Chiesa

Il Papa: in ogni diocesi un segno del Giubileo

GIACOMO GAMBASSI domenica 3 aprile 2016
Come raccontare la misericordia del Signore? Sembra questa la domanda di fondo a cui risponde papa Francesco di fronte alla folla di pellegrini giunti ieri in piazza San Pietro. Nel pomeriggio che precede la Domenica della Divina Misericordia e che coincide con il giorno in cui morì undici anni fa Giovanni Paolo II, il Papa della Dives in misericordia, si tiene la seconda delle tre giornate del Giubileo di chi aderisce alla spiritualità della Divina Misericordia. E nella veglia di preghiera Bergoglio descrive la misericordia come «vicinanza di Dio», «tenerezza», «compassione », «condivisione», «consolazione» e «perdono ». Sei attributi che non possono mai «lasciarci tranquilli », sostiene Francesco. Perché la misericordia non va «trattenuta solo per se stessi». Essa «è qualcosa che brucia il cuore e lo provoca ad amare, riconoscendo il volto di Gesù Cristo soprattutto in chi è più lontano, debole, solo, confuso ed emarginato». Da qui l’auspicio a braccio, prima della benedizione finale: «Come sarebbe bello se come monumento del Giubileo ci fosse in ogni diocesi un’opera di misericordia, un ospedale, una scuola dove non ce ne sono, una casa per il recupero di tossicodipendenti, un ospizio per gli anziani. Tante cose si possono fare. Pensiamoci e parliamone con i nostri vescovi». Da venerdì il popolo della Divina Misericordia è a Roma. «Vogliamo sperimentare una grazia che va ricevuta e trasmessa», confida Piero. Dalla diocesi di Caserta arrivano Rita e Michele con la figlia Anna. La famiglia campana fa parte dell’associazione Apostoli della Divina Misericordia con Maria Regina della pace. «Sul portone di casa – rivela Rita – abbiamo messo un’immagine di Gesù misericordioso. È un monito ad aprire sempre le nostre porte e i nostri cuori al Signore». Per tutta la mattina di ieri le chiese giubilari di San Salvatore in Lauro e San Giovanni Battista dei Fiorentini insieme con la chiesa di Santo Spirito in Sassia diventano “bussole” nella Capitale. C’è l’adorazione eucaristica; è possibile confessarsi; si può vivere un’esperienza di lectio individuale. E nel pomeriggio la tappa a San Pietro per varcare la Porta Santa. Poi la veglia in cui si alternano meditazioni e letture. Bergoglio cita due “profeti” della Divina Misericordia che sono anche fra i cinque testimoni dell’Anno Santo: Karol Wojtyla e Faustina Kowalska. Francesco li ricorda mentre parla della Domenica della misericordia – che si celebra oggi, nell’ottava di Pasqua – «tanto desiderata da san Giovanni Paolo II per dare compimento a una richiesta di santa Faustina», spiega. Nella sua riflessione il Pontefice tiene a ribadire che «Dio si è rivelato manifestando più volte il suo nome, e questo nome è “misericordioso”». In quest’ottica spiega che la misericordia è «una vicinanza che si mostra principalmente come aiuto e protezione». È «la vicinanza di un padre e di una madre». E il Papa richiama l’immagine del profeta Osea in cui il bambino è portato alla guancia. «Dio prende ciascuno di noi e ci solleva fino alla sua guancia – osserva –. Quanta tenerezza contiene». Eppure la tenerezza è «parola quasi dimenticata» oggi, dice amareggiato Francesco. Poi evidenzia che il Signore sa sempre «comprendere le nostre debolezze». Perciò c’è bisogno di diventare «strumenti della misericordia » del Padre. Ma non a chiacchiere. «Può essere facile parlare di misericordia – ammonisce –, mentre è più impegnativo diventarne concretamente dei testimoni ». Testimoni sul modello del Buon Samaritano in quanto, precisa Francesco, «la misericordia va alla ricerca della pecora perduta, e quando la ritrova espri- me una gioia contagiosa». Del resto ogni persona «è preziosa per lei». E a braccio aggiunge: «Quanto dolore nel cuore quando ascoltiamo dire: ma questi poveracci buttiamoli fuori, lasciamoli dormire sulle strade». Essenziale è avere una fede «incarnata», insiste il Papa prendendo spunto dal Vangelo che narra dell’incredulità di Tommaso per la Risurrezione di Gesù. L’apostolo – racconta Francesco – «ha trovato la fede proprio quando ha toccato le piaghe del Signore. Una fede che non è capace di mettersi nelle piaghe del Signore non è fede: è ideologia». Quindi il richiamo ad «accarezzare quelle piaghe». In piazza San Pietro sono in 20mila, secondo gli organizzatori. Hanno i volti di bambini e anziani, famiglie e giovani. I volti della misericordia «sono veramente tanti», nota il Papa. «È impossibile descriverli tutti, perché la misericordia di Dio è un continuo crescendo ». Volti che in gran parte saranno presenti questa mattina alle 10 quando Bergoglio sarà di nuovo in piazza San Pietro per presiedere la Messa che conclude lo speciale Giubileo legato alla spiritualità della Divina Misericordia. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL GESTO Francesco in piazza San Pietro durante la Veglia della Divina Misericordia Un momento di preghiera ieri coinciso con l’undicesimo anniversario della scomparsa di Giovanni Paolo II, il Papa della «Dives in misericordia» (Siciliani)