dal peccato: cosa che è un po’ integralista, un po’ sciocca. Io, a ottant’anni, quando leggo quel passo del Vangelo: "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori", sono così contento. Allora, penso, Gesù è venuto proprio per me». Giuda rubava dalla cassa già prima di tradire, Pietro ha rinnegato tre volte. Si direbbe che Cristo non abbia scelto i più onesti, o i più coraggiosi.Ha cercato, semplicemente, degli uomini. Perché il fondamento del cristianesimo non sta in un modello di virtù stoica, ma nella certezza dell’amore di Dio, più grande di ogni male. Tutto il Vangelo testimonia di questo. (A volte, ho l’impressione che il Vangelo non lo conosciamo più). Insomma ciò che decide del nostro destino è la misericordia di Dio, non il nostro essere perfetti. Qualcuno ha notato anche che il primo cui Gesù promette il Paradiso è il ladrone appeso alla croce accanto alla sua.Non ricordo se sia proprio il primo, ma di certo il Vangelo testimonia come Gesù prima perdonasse, e poi esortasse: va’ e non peccare più. Gesù non guarda per prima cosa al peccato di un uomo, ma all’amore, che Dio ha per quell’uomo.La misericordia, dunque, in Cristo viene prima, è ben più grande della giustizia. Ma non ce lo siamo un po’ dimenticati? Anche molti cristiani oggi sembrano percorsi da un’ansia di dirsi onesti, senza macchia..."Tendiamo volentieri a dimenticarci di essere noi stessi peccatori; anche se la Chiesa ce lo fa dire ogni domenica, all’inizio della Messa, proprio perché ce lo ricordiamo. A volte invece ci lasciamo prendere dal moralismo: come, nella parabola del figliol prodigo, accade al fratello bravo, a quello che è rimasto, che ha sempre fatto la volontà del padre, e ora si indigna del perdono generosamente concesso, si rammarica della grande festa per il figlio ritrovato.  Tornando alle vicende vaticane, qualche giornale scrive: è l’inizio della catastrofe. Lei che ne pensa?Ma via – sorride Maggioni – in duemila anni la Chiesa ne ha passate ben di peggio... E se la Chiesa fosse poi solo cosa di uomini, non crede che sarebbe già finita da un pezzo? Domani (oggi per chi legge, ndr) è la Pentecoste. Dobbiamo ricordarci che lo Spirito, anche se non si vede,  opera concretamente nella storia, e confidare in Dio. Benedetto XVI ieri, incontrando il Movimento del Rinnovamento nello Spirito, ha citato il passo del Vangelo di Matteo che parla dell’uomo saggio che ha costruito la casa sulla roccia: «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia». E a molti è sembrata una parola di conforto a noi, naviganti in un mare agitato. Certo: dove la roccia, la sola che tenga davvero, è Cristo, vivo fra noi. Non il nostro merito. Ricordando questo dovremmo essere più umili, non indulgere a illuderci di essere gli uomini migliori. Ricordando questo, vedendo come il peccato riguarda anche noi, dovremmo essere noi stessi, verso gli altri, più misericordiosi.