Chiesa

Il fatto . Il Papa unisce Cuba e gli Stati Uniti

Elena Molinari mercoledì 23 settembre 2015
L’aereo di papa Francesco atterra alla base militare di Andrews, vicino a Washington. Ed è già storia. Seduto a bordo del primo volo diretto da Santiago di Cuba alla capitale americana in più di cinquanta anni, il Papa ha fornito una chiave di lettura per comprendere il suo viaggio americano, partito dalla periferia per arrivare al centro, collegando in poche ore il Sud al Nord, i più poveri e i più ricchi del continente.  Non sarà l’unico potenziale momento storico di questi sei giorni statunitensi di Bergoglio che rappresentano il primo viaggio negli Usa della sua vita. Francesco è stato accolto ieri all’aeroporto del Maryland personalmente da Barack Obama con la moglie Michelle e le due figlie Malia e Sasha, un evento estremamente raro. Sorrisi, strette di mano sulla pista dell’aeroporto e un abbraccio caloroso dalla famiglia presidenziale che era accompagnata anche dal vicepresidente Joe Biden. Sull’aereo le bandiere del Vaticano e degli Usa. «Le presento mia suocera», ha detto sorridento Obama a Bergoglio.  Francesco sarà il primo Papa a rivolgersi alle due Camere del Congresso riunite in seduta comune. Sarà la quinta volta invece che un Pontefice pronuncia un discorso di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma il doppio tempismo scelto dal Papa, la vigilia sia della stesura degli obiettivi di sviluppo per il 2030, sia della conferenza sul clima di Parigi, rende la sua presenza al Palazzo di Vetro ancora più significativa. Fra oggi e domenica il Papa pronuncerà in tre città (dopo la capitale Usa, New York e Filadelfia) 18 tra discorsi e omelie, di cui quattro in inglese, che ha preparato con «estremo zelo», stando all’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, «consapevole dell’importanza di questa visita».  Anche l’America si appresta a vivere il viaggio apostolico come un evento storico e da settimane attende il Papa con gioia e un pizzico di apprensione. Se due terzi degli americani, non solo cattolici, hanno un’immagine favorevole di Bergoglio e lo considerano benvenuto a casa loro, stando a un sondaggio del Public religion research institute, nel Congresso e fra i candidati alla presidenza non manca il timore che il Papa metta in evidenza politiche o atteggiamenti che emarginano poveri, minoranze e migranti o rifiutano a priori il dialogo. Nei loro commenti pubblici, però, molti hanno scelto di ignorare, per ora, le critiche del Pontefice al consumismo, al profitto a tutti i costi, al mancato rispetto dell’ambiente e all’individualismo sfrenato che possono essere viste come rimproveri dello stile di vita americano. Invece molti, dagli ambientalisti ai progressisti fino a certi economisti, hanno preferito estrarre frasi ad hoc dagli interventi e dai documenti papali per dimostrare che Francesco è uno di loro.  Buona parte della stampa Usa ha scelto di leggere la visita del Papa a Cuba solo come una messa all’indice delle politiche repressive del castrismo, tralasciando il rimando simbolico di un viaggio che ripercorre l’itinerario di centinaia di migliaia di migranti che bussano ogni giorno alle porte dell’America settentrionale. E in pochi hanno sottolineato finora la capacità del Papa di portare in primo piano con pochi gesti l’effetto che rigide politiche economiche e decisioni di stampo ideologico (come l’embargo a Cuba, i muri eretti contro i migranti al confine con il Messico o la riduzione dei servizi per i poveri) hanno sulla gente comune. Non a caso la prima giornata di papa Bergoglio negli Stati Uniti, oggi, comincerà con una visita alla Casa Bianca, proseguirà con un pranzo con i senza tetto e i migranti assistiti dalla Caritas di Washington e si concluderà con la Messa in spagnolo per la canonizzazione di Junipero Serra, apostolo francescano della California.  «Il Papa arriva negli Stati Uniti come pastore, non come politico – ha ribadito ieri l’arcivescovo di Louisville, Joseph Kurtz, presidente della Conferenza episcopale statunitense – e la sua volontà è di costruire ponti e favorire il dialogo». E, ha sottolineato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, «questa non è una visita fra due politici che discuteranno di strategie ma un’opportunità per il presidente di discutere i valori che ha in comune con il Santo Padre, che è una fonte di ispirazione non solo per i cattolici». Ma gli osservatori americani sanno già che l’impatto di questa visita sarà profondo. E avrà la capacità di scuotere la società americana dalla sua radicata convinzione di essere il centro del mondo.