Chiesa

Appennino emiliano. Le valli d’Enza e Cedra hanno un patrono: è il beato Andrea Ferrari

Filippo Rizzi giovedì 13 aprile 2023

Il beato Andrea Ferrari, cardinale arcivescovo di Milano

Domenica prossima, 16 aprile con un’Eucaristia solenne presieduta rispettivamente dai vescovi di Reggio Emilia-Guastalla e Parma, Giacomo Morandi ed Enrico Solmi il beato e cardinale Andrea Ferrari (1850-1921) sarà ufficialmente patrono dell’alta Val d’Enza e della Val Cedra, nel cuore dell’appennino emiliano.

Come luogo simbolico di questa celebrazione eucaristica programmata per le 16 è stata scelta la Pieve di San Vincenzo a Ramiseto, nel comune di Ventasso un piccolo borgo nel cuore della Val d’Enza di cui proprio il futuro cardinale di Milano ebbe la cura d’anime di questi territori quando ricoprì il ruolo di vescovo di Guastalla. Ma non solo, la scelta di dedicare queste due valli dell’appenino che toccano le province di Parma e Reggio Emilia è sorta anche per celebrare anche il luogo che diede i natali del beato Ferrari: Lallata di Palanzano (diocesi di Parma), nella Val d’Enza, il 13 agosto 1850.

La cerimonia di domenica prossima suggella e in un certo senso corona una decisione di elevare a patrono il cardinale Ferrari di questo pezzo di Appennino che è arrivata ufficialmente nei giorni scorsi dalla Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna. «Con voto unanime», come si legge nel decreto a firma dell’arcivescovo di Bologna il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale regionale.

La richiesta era stata espressa dai vescovi di Parma e Reggio Emilia – Guastalla. «Tali territori, che diedero i natali al cardinal Ferrari, sono oggi appartenenti in parte alla diocesi di Reggio Emilia – Guastalla e in parte a quella di Parma; molteplici sono le iniziative da anni intraprese sia di tipo culturale e soprattutto in ordine pastorale e vasta è la diffusione del culto nelle comunità ecclesiali di quella zona», recita il decreto.

Una notizia accolta con favore dai due territori, - e anticipata, tra l’altro, a fine mese con un ampio servizio da La Gazzetta di Parma - che da tempo operano nel valorizzare quelle radici comuni separate dell’Enza, diventato poi il confine; quel legame che storicamente vedeva la Pieve di San Vincenzo punto di riferimento per la pastorale della zona.

Un cammino tracciato già nel 2018, quando si era costituita l’associazione «Amici del Cardinal Ferrari», che tra gli obiettivi si prefigge di allargare la partecipazione alle varie istituzioni civili e religiose e a tutte le chiese delle diocesi in cui il beato ha esercitato il suo ministero episcopale, organizzando eventi e conferenze, per diffondere il suo operato.

Andrea Ferrari proveniva da una famiglia semplice. Ordinato presbitero nel 1873, è stato prima vicerettore e poi rettore del Seminario di Parma. Nel 1890 papa Leone XIII lo nominò vescovo di Guastalla, incarico che ricoprì per un anno, perché nel 1891 giunse quella a vescovo di Como.

Nel 1894, il suo arrivo a Milano e l’incarico a cardinale e arcivescovo. Qui Ferrari si spese per dare corso ai cammini indicati dal Pontefice nella enciclica Rerum novarum attraverso numerose iniziative pastorali e sociali.

Fondò un giornale, L’Unione, che poi divenne L’Italia, una delle due testate dalle quali nel 1968 nacque proprio il nostro Avvenire. Tra i suoi ultimi atti vi fu l’approvazione degli statuti dell’Università Cattolica.

Il 2 febbraio 1921 la morte dopo una lunga malattia lunga, incapace però di fermare la volontà di pensare fino all’ultimo alla sua gente. Il 10 maggio 1987 è stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II.