Chiesa

Don Santoro. Torna nella sua parrocchia la Bibbia bucata dal proiettile che lo uccise

Luca Liverani venerdì 25 ottobre 2019

La copia della Bibbia in turco colpito da una delle due pallottole che hanno ucciso don Andrea Santoro

Don Andrea Santoro, sacerdote della diocesi di Roma e missionario fidei donum, sta pregando inginocchiato all'ultimo banco della sua chiesa di Trabzon, in Turchia. È il 5 febbraio 2006 quando un uomo entra e gli spara alle spalle. Due colpi gli trapassano i polmoni. Quello che esce dal sinistro gli colpisce anche la mano. L'altro trova sulla sua traiettoria la Bibbia in turco su cui sta meditando. Una pallottola che trafigge un uomo che ha consacrato la sua vita all'annuncio e le stesse pagine della Parola di Dio. Riconsegnata due anni dopo dalla polizia turca ai familiari, assieme all'altra Bibbia in italiano e alla sua giacca, la Bibbia sfregiata arriva nella parrocchia di Gesù di Nazareth a Verderocca, periferia Est della Capitale, per la celebrazione dell'anniversario della posa della prima pietra, sabato 26 ottobre 2019 alle 18. A consegnarla al diacono è la sorella Maddalena, poi la reliquia del martirio arriva in mano al parroco che la espone sull'altare, punto focale della solenne liturgia della parola presieduta da don Giuseppe Castelli.

«La Bibbia trapassata dal proiettile, che abbiamo affidato al Vicariato assieme agli altri oggetti, sarà poi esposta definitivamente in una teca nella cappella della Riconciliazione voluta da mio fratello Andrea», spiega la sorella Maddalena. L'inaugurazione è prevista per il 22 gennaio 2020, presente il cardinale vicario Angelo De Donatis, che ben prima di guidare la diocesi di Roma era assistente ecclesiale dell'Associazione don Andrea Santoro, fondata dai parrocchiani di Gesù di Nazareth, Santi Fabiano e Venanzio e della Trasfigurazione. Don Andrea è il fondatore e primo parroco di Gesù di Nazareth. All'inizio, celebra in una saletta di un condominio, ogni domenica sgomberata dalle scope e dai bidoni. Per le celebrazioni più affollate, a Pasqua e Natale, a fare da chiesa è la Scuola statale Verderocca, materna ed elementare, che da qualche anno è diventata Scuola Santoro. Poi il Vicariato finanzia la costruzione di Gesù di Nazareth, che don Andrea vuole semplice ed essenziale, con la pietra a vista come nelle case di Nazareth, le grandi porte aperte sul quartiere. Nelle fondamenta, il 26 ottobre 1986, viene posta una pietra che don Andrea e un gruppo di parrocchiani hanno portato da Nazareth. Un'altra pietra nazarena, una malachite, verrà incastonata a fine lavori nel presbiterio.

«Sono qui per abitare in mezzo a questa gente e permettere a Gesù di farlo prestandogli la mia carne», disse don Santoro a proposito della sua missione in Turchia. «Sull'altare non c'è solo una reliquia, un oggetto da venerare - sottolinea la sorella Maddalena - ma la Parola di Dio che si è fatta carne, la Bibbia che ha partecipato al martirio di don Andrea, che per quella Parola era partito, lasciando le comunità costruite nella sua vita da parroco».

«Don Andrea guardava oltre la Parrocchia, oltre la città, oltre i confini di stato», racconta una sua parrocchiana, Anna Maria Adedori in Martini. «Aveva una convinzione: Gesù ha dato sulla croce la vita per tutti e quindi un cristiano, soprattutto un sacerdote, deve a sua volta spendersi per tutti, senza distinzione. Questo amore per tutti lo ha portato in Turchia, dove è andato per testimoniare una presenza cristiana e dove ha trovato la morte».

Prima della celebrazione al Gesù di Nazareth con l'esposizione della Bibbia del martirio di don Santoro, in mattinata il Vicariato, nell'Aula della Conciliazione, ospita alle 10,30 la cerimonia di consegna della prima edizione del Premio don Andrea Santoro, un riconoscimento a chi si è speso per il dialogo interreligioso e la missione, proprio come il sacerdote fidei donum. I premi sono per i coniugi Luigi e Isabella Bencetti, a lungo impegnati in Perù; a suor Anna Bacchion e suor Marzia Feurra, missionarie della consolata a Djibuti; a padre Sebastiano D'Ambra, missionario del Pime nelle Filippine; alla Comunità Missionaria Intercongregazionale di Haiti. A consegnare i riconoscimenti, sarà il vescovo ausiliare Gianpiero Palmieri, incaricato per la cooperazione missionaria tra le Chiese nella diocesi di Roma.