Chiesa

Verso il 2015. Il Sinodo riparte: agenda ricca di temi complessi

Luciano Moia martedì 21 ottobre 2014
Ha già un’agenda ricchissima – qualcuno sostiene anche troppo – il Sinodo ordinario sulla famiglia che sarà celebrato tra un anno. Nella 'relatio' finale del Sinodo straordinario approvata sabato sera dai padri sinodali sono comparsi infatti temi che non erano stati affrontati nell’Instrumentum laboris o che erano stati lasciati sullo sfondo. Così che il dibattito verso l’appuntamento del 2015 si annuncia fin d’ora intenso e complesso. D’altra parte se è vero che la famiglia dev’essere la dimensione unificante della pastorale, è altrettanto vero che, anche sul piano sociale e culturale, non esistono argomenti estranei alla vita di genitori e figli. Ecco perché si è avvertita la necessità di inserire nella relazione anche aspetti socio-economici – la crisi demografica, la mancanza di lavoro, la povertà crescente, la fiscalità troppo pesante, la minaccia rappresentata da leggi negative per la libertà educativa – che pur non investendo direttamente la prassi pastorale, finiscono però per incidere pesantemente sulla serenità delle coppie e dei genitori. In questa prospettiva trova spazio anche un richiamo all’affido e all’adozione «scelta eloquente dell’amore familiare» che l’Instrumentum laboris aveva lasciato implicito e che forse andrà ampliato nel dibattito dei prossimi mesi, anche come risposta possibile «alla fecondità dell’esperienza coniugale, non solo quando questa è segnata dalla sterilità». Ma un tema così delicato non potrà essere affrontato senza indagare, per esempio, gli ostacoli legislativi che in vari Stati spesso si frappongono all’iter delle adozioni – il nostro Paese tra questi – e che troppo spesso hanno come risultato quello di scoraggiare i progetti delle coppie. Stesso fugace riferimento per i metodi naturali di regolazione della fertilità. Comunque importante per ribadire il positivo dell’Humanae Vitae di Paolo VI. Si ribadisce che questo approccio, spesso trascurato anche dalle coppie praticanti, «aiuta a vivere in maniera armoniosa e consapevole la comunione tra i coniugi», ma poi manca lo spazio per approfondire e spiegare. Anche il tema delle 'persone con orientamento omosessuale', ricordato in due brevi paragrafi, finirà per imporre confronti impegnativi e riflessioni ben più imponenti.  Perché un conto è auspicare un’accoglienza nel «rispetto e nella delicatezza», ribadendo allo stesso tempo il no a leggi che «istituiscano il 'matrimonio' tra persone dello stesso sesso», un altro è ipotizzare progetti pastorali concreti e davvero praticabili poi nelle comunità per evitare «ogni ingiusta discriminazione». Solo pochi esempi – senza ricordare questioni altrettanto importanti come la preparazione al matrimonio o l’Eucarestia ai divorziati risposati – per immaginare un cammino verso l’appuntamento del 2015 che finirà per risultare tanto denso quanto, inevitabilmente, problematico.