Chiesa

Dialogo. Il Papa ai giovani di Taizé: il male non ha l’ultima parola nella storia

(I. Sol.) martedì 27 dicembre 2016

Uno dei precedenti incontri di preghiera della comunità di Taizé

In migliaia da tutta Europa, giovani ortodossi, protestanti e cattolici. Insieme, dal 28 dicembre al 1° gennaio, per dire no a chi semina odio e disprezzo dell’altro. Per dire che “il male non ha l’ultima parola nella nostra storia”.

È papa Francesco a dare con queste parole il benvenuto ai giovani che hanno deciso di lasciare i loro “divani” di casa – così si legge nel suo messaggio – per partecipare al “pellegrinaggio della fiducia sulla terra”, ogni anno in una città diversa d'Europa. Quest’anno è a Riga, capitale della Lettonia, che tantissime famiglie hanno deciso di aprire le loro case per ospitare i giovani pellegrini da tutta Europa. “Ortodossi, protestanti e cattolici – è l’augurio di papa Francesco -, con queste giornate vissute all'insegna di una reale fraternità, voi esprimete il desiderio di essere protagonisti della storia, di non lasciare che siano gli altri a decidere del vostro futuro”.

A Riga, i giovani non lasceranno fuori dalla porta dei loro cuori i problemi che stanno scuotendo il mondo e l’Europa, l’attentato di Berlino, l’attacco kamikaze in una Chiesa copta ortodossa in Egitto, l’Ucraina.

I giovani hanno scelto come tema dell’incontro europeo: “Insieme per aprire cammini di speranza”, tema del 39esimo incontro europeo promosso dalla comunità ecumenica di Taizé. Un appuntamento a cui guardano con fiducia i leader religiosi e politici d’Europa e del mondo.

Come riporta la Radio Vaticana, il Papa ripete ai ragazzi di Riga quanto ha scritto al termine del Giubileo nella Lettera “Misericordia et Misera”: “È il tempo della misericordia per tutti e per ognuno, perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza”.


In un'intervista al Sir, frère Alois, il priore della comunità di Taizé ha sottolineato che a Riga, «durante il nostro incontro europeo, farò un appello perché attraverso la colletta di Taizé che noi chiamiamo “operazione speranza”, possiamo con i nostri doni esprimere la nostra solidarietà alle persone che vivono ad Aleppo e a Mosul».

E in un altro passaggio della stessa intervista, il priore della comunità di Taizé si è soffermato sui talenti e le potenzialità dei giovani ma anche su come sia possibile educare alla responsabilità, alla pace, alla speranza: «Dando loro fiducia. Dando loro delle responsabilità» ha affermato frère Alois. «Gli incontri di giovani che facciamo a Taizé o in altre parti del mondo, sono sostenuti da loro. C’è una grande generosità nei giovani che non chiede altro di concretizzarsi. È essenziale anche aiutarli ad approfondire la loro fede, la loro fiducia esistenziale in Dio. Per resistere alla instabilità angosciante della nostra epoca, occorre avere radici profonde e queste radici hanno bisogno di tempo per svilupparsi a poco a poco».


Con le parole di Francesco ai giovani in pellegrinaggio sono giunti anche i messaggi del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e del patriarca ortodosso di Mosca Kirill, insieme alla vicinanza espressa dai leader della Chiesa anglicana e luterana, l'arcivescovo Justin Welby e il pastore Olav Fykse Tveit.