Chiesa

La lettera. Farrell a Cl: «Il carisma non si trasmette per successione personale»

Andrea Galli lunedì 13 giugno 2022

Esercizi spirituali della Fraternità di Cl a Rimini, nel 2016

La morte di un fondatore e l’inizio del cammino senza di lui da parte della realtà che ha generato è sempre un passaggio critico. L’interpretazione del carisma che ha lasciato, la scelta di chi deve succedergli nella conduzione della realtà stessa, i limiti di questa leadership sono spesso fonte di tensioni. Anche il movimento di Comunione e Liberazione sta sperimentando queste tensioni che hanno portato a due interventi recenti della Santa Sede: la nomina lo scorso settembre dell’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro quale delegato speciale del Papa per i Memores Domini – uomini e donne del movimento che si impegnano a vivere i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza – e il cambio al vertice della Fraternità di Cl lo scorso novembre con le dimissioni di don Julián Carrón, successore del fondatore don Luigi Giussani (1922-2005), e la nomina al suo posto di Davide Prosperi quale presidente ad interim, per arrivare all’elaborazione di nuovi statuti e all’elezione di un nuovo presidente.

Ma il cambio di passo voluto dalla Santa Sede ha incontrato resistenze, tanto da spingere il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, a intervenire con una missiva datata 10 giugno e pubblicata oggi sul sito della Fraternità di Cl. Un richiamo dai toni chiari e forti, che prende spunto da una lettera arrivata al Dicastero e da «numerose segnalazioni ricevute in merito al persistere di una preoccupante confusione sui temi del carisma, dell’obbedienza e dell’autorità da alcuni alimentata».

Farrell precisa che «la dottrina della “successione del carisma” – proposta e alimentata durante l’ultimo decennio in seno a Cl da chi era incaricato della conduzione, con strascichi che vengono ancora coltivati e favoriti in occasione di alcuni interventi pubblici – è gravemente contraria agli insegnamenti della Chiesa. I moderatori e i presidenti dei movimenti ecclesiali non ricevono per successione personale il carisma del fondatore e non ne sono, dunque, gli unici interpreti. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a un tentativo indebito e fuorviante di appropriazione e personalizzazione del carisma da parte di chi ha il ruolo di guida; da ciò deriverebbe un’autoreferenzialità non ammissibile nella Chiesa».

«In secondo luogo», scrive ancora il porporato irlandese, «al Dicastero duole constatare che alcuni responsabili e persone influenti all’interno del Movimento continuino a suggerire e a promuovere tra i membri di Cl – anche pubblicamente – un clima di sfiducia nei confronti della Chiesa e di resistenza alle sue indicazioni; un forte personalismo; divisioni interne e logiche manipolatorie; un ampio dissenso riguardo agli interventi e alle decisioni dell’autorità ecclesiastica. Tutto questo compromette inesorabilmente la presa di coscienza degli errori del passato, immobilizzando il risanamento profondo di idee, principi e prassi più volte sollecitato dall’autorità ecclesiastica». Farrell rinnova quindi a Prosperi tutta la stima e l’appoggio della Santa Sede e toglie l’interim al suo mandato, stabilendo che «si protragga per un quinquennio a decorrere dal giorno in cui è avvenuta la Sua nomina».

«Non vi nascondo che provo un profondo dolore, presentendo che le parole del cardinale saranno per molti di noi causa di nuove domande e forse anche di smarrimento – scrive a sua volta Prosperi un un messaggio per presentare al Movimento la lettera di Farrell – sono mortificato in particolare per il fatto che questa nuova iniziativa del cardinale sia stata provocata da atteggiamenti immaturi tenuti da alcuni di noi, e comprendo il turbamento che essa ora potrebbe generare in chi desidera seguire con semplicità la proposta del Movimento in comunione con papa Francesco».