Chiesa

Vangelo e tecnologia. E in Usa spopola il "flash mob" delle Messe

Elena Molinari venerdì 11 aprile 2014
Molti hanno sentito parlare dei flash mob, strano prodotto reale dell’era virtuale. Gruppi di persone, di solito giovani, spesso artisti, si danno appuntamento via internet in un luogo preciso, comparendo dal nulla e trasformandolo con espressioni di creatività varia, dalla musica alla danza a performance teatrali. Per poi scomparire. E se il luogo fosse una chiesa? Magari trascurata, poco frequentata, rassegnata alla sola presenza di pochi parrocchiani dai capelli bianchi? Allora bisogna parlare di mass mob, invasioni di massa di una Messa, se si vuole tradurre la formula. L’idea è partita lo scorso autunno da Buffalo (guarda video qui a lato), città dello Stato di New York, non lontano dal Canada, quando molti fedeli hanno cominciato a lamentarsi su Facebook delle panche vuote e delle arcate che rimbombano di echi nelle Chiese del centro storico, abbandonato da molte famiglie per il verde della periferia. Nel giro di qualche settimana una delle parrocchie più citate dal gruppo, la Basilica di Saint Adalbert, ha aperto le porte a 500 persone per la Messa delle 10.30, dove di solito l’affluenza non supera la cinquantina. La comunità ha reagito con gioia, il sacerdote ha accolto i nuovi arrivati con calore. L’esperienza è talmente piaciuta, sia agli ospiti che ai padroni di casa, che è stata ripetuta in altre chiese. E non solo a Buffalo. I mass mob sono sbarcati anche a Detroit, Cleveland (guarda video qui sotto), Philadelphia e nella città di Covington, in Kentucky. A differenza dei flash mob nei centri commerciali o nelle piazze, non creano confusione, né vogliono far sentire troppo la propria presenza. Il gruppo semplicemente si presenta a Messa, non prima di aver chiesto permesso al parroco, con un paio di giorni di anticipo.
Non si tratta di nuovi parrocchiani e la maggior parte (con qualche eccezione) la domenica successiva non tornerà alla stessa Messa. Ma per molte chiese è ugualmente un’iniezione di vitalità e di allegria di cui essere grati. «È fantastico vedere quanta gente si presenta – dice Karen Huber, cha ha partecipato al mass mob di Saint John Kanty a Buffalo –. Dopo la Messa, con gli altri parrocchiani abbiamo ricordato i giorni in cui le panche erano sempre così affollate. Non vedo l’ora di partecipare al prossimo!».In effetti i partecipanti ai mass mob sembrano aver formato una sorta di parrocchia itinerante, che in ogni nuova chiesa trova più o meno le stesse persone oltre a qualche faccia nuova e che usa internet e i social media come Facebook per mantenere i contatti e organizzarsi. Per i promotori si tratta di «creare consapevolezza e apprezzamento per i luoghi sacri delle nostre città, incoraggiando la gente ad usarli per il loro scopo originario: il culto».Intanto le chiese prese di mira stanno imparando a usare l’opportunità per attirare parrocchiani che si sono allontanati o per raccogliere fondi. Il ricavato dalla vendita di migliaia di pierogi, sorta di ravioli polacchi, offerti alla fine del mass mob a Saint John Kanty, riscalderà la chiesa durate il prossimo inverno.